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SU DATI EFSA

“Il cibo straniero è otto volte più pericoloso di quello italiano. Serve trasparenza in etichetta”

Coldiretti rilancia la raccolta firme per una legge di iniziativa popolare per l’origine obbligatoria degli ingredienti in tutti gli alimenti Ue
CAMPAGNA AMICA, CIBO ITALIANO, CIBO STRANIERO, Coldiretti, ORIGINE IN ETICHETTA, SICUREZZA, UE, Non Solo Vino
Il 24 maggio si è celebrata la “Giornata per il vero made in Italy”

Consumare cibo proveniente dall’estero è otto volte più rischioso che mangiare italiano, tanto che il 5,6% dei prodotti agroalimentari esteri (frutta e verdura, a base di cereali, olio, vino e baby food) contiene residui chimici irregolari, rispetto allo 0,7% di quelli nazionali. A dirlo è un’analisi Coldiretti sui dati dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), diffusa, nei giorni scorsi, nella “Giornata per il vero made in Italy” (24 maggio), promossa dalla Fondazione Campagna Amica nei mercati contadini lungo la Penisola, e che rilancia la raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare che renda obbligatoria l’origine degli ingredienti su tutti gli alimenti in commercio nell’Unione Europea.
Per l’occasione, racconta Coldiretti, i cuochi contadini e gli agricoltori hanno organizzato degustazioni, show cooking e giochi per spiegare ad adulti e bambini la grande qualità dei prodotti 100% italiani e l’importanza di seguire i principi della Dieta Mediterranea. Un patrimonio del Paese che va difeso rispetto ai rischi connessi all’attuale norma dell’ultima trasformazione prevista dal codice doganale dei cibi, che permette ai prodotti esteri di diventare 100% italiani con lavorazioni anche minime, dalle cosce di maiale olandesi che diventano prosciutti tricolori ai semilavorati cinesi usati nei trasformati di frutta e ortaggi. “Questo scandalo - evidenzia Coldiretti - è favorito dalla scarsità di controlli a livello comunitario. Si stima, infatti, che meno del 10% dei prodotti agroalimentari in arrivo in Europa dai Paesi extra Ue, sia sottoposto a verifiche fisiche, ovvero tese a testarne la salubrità, e non solo la documentazione allegata, con porti “colabrodo” come quello di Rotterdam dove c’è una totale inadeguatezza dei controlli e passa di tutto”. Da qui l’iniziativa di Coldiretti che ha portato oltre 10.000 agricoltori alle frontiere, dal Brennero ai porti di Civitavecchia, Salerno e Bari, per chiedere un cambio di passo, ed a sostegno della raccolta di firme per la legge popolare che garantisca l’introduzione dell’obbligo dell’indicazione del Paese d’origine in etichetta su tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Unione Europea.

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