Ieri, a Roma, in serata, è morto improvvisamente Stefano Bonilli. Nato a Bosco Chiesanuova (Verona) il 13 febbraio 1945, ha legato indissolubilmente il suo nome alla critica enogastronomica del Belpaese, da protagonista, essendone uno dei fondatori, o quanto meno uno dei “padri nobili”.
Dal quotidiano “Il Manifesto”, Bonilli, nel 1986, creò “Gambero Rosso”, la costola gastronomica del giornale, 8 pagine d’inserto, destinato ogni mattina a finire nella mazzetta dei politici e degli intellettuali italiani, a partire dal numero del 16 dicembre. Un percorso lungo che ha finito per portare il Gambero Rosso a diventare un vero e proprio “brand”, ancora oggi percepito come sinonimo di qualità, forte in Italia e nel mondo.
Nel 1992 il Gambero Rosso esce in edicola, come rivista mensile indipendente, ma qualche anno prima (1987), il team che intanto Bonilli aveva assemblato sotto la srl Gambero Rosso Editore, pubblicava la “Guida Vini d’Italia”, insieme con Slow Food. Nel 1990 nasce anche la guida “Ristoranti d’Italia” del Gambero Rosso. Nel 1999 è l’ora della tv: il Gambero Rosso firma un accordo con Rai Sat, per la creazione di un canale tematico dedicato a cibo e vino. Nell’ottobre del 2002 viene inaugurata a Roma, sulle rive del Tevere, la “Città del Gusto”, un contenitore enogastronomico, innovativo e che ha ispirato altre iniziative del genere, successivamente. In tutto questo, Stefano Bonilli è stato sul “ponte di comando”, da ideatore e realizzatore di queste idee a loro modo pionieristiche, con i “gradi” di direttore del Gambero Rosso. Fino al 2008, anno in cui lascia questa carica, non senza strascichi polemici.
Intanto, però, Bonilli aveva costruito quello che si può definire uno dei primi blog enogastronomici italiani, quel “Papero Giallo” (http://blog.paperogiallo.net), creato nel 2004, che è stato fonte di ispirazione per molti. Un’attività che divideva la “Gazzetta Gastronomica” (www.gazzettagastronomica.it), ancora un’altra invenzione di Bonilli.
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