Nulla di deciso, per ora, anche se presto potrebbero arrivare delle novità. E quindi il chiarimento, che sa di svolta, sul consumo generalizzato di alcol come nocivo per la salute, con una differenziazione in vista: quella tra consumo e abuso. C’erano molte aspettative per l’appuntamento di ieri, 25 settembre, a New York, in occasione dell’Assemblea Generale dell’Onu, sulla prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili, nonché sulla promozione della salute mentale e del benessere. E che riguardava, direttamente, anche il consumo di alcol con la distinzione, fondamentale, secondo il mondo produttivo, tra “consumo zero” e “consumo moderato”, aspetto su cui era intervenuta anche l’Accademia Internazionale del Vino, con i suoi produttori membri che, in un appello rivolto alle Nazione Unite, avevano affermato come “è un pericolo ridurre il vino ad un rischio per la salute, perché così si dimentica la sua dimensione culturale, sociale e umana”. Tutto questo in vista dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile che ha l’obiettivo di ridurre di un terzo entro il 2030 la probabilità di morte per una qualsiasi delle quattro principali malattie non trasmissibili - consumo di tabacco, compresi gli effetti dell’esposizione al fumo passivo; diete non salutari, tra cui eccesso di sale, zucchero e grassi; uso dannoso di alcol e attività fisica insufficiente - tra i 30 e i 70 anni (come si legge nel sito della World Health Organization).
A New York non c’è stato il voto unanime ma, vista l’ampia convergenza della maggioranza dei Paesi, per l’adozione dovrebbe essere solo questione di settimane. Questa la previsione di Unione Italiana Vini (Uiv) che esprime, comunque, soddisfazione per una Dichiarazione Politica sulle Malattie Non Trasmissibili (NCDs) - discussa questa notte nell’incontro di Alto Livello svoltosi alle Nazioni Unite - che torna a ribadire la distinzione tra consumo moderato e abuso di alcol. Per l’Uiv, il documento presentato, quadro di riferimento politico globale sulle malattie non trasmissibili, può rappresentare una svolta che va controcorrente rispetto alla demonizzazione del consumo tout-court e alla diffusione di una dannosa narrativa “no safe level”, ricordando anche che solo l’opposizione generale degli Stati Uniti sull’intero impianto procedurale della dichiarazione - e in particolare sull’Oms - ha compromesso l’adozione unanime. Il voto è, perciò, rimandato alle prossime settimane, quando sarà a maggioranza.
“C’è fiducia per una decisione che porterebbe a un risultato positivo per il nostro settore - ha commentato il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi - dopo anni di attacchi frontali al vino a livello internazionale ed europeo, finalmente si torna a distinguere tra consumo e abuso di alcol. La moderazione è un tratto distintivo e irrinunciabile tipico del vino, che da sempre promuove e supporta una cultura del bere consapevole. Confidiamo che l’adozione sia solo rimandata”.
Tra gli interventi più rilevanti per il settore vitivinicolo inseriti nel testo, oltre al ricorso all’espressione “uso dannoso di alcol” (“harmful use of alcohol”), precisa l’Uiv, che esclude una generalizzazione sul consumo, viene rimarcato l’approccio “whole of society” che valorizza il contributo di tutti gli attori pubblici e privati nella prevenzione delle NCDs, inclusa l’attività che può svolgere il settore, mediante i programmi come “Wine in Moderation”.
Unione Italiana Vini ha fatto parte della delegazione del Ministero degli Esteri nella due giorni di lavori dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e ha seguito da vicino, anche assieme al Ceev-Comité Européen des Entreprises Vins - come spiegato in queste ore, a WineNews, dalla presidente Marzia Varvaglione, e come ci aveva preannunciato, nei giorni scorsi, il segretario generale Ignacio Sanchez Recarte - l’intero iter negoziale, che ha visto l’associazione lavorare in stretta ed efficace collaborazione con il Governo italiano e in particolare con il Ministero degli Affari Esteri e la Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite, contribuendo a portare la voce del vino in questo complesso negoziato. Il presidente Frescobaldi ha, inoltre, incontrato l’Ambasciatore Rappresentante Permanente dell’Italia alle Nazioni Unite Maurizio Massari e il Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, a testimonianza dell’importanza strategica del dossier per il settore.
