02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2025 (175x100)
VINO E CRITICA

“Michelin Grapes”, la nuova “Wine Selection” raccontata, a WineNews, dalla Guida Michelin

Tra punti fermi e aspetti ancora da definire, le curiosità verso il debutto nel 2026, partendo dalla sola Francia, per ora, con Bordeaux e Borgogna
CRITICA ENOICA, GUIDA MICHELIN, GUIDE, MICHELIN GRAPES, ROBERT PARKER, THE WINE ADVOCATE, WINE SELECTION, Mondo
“Michelin Grapes”, la nuova “Wine Selection” della Michelin, tra certezze e domande

Senza dubbio, il debutto della Michelin nella “critica del vino”, con l’assegnazione dei “grappoli”, o meglio dei “Michelin Grapes” alle cantine (e non ai singoli vini, che resteranno, per ora, focus di “The Wine Advocate”, di cui pure la Michelin è proprietaria, e che, almeno nell’immediato futuro, continuerà il suo percorso attuale), con un giudizio da 1 a 3 “grappoli” (sulla scia delle “stelle” ai ristoranti e delle “chiavi” per gli hotel), come annunciato ad inizio dicembre, avrà un impatto significativo, vista la potenza comunicativa del gruppo e l’autorevolezza largamente (ma non in modo unanime, almeno tra gli addetti ai lavori, ndr) riconosciuta alla guida “Rossa”. Che dopo il core business storico dei ristoranti, di recente, ha lanciato anche la guida agli hotel, e dal 2026 lancerà, appunto, quella alle cantine di alcune prestigiose regioni, partendo, per ora, solo dalla Francia, e da Bordeaux e Borgogna. Ma se alcune cose sono già chiare (come il fatto, appunto, che saranno valutate le cantine, e non i singoli vini, secondo parametri ben definiti, dalla qualità dell’agronomia alla maestria in cantina, e la capacità di esprimere identità ed equilibro, ma anche qualità su tutta la produzione e nel corso delle annate, ovvero la consistenza, o ancora il fatto che gli “ispettori” saranno dipendenti Michelin, come avviene per ristoranti e hotel, ma non anonimi, e che saranno in parte alcuni degli attuali degustatori di “The Wine Advocate”, ma saranno anche altri professionisti selezionati nel settore, per esempio), altre, come è fisiologico in ogni nuovo progetto che comincia, hanno contorni molto più sfumati e meno definiti. Se, per esempio, la stessa Michelin ha annunciato che le prime selezioni enoiche riguarderanno territori come Bordeaux e Borgogna, è facile intuire che presto, in Francia, arriverà la Champagne, e che poi toccherà anche all’Italia, probabilmente, visto il blasone dei vini delle due regioni, partendo da Piemonte e Toscana (ma, stando ai soliti rumors, potrebbero anche arrivare Veneto o Sicilia, “continente enoico” che, in pochi anni, è diventato uno dei riferimenti iconici quando si parla di vino italiano, ndr). Sono gli aspetti più salienti che emergono dalle risposte della Michelin, alle domande che WineNews ha posto alla guida francese, ma anche alle indiscrezioni che abbiamo intercettato nel settore intorno ad una notizia che, peraltro attesa da tempo, ha fatto rumore quando è stata ufficializzata.
Intanto, sebbene non sia chiaro se quella dedicata ai vini sarà una nuova pubblicazione a sé stante, se sarà insieme a quella dei ristoranti (come, per esempio, avvenuto con l’edizione 2025 della Michelin Francia), per la Michelin l’interesse per il mondo del vino non è nuovo, perché, spiega, a WineNews, il gruppo francese, “la Guida Michelin si occupa di gastronomia e viaggi da 125 anni; l’introduzione di una distinzione dedicata al vino rafforza il suo ruolo di riferimento completo e globale nel comparto lifestyle. Desideriamo guidare il nostro pubblico verso i produttori di vino più interessanti al mondo, basandoci su valutazioni rigorose e criteri chiari. I nostri lettori potranno accedere a queste informazioni attraverso l’ecosistema Michelin”.
