In una storia che prosegue ininterrotta da oltre 600 anni e 26 generazioni, come quella degli Antinori, la più antica famiglia del vino italiano, capita spesso che passato e presente si fondano in storie affascinanti e curiose. È successo, nei giorni scorsi, a Brindisi Montagna, in Basilicata, che ha deciso di donare le sue Chiavi e la cittadinanza onoraria al Marchese Piero Antinori, “figura simbolo dell’eccellenza vitivinicola italiana”, presidente onorario Marchesi Antinori, la storica famiglia fiorentina del vino italiano, “in segno di riconoscenza per il legame indissolubile che unisce la Sua illustre famiglia alla nostra comunità”. Ovvero al ramo napoletano, i Duchi di Brindisi, ai quali, grazie a Luigi Antinori che a fine Quattrocento aveva lasciato Firenze per Napoli per ampliare i propri commerci, e che, successivamente, lo aveva acquistato come feudo, appartenne questo piccolo paese arroccato attorno al Castello Fittipaldi Antinori, risalente al Duecento, ma riedificato proprio dagli Antinori, prima di essere distrutto da un terremoto alla fine del Seicento, e che era stato eretto a Ducato, nel 1666, dal Re di Napoli e Sicilia Carlo V, ultimo Asburgo di Spagna (anche il ramo napoletano degli Antinori si estinguerà, a metà Settecento).
“Il conferimento della cittadinanza onoraria al Marchese Piero Antinori non è solo un atto formale, ma ha anche un forte valore simbolico - ha detto il sindaco di Brindisi Montagna, Gerardo Larocca - rappresenta un riconoscimento alla sensibilità dimostrata nel corso degli ultimi anni da parte di Piero Antinori a questo frammento di storia familiare e segna un importante passo nel rafforzamento del legame tra il nostro territorio con una delle famiglie nobili fiorentine più importanti anche in prospettiva di una valorizzazione del territorio e della sua storia”.
Una storia ripercorsa nell’evento “Dalla Toscana al Ducato di Brindisi: gli Antinori, storie di uomini e tradizioni tra passato e futuro”, voluto dal Comune di Brindisi Montagna - 780 abitanti, oggi - con Gal Percorsi e Camera di Commercio della Basilicata, per mettere in luce, in ottica futura, le eccellenze enogastronomiche del territorio, dal pecorino alle “manate” (tipica pasta fatta in casa), culturali (il territorio è famoso anche come location del cinespettacolo “La Storia Bandita”, un “film dal vivo” sulle insorgenze antinapoleoniche e il brigantaggio meridionale nel periodo risorgimentale), paesaggistiche, come la Foresta Grancia, primo Parco ambientale e rurale d’Italia con la Certosa di Padula, e architettoniche come il Castello, e la volontà di promuoverle, di cui si è parlato in una tavola rotonda con Piero Antinori (presente, nel 2018 anche alla riapertura al pubblico del Castello restaurato, ndr), il sindaco Larocca, presidente Anci Basilicata, e il sindaco di San Casciano in Val di Pesa, nel cuore del Chianti Classico, a cui gli Antinori sono legati da quando, nel 1385, entrarono a far parte dell’Arte Fiorentina dei Vinattieri, e, tra gli altri, da Caterina Salvia, presidente Gal, a Nicola Armentano della Città Metropolitana di Firenze e vice presidente Anci Toscana, da Paride Leone, presidente Enoteca Regionale Lucana, a Sara Roversi, presidente Future Food Institute, dalla professoressa Maria Paola Monaco dell’Università di Firenze, a Michele Greco, prorettore Università della Basilicata, da Carmine Cicala, assessore alle Politiche Agricole e Forestali Regione Basilicata, al giornalista Luciano Pignataro (che ha guidato le masterclass dedicate all’Aglianico del Vulture e al Chianti Classico).
Un’occasione spiegano i promotori, “per celebrare il dialogo tra due realtà italiane, valorizzando il ricco patrimonio culturale, architettonico ed enogastronomico di due territori d’eccellenza: la Toscana e la Basilicata. Attraverso la condivisione di esperienze, competenze e visioni, questa iniziativa ha mirato a rafforzare il legame tra due Regioni accomunate da un’eredità storica millenaria e da un approccio moderno alla valorizzazione delle proprie risorse. Grazie al contributo di personalità di spicco nel settore enogastronomico, accademico e istituzionale, l’evento si è posto l’obiettivo di stimolare una riflessione profonda sulle opportunità offerte dalla riqualificazione dei beni architettonici e dalla promozione delle eccellenze locali, favorendo al contempo lo sviluppo di sinergie virtuose tra territori e comunità. Questo appuntamento è stato, dunque, un momento di incontro e scambio per far mettere il luce nuove prospettive, rafforzare il senso di identità territoriale e costruire un futuro che, partendo dal passato, sappia valorizzare le tradizioni guardando all’innovazione e alla sostenibilità”.
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