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L’ALLARME

Dazi Usa-Ue, il Ceev avvisa: “non lasciate indietro il vino”. In attesa della lettera di Trump

La rappresentanza delle imprese del vino europee preoccupata dalla possibile esclusione del settore dagli accordi in fase di negoziato
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Dazi Usa-Ue, la Ceev: “non lasciate indietro il vino”. In attesa della lettera di Trump

In attesa di conoscere il contenuto della lettera sui dazi all’Ue che dovrebbe arrivare ad ore, inviata dal presidente Usa Donald Trump (che, intanto, ha annunciato dazi al 35% per il Canada, e dal 15% al 20% per tutti Paesi che non riceveranno altre comunicazioni ad hoc), il vino europeo, che nei giorni scorsi aveva provato a tirare un respiro di sollievo dopo i rumors che vorrebbero salvo il capitolo “alcolici”, torna alla levata di scudi. Con un appello firmato dal Comité Européen des Entreprises Vins (Ceev), che “ha appreso con preoccupazione che il vino e i vini aromatizzati potrebbero essere esclusi dall’offerta commerciale dell’Ue attualmente in fase di negoziazione nel contesto di un accordo più ampio con l’amministrazione statunitense”.
Una lettura completamente opposta, dunque, a quella circolata qualche giorno fa. “Siamo profondamente preoccupati per la potenziale esclusione del vino dall’elenco dei prodotti sensibili inclusi nel pacchetto dell’accordo - ha dichiarato Marzia Varvaglione, presidente Ceev - il settore vitivinicolo europeo sta già attraversando un periodo estremamente difficile e l’istituzione definitiva di un dazio ad valorem amplificherebbe solo questa crisi e danneggerebbe migliaia di aziende vinicole e viticoltori in tutta l’Ue. Chiediamo pertanto alla Commissione Europea di garantire che il vino e i prodotti vinicoli aromatizzati rimangano parte integrante del pacchetto negoziale con l’amministrazione statunitense”.
Gli Stati Uniti d’America, ricorda il Ceev, rimangono la principale destinazione di esportazione per i vini dell’Ue, rappresentando il 27% delle esportazioni di vino in valore e il 21% in volume. “Il mercato vinicolo statunitense è fondamentale per la sostenibilità economica del settore vinicolo dell’Ue e delle comunità rurali che esso sostiene. Il danno alle vendite all’estero del vino dell’Ue dovuto al dazio d’importazione statunitense del 10% in vigore da aprile è stimato intorno al 12%. Se il dazio statunitense fosse fissato nell’intervallo 17-20%, e considerando l’attuale tasso di cambio - il dollaro statunitense ha perso il 15% rispetto all’euro - il danno stimato raggiungerebbe il 30%”.
Secondo il Ceev, la valutazione delle relazioni commerciali Ue-Usa nel settore vinicolo deve andare oltre le statistiche sulle esportazioni. Anche la valutazione del surplus economico statunitense che gli Stati Uniti detengono nella vendita del vino dell’Ue dovrebbe far parte dell’equazione. “Le esportazioni di vino europeo non danneggiano l’economia statunitense, al contrario, la sostengono - ha affermato Ignacio Sánchez Recarte, segretario generale Ceev - a causa del sistema a tre livelli per la distribuzione di alcolici negli Stati Uniti (separazione di produttore, distributore e rivenditore) si stima che per ogni 1,00 dollari generati dalle esportazioni di vino europeo negli Stati Uniti, i settori della distribuzione e dell’ospitalità americani ne guadagnano 4,50. I 4,88 miliardi di euro di vino dell’Ue esportati negli Stati Uniti nel 2024, avrebbero generato circa 22 miliardi di dollari di entrate per le aziende statunitensi attraverso il sistema a tre livelli”, ha aggiunto.
In sintesi, conclude il Ceev, “quello sul vino è un rapporto win-win che deve essere protetto, non minato. Il vino non dovrebbe essere visto come un punto debole nelle negoziazioni, ma piuttosto come una risorsa strategica e reciprocamente vantaggiosa. I settori vinicoli dell’Ue e degli Stati Uniti si sono costantemente opposti all’imposizione di dazi sul commercio di vino. Da entrambe le sponde dell’Atlantico, sosteniamo fortemente il commercio libero ed equo e i mercati aperti per il vino tra l’Ue e gli Stati Uniti”.

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