Con ogni probabilità, però, il futuro, per la “Wine Selection” sarà solo on line, tra sito e app, considerando anche il fatto che le edizioni “cartacee” della stessa Guida Michelin ormai resistono solo in Paesi storici come Francia, Italia, Spagna e poco altro, mentre le tante guide su altri Paesi arrivate in anni più recenti, sono già, verrebbe da dire, “native digitali”. Con la Michelin che, peraltro, monetizza anche dai diritti che trattiene sulle prenotazioni a ristoranti e hotel che aderiscono (volontariamente) a questo servizio sulla piattaforma digitale Michelin.
In ogni caso, il fatto che questa nuova iniziativa dedicata al vino della francese Michelin, nasca proprio in una fase in cui il settore, in Francia ma non solo, sta attraversando una fase complicata, e quindi ha bisogno di ogni strumento per rilanciarsi, sembra solo una casualità. “La nostra attenzione al vino non è affatto una novità: già nella prima edizione francese del 1900 vennero presi in considerazione ristoranti, alberghi e vini della zona. Dal 2004 abbiamo - sottolinea la Michelin - menzionato le carte dei vini più interessanti e, dal 2019, abbiamo introdotto il Premio speciale al miglior sommelier in diversi Paesi. Sempre dal 2019, abbiamo acquisito Robert Parker Wine Advocate, una rinomata società di classificazione dei vini famosa per il suo rigore. Integrando la loro competenza con la nostra metodologia, ora possiamo offrire una prospettiva olistica e raffinata sui produttori. Dopo 125 anni, è stato naturale per noi aprire questo nuovo e complementare capitolo. Ci siamo presi il nostro tempo per progettare una versione della distinzione dedicata al vino che fosse la più strutturata possibile”.
Come detto, però, se una delle cifre che contraddistingue da sempre il lavoro della Michelin, è l’anonimato degli ispettori per alberghi e ristoranti, questo “tabù”, per la selezione delle cantine da premiare con 1, 2 o 3 grappoli, cadrà. “Gli ispettori dedicati alle selezioni vinicole sono, come sempre, dipendenti del gruppo Michelin, con una gamma di competenze diversificate e complementari. Proprio come i nostri ispettori del settore alberghiero, tutti ex professionisti del settore, il nostro team dedicato al vino è composto da persone con una profonda esperienza pratica nel mondo del vino, come sommelier, critici enologici ed esperti nella produzione. Ogni ispettore viene accuratamente selezionato non solo per le sue credenziali, ma anche per la sua capacità di valutare con integrità. Rispetto a quanto accade per ristoranti e alberghi, nei quali l’anonimato è necessario per poter vivere la stessa esperienza dei clienti, gli ispettori del vino non saranno anonimi. Si presenteranno ai vari produttori e chiederanno loro di visitare - e valutare - il lavoro in vigna, la cantina e la sala degustazione. Ciò che non cambia, invece, è il fatto che ogni decisione è supportata da un processo di valutazione collegiale”, spiega la Michelin, a WineNews. Ribadendo anche che i produttori “verranno valutati attraverso cinque criteri universali: qualità dell’agronomia, ovvero una valutazione che riguarda lo stato di salute del suolo, l’equilibrio dei ceppi e la cura della vite, tutti fattori essenziali che influenzano direttamente la qualità del vino; la competenza tecnica, con la valutazione che si concentra sulle competenze tecniche nel processo vinicolo, con gli ispettori alla ricerca di processi di vinificazione precisi e rigorosi, che producono vini ben sviluppati e che riflettano il terroir e le tipologie di vite e di vitigni, senza difetti perturbanti; ancora, l’identità, con la guida che valorizza i produttori di vino che esprimono la personalità, il senso del luogo e la cultura che li accompagnano; l’equilibrio, che sarà la valutazione dell’armonia tra acidità, tannini, legno, alcol e zuccheri; e la costanza, con i vini che saranno valutati su più annate per verificare la loro costanza nella qualità, anche negli anni più complicati. La guida celebra i vini che rivelano maggiore profondità ed eccellenza col passare del tempo”. E questo, fa trapelare la Michelin, anche utilizzando in parte l’enorme archivio storico già presente in “The Wine Advocate”, che, dalla fine degli Anni Ottanta del Novecento, quando fu fondata da Robert Parker, ha rivoluzionato il sistema di rating ed il racconto della qualità del vino con il suo “100 point system”, ed ha messo insieme oltre mezzo milione di recensioni di vini di tutto il mondo.
