02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2025 (175x100)
LA POSIZIONE

La voce dell’agricoltura italiana contro l’Europa: “no a questa Pac e al Fondo Unico”

Il vertice, oggi a Roma, con i commenti del Ministro Francesca Lollobrigida, Confcooperative, Cia-Agricoltori, Copagri e Confagricoltura
AGRICOLTURA, CIA AGRICOLTORI ITALIANI, COMMISSIONE UE, Confagricoltura, CONFCOOPERATIVE, COPAGRI, FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, MINISTRO DELL'AGRICOLTURA, PAC, UNIONE EUROPEA, Non Solo Vino
Le decisioni dell’Europa sulla Pac al centro del dibattito del mondo agricolo

Come è noto, il mondo dell’agricoltura italiana si era già schierato contro l’Europa e, in particolare, sulla proposta di bilancio 2028-2034 della Commissione Ue, presentata lo scorso mese di luglio a Bruxelles. Una proposta giudicata ambiziosa dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ma i 2.000 miliardi di euro di cui 300 dedicati all’agricoltura, ancora da capire se gestiti attraverso un nuovo Fondo Unico, o mantenendo le specificità della Politica agricola comune (Pac), e comunque con 86 miliardi in meno rispetto alla Pac 2021-2027, avevano scatenato le reazioni da parte dei rappresentanti dell’agricoltura del Belpaese. Della Pac si è tornati a parlare, oggi, a Roma al Palazzo della Cooperazione, nel convegno “Quale futuro per la politica agricola comune - Le sfide dell’innovazione, delle nuove generazioni, dell’economia dei territori”, organizzato da “Akadémeia - scuola di politiche europee per il governo dei territori” e Federcasse con la collaborazione di Confcooperative, a cui hanno partecipato, tra gli altri, i rappresentanti delle principali organizzazioni agricole del Belpaese.
Presente anche il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che ha mandato un messaggio esplicito all’Europa: “troppo spesso da Bruxelles - ha detto il Ministro - arrivano decisioni lontane anni luce dalla vita reale: dai campi, dalle stalle, dai territori che ogni giorno lottano per resistere, soprattutto nelle aree interne. Quando in gioco ci sono cose importanti come il futuro della nostra agricoltura non servono divisioni ideologiche, ma compattezza. Non serve propaganda, ma concretezza. Serve fare sistema, come Italia. È questo lo spirito che guida l’azione del Governo Meloni: difendere chi lavora la terra, chi alleva, chi pesca. Custodi dei nostri territori e delle nostre comunità, che meritano risposte adeguate e strumenti concreti per continuare a guardare al futuro con fiducia”.
Per il presidente Fedagripesca Confcooperative, Raffaele Drei, “l’Europa non può permettersi di rinunciare ad una politica agricola comunitaria. La proposta della Commissione rischia, invece, di smantellare il principale pilastro della casa comune dell’Unione. L’inserimento delle risorse agricole in un fondo unico segna, infatti, la fine di una Politica agricola comune e prevede anche una riduzione delle risorse dedicate. Questo perché si introduce la prospettiva per cui ogni Stato membro utilizzi un proprio plafond predisponendo piani di sostegno all’agricoltura nazionali, pur se soggetti ad una approvazione comunitaria, con l’inevitabile conseguenza di distorsioni competitive interne tra Stati membri all’interno dell’Unione Europea. Ci saremmo, inoltre, aspettati come cooperazione - ha proseguito Drei - una Pac orientata all’innovazione, al sostegno agli investimenti e alla competitività dell’agricoltura europea, attraverso misure di sostegno e incentivi a percorsi di aggregazione. In questo contesto storico di competitività esasperata per effetto delle politiche e dei nuovi scenari che stanno maturando, l’aggregazione resta a nostro avviso uno strumento indispensabile alle imprese agricole per continuare a stare sul mercato e a portare il made in Italy nel mondo. Purtroppo, di tutto questo nella proposta von der Leyen non c’è traccia. Così come non c’è alcuna garanzia di risorse destinate agli interventi settoriali, da sempre strategici per comparti come vino, olio, ortofrutta e apicoltura, nei quali le esperienze di aggregazione hanno portato a risultati rilevanti. L’attivazione di tali misure specifiche per i settori appare ad oggi legata alla volontà dei singoli Stati membri”. In ultimo, ha concluso Drei, “leggiamo un sostanziale disimpegno da parte della politica comunitaria sul tema della gestione del rischio attraverso la rivisitazione del fondo rischi, anche questo è un elemento inaccettabile”.
