A volte, come si dice, il “diavolo non è così brutto di come lo si dipinge”. O, in ogni caso, per chi fa impresa, avere fiducia nel futuro e guardare con positività al medio lungo termine, andando oltre le difficoltà del presente, è quasi una necessità. Fatto sta che da quegli Usa che, in verità, fino a luglio, hanno registrato una sostanziale tenuta delle importazioni di vino italiano, seppur alle prese con un calo generalizzato dei consumi (come del resto avviene un po’ in tutto il mondo) e con in dazi, e dove è andato in scena Vinitaly.Usa, a Chicago, il settore sembra tornato con qualche preoccupazione in meno rispetto al recente passato. Anzi, “si torna a respirare un’aria positiva con un sentiment diffuso di una reazione concreta di produttori, importatori e distributori alle turbolenze di questi ultimi mesi. È unanime la percezione espressa dalle 250 aziende espositrici (il 20% in più dello scorso anno, per 2.000 etichette): l’argomento dazi non è più il tema dominante nei meeting, e importatori e distributori - provenienti in massima parte da Usa, Canada e Messico - sono stati più ottimisti e disposti a discutere programmi di vendita, degustare e parlare di nuovi progetti”, spiega Veronafiere.
Secondo cui, nei numerosi dibattiti del calendario diffuso di Vinitaly.Usa, “wine2wine Vinitaly Business Forum”, Ita-Italian Trade Agency e Vinitaly Tourism, la nuova iniziativa a marchio Veronafiere per promuovere l’incoming enoturistico sui territori, sono emerse indicazioni e suggerimenti per affrontare il primo mercato per l’export del vino italiano (1,9 miliardi di euro in valore nel 2024) che, al netto della recente politica tariffaria, sta vivendo un cambiamento epocale. “Uno dei temi principali emersi - spiega Veronafiere - è stato quello del coinvolgimento di Millennials e Gen Z. I giovani consumatori sono nativi digitali, vivono con lo smartphone in mano e interagiscono principalmente online. Questi pubblici valorizzano le storie autentiche e le connessioni con lo stile di vita più del prezzo, e sono disposti a spendere per prodotti che li rappresentano. I vini bianchi, in particolare il Prosecco, stanno prosperando in questo segmento, abbinandosi bene a cucine diverse come quella messicana e il sushi. È stata evidenziata l’importanza della visibilità: se un marchio di vino non è presente online o nei contesti giusti, per questi consumatori più giovani è come se non esistesse. Storytelling, engagement digitale e valorizzazione dei vitigni autoctoni, dei quali l’Italia è ricca e rappresenta un unicum al mondo, sono le maggiori opportunità per i vini italiani negli Usa, così come un approccio unificato e coerente nel marketing, nella comunicazione e nella distribuzione diventano leve fondamentali per cogliere le opportunità sia immediate che a lungo termine”.
Organizzato da Veronafiere-Vinitaly con Ita - Italian Trade Agency, Fiere Italiane e la Camera di Commercio Italiana Americana del Midwest-Chicago, “Vinitaly.Usa ha saputo rispondere con determinazione e progettualità al contesto di incertezza che ha permeato questo ultimo anno e lo dimostra l’incremento sensibile di operatori del settore, oltre 2.200, in crescita del 47% sull’edizione 2024 - commenta il presidente Veronafiere Federico Bricolo - un successo del Sistema Paese, ad iniziare dalla presenza del Governo con il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, del presidente Ita-Italian Trade Agency Matteo Zoppas (qui le sue riflessioni, ndr), delle istituzioni e delle associazioni di categoria”.
“Il successo di questa edizione - sottolinea il dg Veronafiere Adolfo Rebughini - conferma la credibilità e la forza del brand Vinitaly, riconosciuto in Italia e nel mondo come piattaforma di riferimento per la promozione del vino italiano. Vinitaly.Usa dimostra la solidità di un approccio di sistema, capace di mettere in rete istituzioni, imprese e operatori per costruire una base stabile di sviluppo nel mercato nordamericano. La crescita degli operatori e la qualità del networking consolidano il valore del progetto e il suo potenziale strategico per rafforzare le relazioni commerciali e aprire nuove opportunità. In questo percorso, la presenza delle principali testate internazionali del settore - tra cui “Wine Spectator”, “Decanter” e “Wine Enthusiast” - conferma la rilevanza globale del brand Vinitaly. Proprio “Wine Spectator”, in occasione di Vinitaly.Usa, ha annunciato la nuova lista dei produttori selezionati per “OperaWine” 2026 (che abbiamo riportato qui), sottolineando ancora una volta la centralità del mercato nordamericano e la capacità dell’Italia di essere protagonista dell’evoluzione dei mercati internazionali del vino attraverso innovazione e identità”.
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