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“Allarme a tavola per i mondiali 2014: il Brasile tra i paesi dove è più diffuso il made in Italy alimentare taroccato, dal Parmesao alla Pomarola”. A dirlo la Coldiretti. Focus - Culatello di Zibello dop, “stop alla volgarizzazione del nome”

“Allarme Mundial a tavola: il Brasile si classifica tra i paesi dove sono più diffusi i prodotti alimentari made in Italy taroccati, dal Parmesao alla Pomarola fino al salame Milano di tipo carioca”. A dirlo la Coldiretti.
“Sull’atteso appuntamento le ombre non riguardano solo i ritardi nei lavori e le proteste delle classi più disagiate ma anche la qualità dei piatti serviti come italiani senza alcun legame con il sistema produttivo nazionale. Un inganno in cui rischiano di cadere le centinaia di migliaia di tifosi che da tutto il mondo arriveranno in Brasile per seguire il campionato di calcio e che - sottolinea la Coldiretti - rischia di provocare un grave danno economico e di immagine alla produzione made in Italy”.
“Sui banchi dei supermercati e nei ristoranti del Brasile è possibile acquistare prodotti e piatti che - denuncia la Coldiretti - richiamano in modo spudorato ai cibi più tipici dell’Italia senza avere nessuna delle caratteristiche qualitative, di sicurezza e di legame con il territorio nazionale. L’azione di una task force della Coldiretti ha permesso di scoprire la commercializzazione di prodotti come il Gran formaggio tipo grana, la ricota d’Itália, il formaggio tipo a d’Itália, la pomarola, il parmesao e il salame tipo Milano rigorosamente prodotti in Brasile. Tutti prodotti che - continua la Coldiretti - possono trarre in inganno sulla reale origine anche perché spesso le confezioni richiamano nei colori al tricolore e nelle immagini all’Italia. Anche per questo è particolarmente apprezzabile - sostiene la Coldiretti - la campagna istituzionale “#iomangioitaliano”, realizzata dal ministero delle Politiche agricole alimentari in collaborazione con la Figc con un testimonial di eccezione: il commissario tecnico della Nazionale di calcio Cesare Prandelli, protagonista dello spot istituzionale dell’iniziativa, visibile anche sul sito Internet del Governo”.
“L’obiettivo prioritario della campagna #iomangioitaliano - sottolinea Coldiretti - è quello di contrastare a contraffazione attraverso l’informazione e aumentare il grado di conoscenza dei marchi Dop e Igp, tra i consumatori raccontandone il valore e le caratteristiche distintive. Legare insieme due simboli del made in Italy come il cibo italiano e la nazionale di calcio è un importante sostegno all’azione delle imprese che lottano per conquistare spazi di mercato nella difficile congiuntura economica. Gli azzurri - precisa la Coldiretti - sono gli ambasciatori dell’italianità nel mondo che trova proprio nell’alimentazione il suo carattere più distintivo. Il falso made in Italy a tavola vale nel mondo 60 miliardi pari a quasi il doppio del valore delle esportazioni dei prodotti alimentari nazionali originali.
L’“agropirateria” internazionale utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale e frena le potenzialità dell’export che nel 2013 ha raggiunto la cifra record di 33,4 miliardi di euro. Sul piano internazionale questo fenomeno - conclude la Coldiretti - va combattuto con l’informazione ma va anche cercando un accordo sul commercio internazionale nel Wto e facendo chiarezza a livello nazionale ed europeo dove occorre estendere a tutti i prodotti l’obbligo di indicare in etichetta l’origine dei prodotti alimentari”.

