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Russia: giù le vendite di spumanti, -3,6% nel primo semestre 2025 a 96 milioni di litri … Prima volta dal 2017. Giù anche i vini fermi (-1,6%) e i liquorosi (-12,2%), crescono i superalcolici (+3,9%) e il “mercato nero”. A dirlo, Rbc Vino … Il conflitto tra Russia e Ucraina, iniziato nel 2022, con la tragedia della perdita di vite umane e della distruzione, continua a generare effetti profondi anche sull’economia russa, influenzando i consumi interni. Le sanzioni internazionali, l’uscita di molte aziende straniere dal mercato e l’aumento dei costi di importazione hanno modificato radicalmente la disponibilità e i prezzi dei prodotti, vino incluso. In questo scenario di incertezza economica e restrizioni commerciali, anche il settore vinicolo russo mostra segni di cedimento, con un calo delle vendite che coinvolge tutte le principali categorie, dalle bollicine ai vini liquorosi. Per la prima volta dal 2017, il mercato russo dello spumante registra una battuta d’arresto. Nei primi sei mesi 2025, le vendite sono scese del -3,6%, fermandosi a 96 milioni di litri. Un dato che interrompe una corsa inarrestabile iniziata otto anni fa e accelerata dal 2022, con aumenti annuali superiori ai 5 milioni di litri e un picco record nel 2024, quando si è verificato un aumento di oltre 10 milioni di litri. Ma il rallentamento non riguarda solo le bollicine: anche i vini fermi calano del -1,6% (271 milioni di litri), mentre i vini liquorosi crollano del -12,2%, interrompendo una crescita costante che durava da otto anni. Emerge dai dati diffusi, nei giorni scorsi, dal Servizio federale per il controllo del mercato degli alcolici (Rosalkogoltobakkontrol) e dal sistema Emiss, riportati da Rbc Vino. A conferma di questo trend negativo, anche l’export del vino italiano verso la Russia, con il Belpaese tra i principali fornitori, anche di spumanti, ha subito un crollo significativo: secondo i dati Istat analizzati da WineNews, nel primo quadrimestre 2025, il valore delle esportazioni complessive di vino italiano in Russia si è fermato a 46,1 milioni di euro, segnando un -55% sullo stesso periodo dell’anno precedente con oltre 56 milioni di euro in meno, e con gli spumanti a -47% (per 25,7 milioni di euro). “Il calo è legato a una più ampia crisi nel settore del commercio al dettaglio russo. Le vendite di beni di uso quotidiano sono in calo, e la rete legale di vendita di alcolici si è ridotta a causa di nuove restrizioni locali, come quelle introdotte nella regione di Vologda - fa notare Alexander Stavtsev, vicepresidente Associazione degli Esperti del Mercato Retail - i prodotti importati sono i più colpiti, mentre i vini di produzione russa sembrano reggere meglio l’urto”.
Nel complesso, le vendite al dettaglio di bevande alcoliche (escluse quelle fermentate) sono diminuite del -12,9%, totalizzando 973 milioni di litri. Tuttavia, alcune categorie hanno mostrato segnali di crescita tra cui liquori e vodka locali con +14,9% (86 milioni di litri), e superalcolici (whisky, rum, gin e tequila) con +3,9% (68 milioni di litri). Secondo Andrey Moskovsky, presidente di Alcopro, società che opera nel commercio degli alcol e distillati di origine agricola, “la crescita è dovuta alla localizzazione della produzione. L’uscita di molte aziende straniere e l’aumento dei costi di importazione hanno favorito i marchi locali, che ora sostituiscono whisky e tequila importati. I consumatori, più attenti al prezzo, stanno passando dal cognac al whisky, ora più accessibile. Nonostante ciò, le vendite di vodka sono scese del -5% attestandosi a 351 milioni di litri, tornando ai livelli del 2020. Anche il cognac è in calo, segnando un -10,5% (61 milioni di litri), pur restando sopra i livelli del periodo compreso tra 2017 e 2022”. “Parte del calo apparente nelle categorie a basso contenuto alcolico deriva da una riclassificazione statistica. Secondo l’Associazione Russa dei Partecipanti al Mercato degli Alcolici (Ratk), alcuni produttori di bevande a bassa gradazione, alcolici a base di frutta e bevande contenenti uva senza etanolo, hanno riclassificato i prodotti come bevande fermentate, escludendoli, così, dalle statistiche tradizionali. Le conseguenze sono state drastiche facendo segnare un crollo nelle vendite registrate del -89,1% per i prodotti a bassa gradazione alcolica, del -74,6% per le bevande alcoliche a base di frutta, e del -61,6% per le bevande contenenti uva senza etanolo”, afferma Rbc Vino. Secondo Maxim Chernigovsky, professore associato all’Accademia Presidenziale di San Pietroburgo, “le vendite legali di alcolici potrebbero continuare a calare. L’aumento delle accise, dei prezzi minimi e dei costi di importazione sta alimentando la crescita del mercato nero”. “I marchi stranieri premium di whisky e tequila sono oggi disponibili il 60–70% in meno rispetto al periodo pre-crisi e costano il 30-60% in più. Di conseguenza - continua Rbc Vino - i consumatori stanno passando a opzioni locali più economiche o stanno riducendo il consumo”.
Ancora più preoccupante è il ricorso crescente all’alcol illegale. Chernigovsky osserva che “fino al 20% dei consumatori si sta rivolgendo a bevande “da garage” non autorizzate e al moonshine (distillati fatti in casa senza licenza). Questo è confermato dall’aumento delle vendite di attrezzature per la distillazione e da stime secondo cui il mercato nero degli alcolici forti supera i 200 milioni di litri all’anno”. “Nonostante il calo delle vendite ufficiali, il consumo totale di alcolici in Russia rimane stabile, ma si sposta sempre più verso canali non regolamentati, sollevando preoccupazioni sanitarie ed economiche”, conclude Rbc Vino.

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