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A RISCHIO 1 IMPRESA AGRICOLA SU 3, 550 MILIONI DI EURO DI AGGRAVI PER AGRICOLTORI. E LE FAMIGLIE TAGLIANO LA SPESA: PER LA CIA E’ VERA EMERGENZA PER L’AGRICOLTURA ITALIANA. FOCUS: IL PREMIER BERLUSCONI “AGRICOLTURA AL CENTRO DELL’AGENDA DI GOVERNO”

“Ormai è vera emergenza per l’agricoltura italiana. Un’impresa agricola su tre è a rischio. I costi produttivi crescono in maniera preoccupante e con essi gli oneri contributivi e il “peso” asfissiante degli adempimenti burocratici. Quest’anno più di 25.000 aziende chiuderanno i battenti e più di 2 milioni di ettari di terreni coltivati andranno persi”: è l’allarme lanciato dal presidente della Cia-Confederazione Italiana Agricoltori, Giuseppe Politi, dalla Conferenza economica dell’organizzazione a Lecce su “Agricoltura: le nuove sfide. Federalismo, Europa e Mercato”, secondo il quale “da parte del Governo continua, ad esserci una scarsissima attenzione nei confronti del settore primario”.
“Si prospetta un deciso dell’occupazione e pesanti conseguenze anche del “made Italy” - sottolinea Politi - si annuncia un calo dell’export pari al 6% dai cereali all’uva, dall’olio d’oliva all’ortofrutta, dalla zootecnia da carne al florovivaismo, è uno scenario sempre più allarmante”. Per il presidente della Cia “servono interventi urgenti, straordinari e concreti. Da parte del Governo continua, però, ad esserci una scarsissima attenzione nei confronti del settore primario. La stessa finanziaria per il 2010, come i decreti anti-crisi varati nei mesi scorsi, non tengono affatto conto delle difficoltà, sempre più gravi, che incontrano gli agricoltori. Siamo fortemente preoccupati per una crisi che non ha precedenti negli ultimi trent’anni”.
“I motivi di questo tracollo - prosegue Politi - sono noti e li abbiamo più volte denunciati: costi produttivi sempre più pesanti; oneri contributivi e burocratici opprimenti; redditi falcidiati; prezzi sui campi in drammatica discesa; mancanza di finanziamenti per il Fondo nazionale di solidarietà per le calamità naturali; scarsissima attenzione da parte del Governo; pochi e fragili sostegni pubblici; una politica di sviluppo che si allontana in maniera inesorabile; un’agguerrita competitività a livello internazionale. Negli ultimi dieci anni - spiega Politi - circa 500.000 imprese agricole, in particolare quelle che operavano in zone di montagna e svantaggiate, hanno chiuso i battenti. Solo nel 2008 circa 30.000 sono andate fuori mercato. Il rischio è che nei prossimi 3-4 anni, altre 250.000 aziende rischiano di cessare l’attività. Senza interventi mirati e straordinari sarebbe una tragedia per l’intero settore”. Secondo il presidente della Cia, “da parte del Governo, in questi ultimi mesi solo pochi e totalmente insufficienti provvedimenti. Nessuna misura è riuscita ad incidere positivamente sull’imprenditoria agricola. Per questo diciamo basta ai continui annunci. E’ venuto il momento degli atti tangibili. Serve un nuovo progetto di politica agraria”.
Per Politi “occorre predisporre interventi che, agendo anche sulla leva fiscale, permettano di ridurre i pesanti costi che le imprese sono costrette a sopportare. E’ indispensabile da subito una fiscalizzazione degli oneri sociali e il finanziamento del Fondo di solidarietà per la calamità naturali, promesso più volte anche dallo stesso presidente del Consiglio. A noi si dice che le risorse non ci sono. Poi, invece, vengono varati interventi importanti per gli altri settori produttivi. Ci sentiamo presi in giro. E questo non possiamo sopportarlo oltre. Abbiamo chiesto incontri a tutte le forze politiche presenti in Parlamento per far sì che vengano predisposte misure in grado di ridare fiato agli imprenditori agricoli. Lo stesso abbiamo fatto con Regioni ed enti locali. Dobbiamo capire che un Paese senza una valida agricoltura non ha futuro. In altri Stati europei - continua Politi - i problemi agricoli vengono affrontati in maniera diversa e certamente più incisiva. Non si può continuare ad ignorare una realtà grave che è sotto l’occhio di tutti. Ci battiamo con energia affinché un grande patrimonio, quale è quello agricolo e rurale dell’Italia, non vada disperso e si frammenti ulteriormente. Le conseguenze sarebbero devastanti non solo per il settore, ma anche per l’intera economia”.