Cristiano Fini, presidente nazionale Cia-Agricoltori Italiani, ha spiegato che “di fronte a crisi geopolitiche, commerciali e climatiche sempre più gravi, l’Europa ha bisogno di una Pac forte e ambiziosa in termini politici e finanziari. È una battaglia che continueremo a portare avanti, lottando contro decisioni che penalizzano il settore. Purtroppo, però, quella che dovrebbe essere un’indiscutibile certezza - ovvero la necessità di una politica agricola adeguata a garantire sicurezza alimentare, ricambio generazionale e vitalità nelle aree rurali - è stata tradita dai fatti. La proposta della Commissione per il post 2027, con l’accorpamento in un Fondo unico e il taglio di oltre il 20% delle risorse dedicate, va esattamente nella direzione opposta. La preoccupazione è molto alta - ha continuato Fini - perché la Pac, da sempre pilastro fondante del progetto europeo, oggi rischia di perdere ruolo e identità con le promesse non mantenute di von der Leyen. La scelta di diluirla in un fondo generale, con risorse ridotte e senza un chiaro riconoscimento della sua centralità, apre scenari pericolosi: competizione con altre politiche, disparità tra Stati membri, frammentazione del mercato unico. Un cambio così significativo non è solo una questione economica, ma mette a rischio la tenuta di tutto il sistema agricolo europeo e gli stessi obiettivi strategici dell’Ue su sicurezza alimentare, sostenibilità e coesione territoriale”. Per Fini “la futura Pac dovrà comunque garantire una distribuzione più equa dei pagamenti” e, in tal senso, “appare positivo il superamento dei titoli storici, da tempo richiesto da Cia per correggere gli squilibri e favorire una maggiore giustizia sociale, potendo orientare gli aiuti verso chi ne ha più bisogno: giovani, donne, piccoli agricoltori, aziende familiari e realtà in aree svantaggiate”. Invece, “esprimiamo forti perplessità rispetto alla previsione di escludere dal nuovo sostegno al reddito, entro il 2032, gli agricoltori pensionati - ha evidenziato Fini - si tratta di una scelta rischiosa, che potrebbe accelerare l’abbandono delle campagne, soprattutto nelle zone marginali, senza garantire un reale passaggio generazionale”. Piuttosto, secondo il presidente Cia, “servirebbe riconoscere agli agricoltori anziani pensioni più dignitose e, in parallelo, costruire un ambiente favorevole per i giovani”. Che vuol dire “strumenti ad hoc, come l’accesso alla terra, al credito e all’innovazione oltre a servizi e infrastrutture moderne nelle aree interne”.
Il presidente Copagri, Tommaso Battista, intervenendo ai lavori del convegno, ha sottolineato come “l’agricoltura italiana, al pari di quella europea, ha vissuto una delle estati più movimentate degli ultimi anni; come se non bastassero le tensioni geopolitiche che agitano da mesi i confini dell’Ue, infatti, il primario ha dovuto subire il durissimo doppio colpo dei dazi Usa e della riduzione del 20% dei fondi comunitari destinati all’agricoltura, questioni che si sommano alle note e ataviche problematiche con le quali sono costretti a confrontarsi i produttori agricoli e che contribuiranno a creare uno scenario che nel prossimo autunno sarà economicamente pesantissimo, con ingenti aumenti di costi per le aziende e i consumatori. Se è vero che sulla Pac non tutto è ancora perduto e molto dipenderà dal lavoro del Parlamento Europeo, che già in passato ha dimostrato di saper fare la propria parte e di dare ascolto alle legittime istanze del settore agricolo, il quadro non è certamente positivo e non lascia ben sperare”, ha osservato il presidente, secondo cui “la riduzione dei fondi destinati all’agricoltura, soprattutto se unita al taglio del bilancio comunitario e all’accorpamento della Pac in un Fondo Unico in cui far confluire risorse destinate ad altri obiettivi, mette seriamente a rischio la sicurezza alimentare dell’Unione Europea, nonché la tenuta e la competitività delle migliaia di imprese agricole dell’Ue. Non si può accettare un’impostazione che non offre le adeguate garanzie per il sostegno al reddito, il ricambio generazionale, il rafforzamento degli strumenti di gestione del rischio e la promozione della sostenibilità, da intendersi in chiave economica, ambientale e sociale, che come ripetiamo da tempo sono le priorità maggiormente avvertite dai produttori agricoli. La risposta - ha concluso il presidente Copagri - come abbiamo già evidenziato in una corposa serie di incontri a Bruxelles, può arrivare solo da una reazione compatta del Sistema-Paese, che deve fare fronte comune e lavorare gomito a gomito per una Pac adatta alle sfide future dell’agricoltura, dalla sostenibilità alla competitività, senza perdere la necessaria autonomia e risorse adeguate alla centralità del settore; stessa azione congiunta va messa in campo per continuare a lavorare sul versante diplomatico per attenuare il più possibile l’impatto dei dazi Usa, garantendo che venga salvaguardata la reciprocità”.