Anche il Ceev, realtà che rappresenta le aziende vinicole europee, accoglie con favore la Dichiarazione Politica negoziata a New York, facendo sapere che la sua adozione formale è prevista per la prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite in ottobre. Una sfida globale da affrontare, secondo il Ceev, “attraverso strategie complete, basate sull’evidenza ed equilibrate che promuovano stili di vita più sani, benessere sociale e sviluppo sostenibile. La Dichiarazione Politica riflette questo approccio, riconoscendo che la strada più efficace da seguire è concentrarsi sulla riduzione del consumo dannoso di alcol, piuttosto che penalizzare il consumo moderato e responsabile”. Dunque il Ceev “accoglie con favore la conferma da parte delle Nazioni Unite di un approccio che coinvolga l’intera società. Questo quadro riconosce giustamente l’importanza di coinvolgere il settore privato nell’affrontare le sfide sanitarie globali”. La Dichiarazione Politica, ricorda il Ceev, “si basa su precedenti impegni globali, tra cui la “Global Strategy to Reduce the Harmful Use of Alcohol” del 2010 e il “Global Alcohol Action Plan” del 2022, che hanno già prodotto risultati tangibili. Tra il 2010 e il 2019, i decessi legati all’alcol sono diminuiti di oltre il 20% in tutto il mondo, mentre la disabilità correlata all’alcol è diminuita di circa il 17%. Questi risultati dimostrano che quando scienza, prove e cooperazione guidano le soluzioni, è possibile fare progressi significativi”. Grazie anche al comparto vinicolo che vuole continuare a ricoprire un ruolo da protagonista: “il settore vinicolo europeo - ricorda il Ceev - ha contribuito a questi sforzi e svolge un ruolo attivo nella riduzione del consumo dannoso di alcol attraverso il suo impegno a lungo termine per promuovere una cultura del vino sostenibile. Fondamentale per questa partecipazione è l’iniziativa “Wine in Moderation”, lanciata nel 2008, che promuove modelli di consumo responsabili e aiuta i consumatori a fare scelte consapevoli. Guardando al futuro, il Ceev continuerà a impegnarsi, nel quadro di un approccio che coinvolga l’intera società, a sostenere attivamente gli sforzi per ridurre il consumo dannoso di alcol e a promuovere la moderazione nel consumo di vino, salvaguardando al contempo il patrimonio vinicolo europeo e garantendo la sostenibilità a lungo termine del settore vitivinicolo”.
Anche la politica italiana ha accolto con soddisfazione quanto discusso il 25 settembre a New York. Il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, afferma che “dopo anni di pura e semplice condanna del consumo di alcol, infatti, finalmente si introduce al più alto livello politico la distinzione tra il consumo moderato, che caratterizza il vino, e l’abuso tipico dei superalcolici. Una volta approvato in via definitiva questo testo della Dichiarazione politica sulle malattie non trasmissibili, mi auguro che si possa mettere la parola fine a speculazioni e gravi ingerenze sul mercato. Mi riferisco in particolare alle etichette allarmistiche volute dall’Irlanda, approvate con il silenzio complice della Commissione Europea: a questo punto, speriamo a maggior ragione che Bruxelles ne blocchi definitivamente l’entrata in vigore. La maggioranza di consensi raggiunta in sede Onu rappresenta una vittoria diplomatica, ottenuta grazie al lavoro congiunto dei rappresentanti del settore e dei governi dei principali Paesi produttori, a partire dall’Italia. Alla base non c’è solo la volontà di tutelare un prodotto e di vedere riconosciuta la sua specificità all’interno della Dieta Mediterranea, ma anche numerosi studi clinici, che dimostrano come il consumo moderato di vino abbia effetti benefici sulla salute, a partire dalla prevenzione di malattie cardiovascolari. Una verità che dovremo impegnarci a diffondere su tutti i mercati, per smentire una volta per tutte pregiudizi e attacchi ingiustificati”.
Ma il tema del consumo di alcol continua a far parlare ed a generare opinioni differenti. Tedros Adhanom Ghebreyesus, dg dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), ha affermato, in un post, che “l’iniziativa “3 by 35” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità invita i Paesi a utilizzare gli aumenti delle tasse per aumentare i prezzi reali di tre prodotti dannosi per la salute - tabacco, alcol e bevande zuccherate - di almeno il 50% entro il 2035. È un obiettivo ambizioso, ma è fattibile, perché i Paesi lo stanno già facendo”.
Da sottolineare anche la recente presa di posizione dell’International Alliance for Responsible Drinking (Iard) che comprende aziende produttrici di birra, vino e liquori che “collaborano per sostenere attivamente l’obiettivo del Quadro globale di monitoraggio delle malattie non trasmissibili dell’Oms”. In una comunicazione del 17 settembre, si parla della pubblicazione del “Progress Report: Alcohol Consumption and Alcohol-Related Harm”, basato “sui più recenti dati completi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità”. Il rapporto, spiega una nota, conferma che sono stati compiuti progressi significativi nella riduzione dei danni correlati all’alcol. Una nuova analisi dell’Iard rivela che 113 Paesi (il 62% dei membri con dati disponibili) hanno già raggiunto, o sono sulla buona strada per raggiungere, gli obiettivi delle Nazioni Unite per il 2030 secondo almeno un indicatore. Tra il 2010 e il 2019 sono stati registrati miglioramenti misurabili nei principali indicatori sanitari: i decessi attribuibili all’alcol sono diminuiti del 20,2% a livello globale; la morbilità correlata all’alcol è diminuita del 17,4% in tutto il mondo. E anche il consumo di alcol pro capite e il consumo episodico eccessivo di alcol sono diminuiti (rispettivamente del 3,5% e del 3,4%) sebbene in modo più disomogeneo tra le regioni, spiega ancora l’Iard, sottolineando poi come l’Oms ha rilevato che il consumo totale di alcol pro capite è diminuito del 12% tra il 2010 e il 2022. “Questo rapporto dimostra che gli sforzi globali per ridurre il consumo dannoso di alcol stanno funzionando, con i dati dell’Oms che confermano che il mondo è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo di riduzione del 20% di alcol pro capite entro il 2030”, ha detto Julian Braithwaite, presidente e Ceo Iard, evidenziando anche che “i progressi sono disomogenei e si può fare di più per ridurre i danni associati al consumo irresponsabile di alcol”.
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