In Italia c’è un problema, cronico, e che persiste per vari motivi, ed è legato alla mancanza di manodopera in agricoltura, soprattutto quella qualificata. Troppo spesso, soprattutto durante le operazioni di raccolta più intense, come la vendemmia, ma non solo, riecheggia il grido di allarme di aziende e organizzazioni di categoria, costrette, le prime, ad operare, in alcuni casi, anche numericamente, sotto organico. Ma la questione della manodopera è ampia e tocca tanti aspetti: dalla retribuzione alla burocrazia, dalle liste di attesa all’appalto dei servizi, dagli infortuni alla piaga del caporalato, dai meccanismi di accesso in Italia per gli stranieri, alla perdita di appeal tra gli italiani. Un tema complesso e ricco di sfaccettature. Sull’argomento è intervenuta più volte Confagricoltura, tanto che, nei giorni scorsi, dopo l’incontro a Palazzo Chigi, a Roma, sulla Legge di Bilancio, il dg, Roberto Caponi, ha illustrato le priorità del mondo agricolo in questa fase particolarmente complessa per il comparto, includendo anche la manodopera. E su cui, intervistato da WineNews, ha fatto una panoramica ad ampio raggio.
“La stima - secondo il dg Confagricoltura, Roberto Caponi - è che mancano 80.000/100.000 lavoratori in agricoltura. Le criticità, sullo scorso anno, sono rimaste invariate, anche per la vendemmia, e le aziende ce l’hanno fatta con i propri dipendenti, con i lavoratori arrivati dal flusso d’ingresso o dall’appalto dei servizi, e chi ne ha avuto la possibilità ha meccanizzato il lavoro. Quello che servirebbe, però, è che la legge dell’appalto dei servizi, che è già attiva - spiega ancora Caponi - si integrasse, come era previsto, di un albo da pubblicare nel sito dell’Inps in cui si individuano le imprese autorizzate a fare i servizi. Si tratterebbe di una garanzia e di un sistema che esporrebbe a meno rischi le aziende agricole, tanto che prevedeva anche una fidejussione assicurativa. Un incontro al Ministero c’è stato, ma per adesso siamo fermi”.
Decreto flussi, click day, sono strumenti, pensati per agevolare l’ingresso in Italia di manodopera straniera, ma che non hanno mancato, in passato, di ricevere anche critiche tanto da parte delle aziende che dai lavoratori. Servirebbe cambiare qualcosa? “Come Confagricoltura avevamo proposto - ricorda Caponi - di puntare sulla prenotazione aperta tutta l’anno. Il click day con le sue tempistiche può diventare un problema per l’ingresso dei lavoratori nelle attività agricole”. Altre difficoltà possono essere legate anche ai tempi di attesa, per le persone, legate all’arrivo in Italia da parte degli stranieri, per iniziare così a lavorare. Per il dg Confagricoltura, occorre “snellire e semplificare le procedure. Serve accelerare sui visti d’ingresso per entrare in Italia. Passi avanti sono stati, comunque, fatti, dalle quote alla programmazione triennale, ad esempio”.
Riguardo alle nuove soluzioni per migliorare ulteriormente l’incontro tra la domanda e l’offerta, e se si può iniziare il processo anche dai Paesi di origine dei lavoratori, per contribuire al raggiungimento del risultato, Caponi menziona “la possibilità di formare i lavoratori in loco e, una volta formati, farli venire in Italia anche al di fuori del Decreto flussi. Qualche risultato già si è visto. Partiremo anche come Confagricoltura con progetti in Tunisia e Uzbekistan, rivolti a professionalità più elevate, penso a trattoristi e conduttori di mezzi meccanici”.
Una delle “distorsioni” del settore primario è legato al fenomeno del caporalato. Nel 2025, pur se ovviamente ancora presente, sembra che se ne sia parlato meno, a livello generale, dopo i casi, che fecero clamore, nel 2024. Ma la situazione è davvero migliorata o il caporalato fa meno notizia? “Ci sono stati dei miglioramenti - sottolinea Roberto Caponi - l’impegno delle organizzazioni, delle istituzioni, ha dato i suoi frutti. Le azioni messe in campo contro il caporalato stanno funzionando”.
Buone notizie arrivano anche dagli infortuni sul lavoro, con i dati Inail che dicono che la sicurezza nel lavoro agricolo è migliorata, tanto che gli episodi sono in calo. “Ma è un trend che prosegue da tempo, da due quinquenni c’è una riduzione costante degli infortuni - premette Caponi prima di lanciare una proposta - i risultati raggiunti dovrebbero portare, secondo noi, a ridurre il costo delle contribuzioni Inail per le aziende agricole”.
Chiusura dedicata alla Legge di Bilancio 2026, tema centrale di questi giorni. Da quello che al momento si può misurare, ci sono novità significative previste per l’agricoltura? “Sul lavoro aspetti positivi ce ne sono - conclude il dg Confagricoltua - dalla detassazione degli straordinari ai premi, fino agli aumenti contrattuali. Sono tutti principi positivi che ci auguriamo non vengano vanificati. Ma ci preme che si prosegua anche con l’innovazione e la digitalizzazione e, quindi, con la riconferma del Credito d’imposta 4.0. Ad oggi, purtroppo, ci sono delle incertezze se verrà confermato ed eventualmente come. La digitalizzazione è anche una garanzia per la sicurezza dei lavoratori”.
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