“Nell’agenda di Governo l’agricoltura continua ad avere uno spazio sempre più marginale - denuncia il presidente della Cia - sia il Dpef che la legge finanziaria per il 2010, che i sei decreti anticrisi lo dimostrano chiaramente. L’impatto che questi provvedimenti hanno avuto sul settore sono totalmente insufficienti. Ma a preoccupare è soprattutto il fatto che vengono prelevati dalle tasche degli agricoltori oltre 550 milioni di euro l’anno. Un taglio netto a risorse che nell’attuale momento di crisi profonda rischiano di provocare pesanti contraccolpi alle imprese che fanno i conti con costi produttivi e contributivi alle stelle, con asfissianti adempimenti burocratici e con prezzi sui campi in caduta libera. E’ particolarmente grave - aggiunge Politi- l’annullamento dell’intervento dello Stato sulle assicurazioni agevolate che non è una spesa assistenziale. I 250 milioni che dovevano finanziare il Fondo di solidarietà per le calamità naturali saranno un costo aggiuntivo per gli agricoltori. Siamo così l’unico Paese europeo che fa marcia indietro sul regime delle assicurazioni agevolate. Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è impegnato solennemente ed in più occasioni a trovare le risorse necessarie. Ma la promessa è, purtroppo, rimasta tale”.
Secondo il presidente della Cia “l’agricoltura è l’unico settore che, con la finanziaria 2010, subisce un aggravio fiscale e contributivo. Il testo approvato dal Governo cancella, di fatto, le agevolazioni previdenziali per le imprese agricole che operano nelle aree svantaggiate. E ciò comporta un onere aggiuntivo per gli agricoltori di circa 200 milioni l’anno. Non solo. La manovra per il prossimo anno taglia anche le agevolazioni fiscali sulle accise del gasolio per le coltivazioni sotto serra, per l’acquisto e la rivalutazione dei terreni agricoli, con un onere di oltre 150 milioni l’anno. Molti settori, il manifatturiero soprattutto, hanno avuto sostegno dai provvedimenti anticrisi - prosegue Politi - per l’agricoltura, invece, nulla. Per questa ragione diciamo al Governo, al presidente del Consiglio di mantenere gli impegni. Si deve rispettare la parola data. Attendiamo una risposta precisa e immediata. I produttori hanno bisogno di interventi certi e concreti. Il tempo degli annunci è finito”.
“Uno dei principali punti di debolezza della nostra agricoltura - sottolinea Politi - è rappresentato dal malfunzionamento del mercato. La nostra proposta, che rivolgiamo innanzitutto al Ministro della Politiche Agricole Zaia, al legislatore nazionale, comunitario e regionale, alle organizzazioni rappresentative della filiera è definire un’agenda di lavoro che affronti tre precisi capitoli: il primo è l’attuazione dei decreti delegati sulla regolazione dei mercati; il secondo riguarda la revisione delle leggi sulle organizzazioni di produttori e l’interprofessione, per completarle e correggere gli errori che le hanno rese deboli ed inefficaci; il terzo, infine, è promuovere l’associazionismo e la contrattazione interprofessionale”. Sulla questione del nuovo federalismo fiscale, infine, il presidente della Cia mette in risalto i possibili problemi per il settore primario: “c’è il rischio - conclude - che crescano le difficoltà delle Regioni a trovare copertura finanziaria per lo sviluppo dell’agricoltura; sempre più le Regioni saranno chiamate ad agire in modo coordinato su programmi di rilevanza nazionale; sempre più necessaria sarà la nostra azione per sostenere gli interessi dell’agricoltura all’interno dei bilanci delle Regioni”.

Focus - Il premier Silvio Berlusconi: “l’agricoltura è al centro dell’agenda del Governo”
“L’agricoltura è oggi al centro dell’agenda politica del Governo come dimostrano i tanti interventi effettuati per modernizzare il settore”: è quanto sottolinea il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in un messaggio inviato alla Cia, in occasione della Conferenza economica dell’organizzazione a Lecce. “Oggi - prosegue il premier - dobbiamo fronteggiare alcune sfide difficili, dalla crisi economico-finanziaria al confronto negoziale con L’Unione europea, L’Ue è innanzi tutto il luogo in cui si incrociano interessi nazionali diversi e a volte contrastanti. E occorre battersi con determinazione per difendere il proprio Paese, i nostri agricoltori”.
