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Agricoltura di precisione, breeding delle varietà e “fuori suolo”: l’Italia innova l’uva da tavola

Prodotto simbolo a “Macfrut” (8-10 maggio), il Belpaese ne è capofila europeo a produzione ed export, tra innovazione e rosee prospettive di crescita
AGRICOLTURA DI PRECISIONE, INNOVAZIONE, MACFRUT, UVA DA TAVOLA, Italia
Con un mercato in crescita, l’Italia punta sull’innovazione della coltura di uva da tavola

Trend di crescita positivo, quello dell’uva da tavola, che, come abbiamo già trattato più volte su WineNews, può crescere del +5,75% su scala globale, schizzando al +14% a livello europeo. Anche se il Vecchio Continente rimane fuori dal podio del mercato intercontinentale, ben al di sotto dell’Asia, che produce due terzi del totale mondiale e 10 milioni di tonnellate solo in Cina, e quindi di Sud America ed Africa rispettivamente al 10% ed al 9%, l’uva da tavola rimane un mercato significativo per l’Italia, capofila europea a livello di export e, con una media di 1 milione di tonnellate annue, produzione, e che sta puntando in maniera decisa sull’avanzamento e l’innovazione nella coltura della “table grapefruit”: dai progetti universitari di Palermo e Catania, a quelli del Crea, dall’agricoltura di precisione al miglioramento genetico delle varietà, sono molti gli avanzamenti sui quali il Belpaese punta e scommette. Basti pensare che, ormai, il 90% dei nuovi impianti produce varietà senza semi, che ammontano a più della metà del raccolto nazionale e che derivano da uno scrupoloso lavoro di miglioramento delle caratteristiche del frutto. E sarà proprio l’uva da tavola la protagonista a “Macfrut”, il salone internazionale dell’ortofrutta, edizione n. 41, dall’8 al 10 maggio a Rimini.
Come anticipato, tra le importanti innovazioni del sistema agricolo c’è sicuramente l’agricoltura di precisione, “componente sempre più importante del settore che ha come obiettivo di intervenire (irrigazione, concimazione, trattamenti antiparassitari) nel momento e con le dosi opportuni al fine di ridurre il consumo delle risorse. ma nel contempo aumentare la qualità e la quantità dei raccolti - spiega Giuseppe Ferrara, docente di Arboricultura Generale e Coltivazioni Arboree dell’Università Aldo Moro di Bari anticipando alcuni temi che affronterà l’8 maggio a “Macfrut” - vengono raccolte informazioni, utilizzando l’Internet of Things (IoT), mediante l’impiego di sensori e applicazioni si ottiene un quadro dello stato idrico, nutrizionale e sanitario delle colture”. Strumenti imprescindibili nell’ottica di una moderna agricoltura, quindi, “per gli agricoltori, ed in particolare per i viticoltori da tavola, che possono valutare le informazioni e le analisi in tempo reale” e che, come dimostrato da alcuni studi, possono “incrementare raccolti e fatturati fino al 20%”, e che, oltre a facilitare la salvaguardia di risorse naturali ed “acqua, sempre più preziosa, favoriscono nuova occupazione in un settore importante come quello dell’uva da tavola, con effetti importanti sulla sostenibilità economica ed ambientale”. Nel suo intervento, Ferrara tratterà anche il tema del vitivoltaico che definisce come “possibile nuova frontiera per il mondo agricolo”.
Ma non solo, come dice il professor Bruno Mezzetti, docente di Breeding e biotecnologie delle colture frutticole dell’Università Politecnica delle Marche e relatore del Simposio, al quotidiano “Il Sole 24 Ore”, “a livello mondiale il breeding dell’uva da tavola è oligopolio di tre grandi multinazionali, la californiana Sun World, l’anglo-francese Bloom Fresh e l’israeliana Grapa, ma in Italia ci sono programmi interessanti”. I programmi a cui il professore si riferisce sono quello dell’Università di Catania, curato dalla professoressa Alessandra Gentile che sfrutta il germoplasma siciliano, quello dell’Università di Palermo, portato avanti dal professor Rosario Di Lorenzo che punta alla destagionalizzazione della produzione mediante impianti “fuori suolo” e quello dell’istituto di viticoltura del Crea. “La genetica ha permesso fin qui di creare acini più grossi e senza semi (partendo dall’antica varietà persiana apirena, l’uva sultanina), con una maggior gradazione zuccherina, un aroma moscato e diverse colorazioni, ma un altro carattere chiave per migliorare le cultivar è la precocità - conclude il professor Mezzetti - l’obiettivo è anticipare la produzione e adattare le viti ad ambienti climatici sempre più caldi. Con la tecnica del “fuori suolo” si allevano piante in vaso con sistemi intensivi e in ambiente protetto, in serra. Ancora non è un’alternativa competitiva rispetto ad un impianto in campo aperto, ma lo sarà dato lo scenario di riscaldamento climatico che si prospetta anche in Italia”.
Questi ed altri temi a Macfrut (8-10 maggio, a Rimini): dagli approfondimenti specifici sui programmi genetici, alla selezione e le nuove cultivar, alle innovazioni sulle tecniche di precisione per la coltivazione passando per la gestione dei sistemi produttivi (suolo, fuori suolo, gestione delle acque, nutrizione e gestione dei parassiti e delle malattie), arrivando alle tecniche di conservazione, lavorazione e gestione della qualità post-raccolta e terminando con le varietà preferite dal consumatore. Sarà poi il momento delle analisi dei trend di mercato e dell’andamento della produzione, alla presenza dei top player mondiali, che il 9 maggio animeranno il “Macfrut Table Grape Global Players” e il 10 maggio sono in programma le visite tecniche, guidate da esperti nel campo prova, in quello che è stato definito “Table grape on field”.

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