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LA FOTOGRAFIA

Il vino sa ancora emozionare gli italiani, ma la loro conoscenza è ancora limitata

Il radar Swg: tra gli elementi narrativi che colpiscono di più nel racconto dei vini ci sono territorio e paesaggio. Boom di consigli dai sommelier

“Il vino ci appartiene, si intreccia alla nostra storia, presidia tradizioni, valorizza territori, costruisce paesaggi e segna l’identità del Paese. Due italiani su cinque si definiscono “consumatori evoluti” mossi da una particolare attenzione verso le caratteristiche di prodotto, se non da una vera e propria passione per le storie racchiuse in un calice. In particolare per quelle che fanno “comunità”: i racconti sul territorio ci attraggono più delle certificazioni; il genius loci è un driver narrativo più potente della storia del produttore. Tuttavia, sul piano della consapevolezza tecnica della familiarità con i metodi, le varietà e le tendenze del mercato, il riscontro dei consumatori italiani è piuttosto modesto. Familiarizziamo con il “Metodo Classico”, con le certificazioni e con i vini “senza solfiti”. Ma non più di uno su tre dichiara di conoscere (almeno in linea generale) i princìpi dei “No-Lo”, degli ancestrali, dei macerati o le varietà Piwi”. Questa è la fotografia dell’ultimo radar Swg che indaga anche su “Il rapporto degli italiani con il vino”, attraverso un sondaggio Cawi su un campione rappresentativo nazionale di 1.200 soggetti maggiorenni (eseguito dal 10 al 15 settembre 2025). Il legame degli italiani con il vino “sembra molto più emozionale che informato”, tanto che al momento di procedere ad un acquisto, il parere di una figura competente ed esperta ha il suo peso: sovente gli italiani, giovani in primis, ma non solo loro, scelgono di affidarsi al consiglio di professionalità come sommelier, enotecari e produttori. La “sete” di informazione coinvolge in particolare i giovani, ai quali i social (che consultano, ovviamente, più delle persone più anziane) non bastano, perché cercano, invece, una relazione che possa farli entrare più a contatto con questo mondo. Il vino, quindi, coinvolge la gente, quando racconta le comunità, ma può progredire sui suoi aspetti tecnici, dai metodi alle varietà, perché gli italiani non hanno una panoramica informativa completa su questi temi.
L’11% dei partecipanti al sondaggio si rivede nella definizione di consumatore “appassionato”, a cui piace approfondire storie, territori, metodi e tradizioni, oltre i prodotti; il 31 % è “attento”, informandosi sulle caratteristiche del vino che acquista e beve. Il 37% si definisce un consumatore “medio”, perché beve volentieri il vino, ma non è particolarmente informato; il 13% è un consumatore “superficiale”, che non presta attenzione al vino, pur bevendolo, e non mostra preferenze particolari. E poi, la minoranza (8%) è il consumatore “forzato” a cui il vino non piace molto e quando lo consuma lo fa, per lo più, per adeguarsi alla situazione. Quindi, il 42% sono consumatori entusiasti (46% tra gli uomini), e il 21% disinteressati, quota che sale al 29% nella fascia di età tra 18 e 39 anni.
Tra gli elementi narrativi che colpiscono di più nel raccontare il vino, in testa c’è il territorio o il paesaggio di provenienza, citato dal 53% dei partecipanti (44% tra i 18-39 anni, 63% tra gli over 60); l’essere italiano - made in Italy per il 37% (25% e 46%, aspetto, quindi, a cui gli over 60 sono particolarmente sensibili); la cultura e la tradizione che racconta al 34% (32% e 38% nelle due fasce di età considerate). 
I più giovani si dimostrano attratti, più dei consumatori esperti, da aspetti come il senso di scoperta e di viaggio nel gusto, e nell’ecosistema/biodiversità da cui nasce un vino.
Alla domanda sulla familiarità e conoscenza delle tipologie di vino, il podio vede in testa la categoria senza solfiti aggiunti (68%, ma 73% per gli over 60), Metodo Classico (65%, il 72% tra gli over 60) e biologici certificati (63%). Per i vini “No-Lo” solo il 30% afferma di conoscerli, gli ancestrali sono al 32% (39% tra i più giovani) ed i macerati al 29% (34% tra i 18-39 anni). Metodi, tecniche e varietà legate al vino mostrano, quindi, che la conoscenza degli italiani su questi argomenti ha ampi margini di miglioramento. Ma sta al vino raccontarli in modo attrattivo.
Venendo, infine, alla fase di acquisto, il parere di un esperto conta molto. Ad iniziare dal sommelier per cui il 48% è orientato ad affidarsi “totalmente” o “molto” (il 57% tra i 18-39 anni), il 45% all’enotecario (58% nella fascia dei più giovani) e il 44% al produttore. Molto bassa la percentuale che riguarda i social media (16%), che, per gli over 60, conta solo il 7%. Ma il bisogno di relazione è un’evidenza che appare netta anche tra i più giovani.

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