“Il Governo Berlusconi, grazie al lavoro del Ministro Zaia - continua il messaggio - ha ottenuto dall’Europa oltre 4 miliardi e 300 milioni di euro da investire in innovazione, qualità ed in misure per favorire il ricambio generazionale e il ritorno dei giovani alla terra. Un’altra sfida importante per noi è la lotta alla contraffazione e alla concorrenza sleale. Stiamo contrastando ogni forma di frode alimentare che minaccia la sicurezza dei cittadini e attenta al nostro patrimonio agroalimentare. Difendiamo con forza la denominazione di origine dei nostri prodotti che sono riconosciuti nel mondo come i migliori esempi di qualità”.
Anche il tema della sicurezza alimentare mondiale e la fame del mondo nel messaggio del Presidente del Consiglio, che ricorda l’impegno del Governo nel sostenere un concetto fondamentale: “il cibo in nessun modo e in nessun caso può essere oggetto di speculazione finanziaria. Siamo convinti che i prodotti della terra non devono essere considerati delle commodities come altre. Eppure il mais come il grano, la carne come il riso e la frutta sono all’interno di circuiti speculativi che, sotto la regia accorta di gruppi di potere e di pressione fanno lievitare o abbassare i prezzi senza relazioni effettive con le leggi del mercato. Noi siamo impegnati a combattere tutte le forme di speculazione internazionale sulle materie prime, sull’energia come sul cibo perché crediamo nel mercato ben regolato e trasparente, contro ogni opacità e manipolazione delle libertà del commercio a vantaggio di pochi e a danno di chi produce e di chi consuma. Tutti gli agricoltori sanno - conclude il messaggio - che il Governo è al loro fianco perché le aziende agricole, come le imprese che creano ricchezza e danno lavoro sono quel Paese reale che ci interessa rappresentare, contro ogni manifestazione anti italiana che venga da fuori e soprattutto da minoranze politiche che non hanno a cuore l’interesse del Paese. Grazie per quello che ogni giorno, in silenzio, realizzate, l’Italia è con voi”.

La ricerca Cia - “Dalle famiglie taglio drastico alla spesa”
Quattro famiglie su dieci hanno tagliato drasticamente la spesa alimentare. Il 60% ha addirittura cambiato menù, mentre il 35% è stato costretto ad optare per prodotti di qualità inferiore. Crescono i consumatori (11%) che si rivolgono agli hard-discount, e, per mangiare, si continua a spendere di più al Centro e al Sud che al Nord. Emerge da un’indagine Cia, elaborata sulla base di rilevazioni territoriali delle sue strutture e dei dati Istat e Ismea, che si riferisce al 2008.
Secondo la ricerca, nel 2008 la spesa alimentare delle famiglie italiane è stata pari a 475 euro, 9 in più nei confronti dei 466 registrati durante il 2007. Una crescita dovuta ai rincari (+5,4%) che hanno contraddistinto i generi alimentari al dettaglio. Nel contesto dei “tagli” alimentari, si riscontra che il 40% delle famiglie italiane ha ridotto gli acquisti di carne, in particolare quella bovina, il 38% quelli di pane, il 36% quelli di olio d’oliva e il 35% quelli di vino.
I rincari dei prezzi, sommati alle preoccupazioni per le prospettive economiche future, hanno spinto il 60%delle famiglie a cambiare menù a tavola. Si sono scelti prodotti più convenienti, e a farne le maggiori spese è stata la carne, i cui consumi si sono ridotti del 3,2%. In calo anche gli acquisti di olio d’oliva, di vino, di pane e di pesce. Sempre per quanto concerne le aree geografiche, al Centro e al Sud, rispettivamente con 492 e 482 euro mensili, si spende di più per allestire le tavole rispetto al Nord, dove si registrano 464 euro. Nelle regioni del Mezzogiorno alla spesa alimentare è destinata più di un quinto di quella totale. Percentuale, invece, inferiore sia in quelle centrali che in quelle settentrionali.