Il presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, intervenuto anche nei giorni scorsi sulle pagine de “Il Sole 24 Ore”, ha detto che “l’Europa deve uscire da un dubbio che oggi è al centro del dibattito politico ed economico: intende essere tra coloro che stanno definendo i nuovi meccanismi e determinando gli equilibri di un nuovo assetto internazionale oppure - per riprendere un’immagine utilizzata nel discorso di Marsiglia dal Presidente della Repubblica Mattarella - essere vassalli felici?”. Ed ancora, “dopo la guerra, statisti lungimiranti hanno definito i valori fondamentali che hanno portato alla nascita dell’Ue. Oggi, però, l’immagine è quella di un “condominio” di 27 condòmini che discutono, litigano, relegando l’Unione ai margini delle dinamiche internazionali”, ha rimarcato Giansanti. Per il presidente Confagricoltura, “occorre ripartire da un sano pragmatismo e, con il coraggio necessario, dare un nuovo impulso affinché l’Unione possa dare certezze e garanzie a cittadini e imprese e parlare con una sola voce che interpreti al meglio l’interesse comune”. Sul fronte nazionale il presidente Confagricoltura sottolinea l’impegno a supporto del Governo italiano: “abbiamo dato spunti ed elementi per delineare strategie necessarie alle imprese per essere maggiormente competitive, non subire le dinamiche internazionali, bensì esserne protagoniste”. Ma servono risposte concrete: “per continuare a costruire un modello agricolo performante, sostenibile e caratterizzato da lavoro sempre più qualificato, occorrono ulteriori investimenti e un approccio europeo diverso. Ci mancano ancora infrastrutture adeguate, un accesso più semplice alla manodopera extra Ue, solidità e stabilità nelle relazioni commerciali”. Quanto al recente accordo tra Stati Uniti e Unione Europea, Giansanti confida “ancora in un intervento del Governo a difesa dell’agroalimentare italiano, che è la prima voce del Pil e che non può essere vittima di un accordo così penalizzante. È arrivato il momento di dire basta. Nell’accordo tra Usa e Ue c’è scritto chiaramente che l’Europa si impegnerà ad aumentare le importazioni dei prodotti agricoli dagli Usa. È bene sottolineare con forza che non possiamo proprio permettercelo: da una parte paghiamo i dazi e dall’altra dobbiamo anche aumentare le importazioni, non sempre in linea con i nostri standard di sicurezza e di qualità”. E poi la provocazione: “l’Unione Europea è consapevole che le politiche agroalimentari sono una formidabile leva di politica estera e uno strumento di cooperazione e pace fra i popoli? Anche se difficile, dobbiamo continuare a credere in una nuova fase dell’integrazione europea. Non possiamo limitarci ad essere un mercato unico e ad avere una sola moneta: serve coraggio per dare al nostro Vecchio Continente un nuovo slancio da protagonista nel mondo. Gli agricoltori, le imprese agricole italiane ed europee - ha concluso Giansanti - con il loro dinamismo e le capacità di crescita, possono essere decisivi. Bisogna metterli nelle condizioni di giocare questo ruolo”.
Idee e visione di un futuro dell’agricoltura europea ancora tutto da scrivere.

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025