Come annunciato ufficialmente dalla Michelin, le prime due zone ad essere recensite e classificate saranno i due grandi pilastri della Francia rossista, Bordeaux e Borgogna. Facile immaginare che presto arriverà anche la Champagne, la terra degli spumanti più ammirati e costosi del mondo, così come si aspettano le mosse della Michelin in Italia, Paese che è anche secondo, per numeri ed importanza, anche della guida francese ai ristoranti. “Le prime selezioni, Borgogna e Bordeaux, saranno svelate nel corso del 2026, ma è ancora troppo presto - spiega la Michelin - per condividere ulteriori dettagli. Per l’Italia, non possiamo ancora confermare quali regioni usciranno per prime (viene automatico pensare a Piemonte e Toscana, ovvero le due regioni italiane più celebrate e famose nel mondo, ma come detto, da indiscrezioni, si sente anche dire Veneto e Sicilia, ndr), ma la qualità della viticoltura italiana è una priorità. È una meravigliosa regione vinicola”.
Certo, viene da chiedersi se la nuova “Wine Selection” della Michelin non rischi di sovrapporsi al lavoro di “The Wine Advocate”, uno dei marchi più forti della critica enologica, che Michelin ha acquisito prima al 40% nel 2017, e poi al 100% nel 2019. Ma “la selezione della Guida Michelin - spiegano in Michelin - metterà in contatto il nostro pubblico con i produttori di vino. Non valuteremo le singole bottiglie. Gli ex degustatori di “The Wine Advocate” oggi sono dipendenti Michelin. Alcuni di loro continueranno a concentrarsi esclusivamente sulle degustazioni di Robert Parker, recensendo e valutando le bottiglie. Altri saranno impiegati come ispettori delle tenute vinicole per Michelin, il che significa che valuteranno le tenute nel loro insieme. Alcuni lavoreranno per entrambe le pubblicazioni, ricoprendo ruoli diversi”. Parole che lasciano intendere, dunque, che il percorso di “The Wine Advocate”, almeno nel breve periodo, continuerà sul solco di quanto fatto fino ad oggi.
Certo è che di selezioni e di classifiche sul vino ce ne sono tante, e anche sulle cantine, come la “The World Best Vineyard” del brand “50 Best” del gruppo William Reed, che guarda soprattutto all’aspetto dell’esperienza enoturistica. Con la Michelin che, dunque, se nei ristoranti è stata in qualche modo pioniera, nel vino arriva di rincorsa e in un settore già affollato. Ma senza timori reverenziali. “Ci sono molte guide non solo sul vino, ma anche su ristoranti e hotel. Tuttavia, crediamo che esista una sola Guida Michelin. Manterremo lo stesso approccio di sempre: non vogliamo realizzare un inventario esaustivo, ma una selezione. Vogliamo essere per i nostri lettori - neofiti, appassionati o professionisti - un nuovo punto di riferimento, affidabile e indipendente, per orientarsi tra territori e produttori. Come per le Stelle Michelin e le Chiavi Michelin, il sistema è a tre livelli: Un Grappolo (produttori di grande qualità), Due Grappoli (produttori eccellenti) e Tre Grappoli (produttori eccezionali). E poi ci sono i produttori selezionati: anche solo essere menzionati nella guida, sarà per i produttori un importante riconoscimento della loro qualità”.
Così, dunque, parlò, a WineNews, la Michelin, chiarendo meglio qualche aspetto, ma lasciando aperti anche tanti punti interrogativi. E se il progetto avrà successo, come sempre, lo dirà il tempo.

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025