Più nel dettaglio, si riscontra che alle Marche spetta il primato nell’acquisto di alimenti e bevande con 516 euro mensili a famiglia. Seguono la Puglia (515 euro), la Campania (514 euro), l’Umbria (511 euro) e il Lazio (500 euro). Questa particolare classifica è chiusa dal Trentino Alto Adige (402 euro), preceduta dall’Emilia Romagna (428 euro) e dal Friuli Venezia Giulia (429 euro). In tutte le regioni del Mezzogiorno la spesa alimentare assorbe oltre un quinto della spesa totale, in Campania, invece, è di oltre un quarto (26,6%). Nel resto del Paese soltanto in Liguria e nelle Marche, data anche la consistente presenza di anziani nella prima regione e di famiglie numerose nella seconda, si supera il 20%. La percentuale della spesa destinata all’alimentazione varia, tuttavia, tra le classi sociali e per condizione di lavoro. Gli imprenditori e i liberi professionisti - come si rileva anche dall’ultima indagine Istat - spendono per imbandire le loro tavole il 15,2% della spesa totale, i lavoratori autonomi il 19,0%, i dirigenti e gli impiegati il 16%, gli operai il 20,5%, mentre per i pensionati la percentuale è del 21%. Da rilevare, inoltre, che le giovani coppie (età inferiore ai 35 anni) spendono di meno per i generi alimentari (al di sotto del 16% rispetto alla spesa totale), mentre orientano sempre di più i loro acquisti per la casa e per le comunicazioni.

L’intervento - Il Ministro Zaia: “la nostra agricoltura ha la forza per superare la crisi”
“Dobbiamo chiedere che i prodotti agricoli, a partire dal grano, escano dalle speculazioni di mercato. Ci preoccupiamo che una maglia o una scarpa possa essere il prodotto dello sfruttamento del lavoro minorile e poi non ci poniamo domande quando compriamo un prodotto finanziario che può contenere speculazioni che poi contribuiscono a far morire la gente di fame e mettono a rischio l’impresa agricola. È necessario ritornare all’economia reale e a un’agricoltura dei territori, che valorizzi e tuteli le diverse identità produttive del nostro Paese”. Così il Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia, nella Conferenza Nazionale Cia.
“So che siete preoccupati - afferma il Ministro - per il rifinanziamento del Fondo di Solidarietà Nazionale con il quale si riuscirebbero a recuperare 330 milioni di euro entro fine anno. Ma, su questo aspetto, il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha dato la sua parola”.
“Le assicurazioni in agricoltura sono una scelta imprenditoriale per tutelare la propria produzione, ma purtroppo ci sono tanti agricoltori che pur non assicurandosi poi chiedono gli interventi statali. Voglio precisare che se finanzieremo il fondo non si potrà dar corso a tutte le richieste che ci arriveranno”.
“Oggi l’economia mondiale sta attraversando una crisi difficile, e l’emorragia dei consumi non ha risparmiato le produzioni agricole. Ma vorrei ricordare che non ho mai conosciuto pessimisti che abbiano fatto fortuna, è necessario quindi guardare con fiducia ai prossimi mesi consapevoli che il sistema economico sta già mostrando i primi segnali di ripresa”.
“La nostra agricoltura - continua il Ministro - possiede un punto di forza notevole, che è quello delle produzioni identitarie dei nostri territori, sinonimo di eccellenza e qualità e per questo tipo di prodotti i consumatori sono disposti a spendere di più. Abbiamo, inoltre, a disposizione 160 milioni di euro che provengono dai sottoutilizzi comunitari, ovvero soldi europei che l’agricoltura italiana non riusciva a spendere e che tornavano all’Europa: ora ce li portiamo a casa”.
“Oggi secondo un recente sondaggio il 72% degli italiani sarebbe pronto a spendere di più se avesse la certezza dell’origine dei prodotti; il provvedimento sull’etichettatura approvato in questi giorni al Senato va proprio in questa direzione”.
“La scorsa settimana l’Italia ha aderito al documento promosso da Parigi contro la crisi europea del settore lattiero caseario. Un accordo che rafforza l’asse italo-francese e sottolinea la presenza di “una maggioranza qualificata” in Europa formata da 20 Paesi, che delineano una road map definita e condivisa per far uscire dalla crisi questo comparto oggi in difficoltà”.
“Un risultato diplomatico, che si unisce al lavoro di squadra che stiamo facendo con De Castro in Europa, e che ci fa ben sperare nel risultato positivo delle partite che stiamo giocando”.
“Spesso mi sento dire che abbiamo tagliato il bilancio dell’agricoltura, ma tra gli aspetti prioritari del mandato che ci hanno dato gli elettori c’era quello di rimettere a posto i conti dello Stato. I tagli hanno riguardato tutti i ministeri e la manovra finanziaria da 34 miliardi di euro è stata fatta senza mettere le mani in tasca agli italiani”.

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