Focus - Il re della salumeria made in Italy, il Culatello di Zibello dop, dice stop alla volgarizzazione del proprio nome. Così il presidente del Consorzio, Tito Tortini
Il re della salumeria made in Italy, il Culatello di Zibello dop, chiede di essere tutelato dalla volgarizzazione del proprio nome per evitare che il consumatore si confonda. A lanciare l’allarme alla presentazione di Eurocarne, manifestazione in programma dal 10 al 13 maggio 2015, è stato Tito Tortini, presidente del consorzio di tutela del Culatello di Zibello Dop. “Non mi riferisco però alla protezione del Culatello di Zibello - avverte Tortini - perché per quello c’è un disciplinare di produzione e c’è un marchio europeo che ci difende, o almeno dovrebbe farlo, dalle imitazioni. Purtroppo il fenomeno che si sta verificando è ancora più subdolo”.
“L’invasione sul mercato di culatte - spiega il Presidente - commercializzate spesso col nome di culatello con cotenna. Un prodotto che si presenta bene al taglio, non posso dire che non sia buono, ci mancherebbe, ma non ha nulla a che vedere con il Culatello di Zibello Dop. Difatti, anche a valore, costa meno della metà, ma ha un’altra lavorazione, molto più industriale, con suini che provengono talvolta anche dall’estero. Manca la cura artigianale che mettiamo noi 22 soci del consorzio di tutela, è un prodotto che non fa cantina e che non è nemmeno lontanamente nostro parente”. “Purtroppo, è questo il problema - continua Tortini - Non ne possiamo più di una proliferazione di prodotti che utilizzano il nome di culatello come specchietto per le allodole: salame di culatello, lardo di culatello, pepita di culatello, culatta con cotenna”.
“Abbiamo sollecitato il ministero delle Politiche agricole e lo ha fatto anche l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, affinché si ponga fine all’utilizzo di un nome come culatello, che riteniamo debba identificare una parte anatomica del maiale ben definita. Poi una cosa sono il disciplinare e il marchio Dop, un’altra il nome di culatello, che tuttavia deve trovare una definizione precisa, puntuale e riconoscibile all’interno del cosiddetto decreto salumi. Così solo chi utilizza una determinata parte anatomica del suino potrà usare il termine culatello, così come solo chi fa parte di una ben definita area, utilizza determinati suini con una provenienza specifica e si attiene al disciplinare del nostro consorzio potrà fregiarsi del marchio Dop. Non possiamo più tollerare la volgarizzazione del nome e ci aspettiamo una presa di posizione da parte dei tre Ministeri coinvolti: quello delle Politiche Agricole, della Salute e dello Sviluppo Economico”.
“Il Consorzio del Culatello di Zibello Dop ha il compito di tutelare e certificare il prodotto. Per ogni singolo culatello preleviamo 1,10 euro, somma che viene utilizzata per finalità promozionali, di tutela, istituzionali. Come Consorzio non facciamo attività di acquisto e vendita dei salumi, a quello ci pensano le aziende”, spiega il presidente. Oltre alla difficile situazione legata alla contraffazione e alla volgarizzazione del nome culatello si è aggiunta anche la crisi.
“Le 22 aziende socie del consorzio producono poco meno di 50.000 pezzi - continua Tortini - ma dal 2012 abbiamo avuto un crollo verticale, quando siamo arrivati a produrne oltre 70.000 rispetto all’anno precedente, quando eravamo intorno ai 50.000. Nell’accelerazione che abbiamo impresso alla produzione siamo stati troppo ottimisti. Non ci siamo resi conto che la crisi ha colpito anche noi ed è per questo che poi abbiamo compresso i volumi, ritornando sui 50.000 culatelli. D’altronde la recessione ha colpito un po’ tutti e non ha risparmiato un prodotto di alta qualità come il nostro, che non è a buon mercato e che tradizionalmente trova un canale di commercializzazione forte nel cosiddetto regalo. Il 30% circa dei culatelli veniva regalato a Natale. Con la crisi, soprattutto nell’ultimo anno, non è quasi più così. Il contraccolpo è stato enorme e ritengo sia stato questo il motivo principale che ha portato alla contrazione delle produzioni. D’altronde c’è ancora molto magazzino e un culatello quando arriva ai 36 mesi di stagionatura comincia ad essere al limite. Per quanto riguarda l’esportazione, invece, non abbiamo dati ufficiali, ma ritengo che la media sia intorno al 3-4% della produzione totale. Arriviamo in Europa e in molti altri paesi, dal Canada all’Australia, dal Giappone a Hong Kong. Ma il culatello è un salume delicato, di difficile gestione, serve una certa cultura per poterlo proporre e per poterlo apprezzare”.
Anche il tentativo di commercializzare il Culatello di Zibello Dop pre-affettato in vaschetta non ha avuto i risultati sperati. “Siamo riusciti come Consorzio ad ottenere la possibilità di affettare e mi attendevo risultati positivi, invece non è stato così - dichiara il presidente - forse perché, se è pur vero che il pre-affettato è in aumento, si tratta di un trend che riguarda in modo quasi esclusivo la grande distribuzione organizzata, che privilegia una politica sui prezzi. Il Culatello di Zibello Dop si rivolge prioritariamente alle gastronomie, alle salumerie, a target molto più specializzati e di livello superiore. Che però comprano il prodotto intero e non pre-affettato. Pensavo invece che l’operazione potesse avere successo con i ristoranti, dove per alcuni può essere impegnativo acquistare un culatello di quattro chilogrammi. Invece mi sbagliavo, forse dovremmo divulgare di più questa opportunità ai ristoratori”. Un quadro complesso quello del mercato del Culatello di Zibello Dop che deve legarsi a una ripresa dei consumi soprattutto in Italia e ad un rapporto diretto con operatori qualificati. “Dovrebbe riprendere il treno-Italia, ma non vedo la ripresa così vicina. Dovremmo avvicinarci di più, per la tipologia di prodotto che abbiamo, a operatori qualificati. Il consumatore generico si approccia a noi finché è gratis”, è l’auspicio del presidente Tonini che aggiunge: Eurocarne il prossimo anno per la prima volta si avvicinerà alla filiera completa del settore carneo e per noi come Consorzio sarà un’opportunità da non perdere per instaurare un dialogo diretto con consumatori qualificati e non generici e soprattutto, importante per noi, con ristoratori, gastronomie e salumerie tradizionali”.
Info: www.consorziodelculatellodizibello.it

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