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Alta tensione tra Francia e Spagna: i Jeunes Agriculteurs della Languedoc prendono d’assalto il vino iberico nei supermercati di Nîmes, per Madrid è “un attacco al libero commercio”. L’ultima tappa di una deriva violenta, ma questo è il mercato

Non accenna a spegnersi lo scontro tra i viticoltori francesi ed i colleghi spagnoli, vissuto in realtà su un solo versante, quello francese appunto. Dopo aver preso di mira i camion in arrivo dalla Spagna, bloccandoli alla frontiera e sversandone il contenuto, proprio come accadeva negli anni ‘80, quando però il “nemico” era l’Italia, adesso nel mirino dei giovani vigneron della Languedoc finiscono i supermercati. Il 30 marzo, infatti, un vero e proprio squadrone, formato da membri di due diverse associazioni, i Jeunes Agriculteurs ed il Syndicate of Vigernons Gardois, è andato in tre supermercati di Nîmes, alla ricerca di vino spagnolo a basso prezzo: tra lo sgomento del personale, i vignaioli hanno svuotato interi scaffali di vino, svuotando centinaia di litri nei parcheggi dei punti vendita assaltati. Una forma di protesta che di pacifico non ha davvero nulla, ma che serve, secondo Zoé Cuxac, portavoce dei Jeunes Agriculteurs, “a lanciare un messaggio, perché quello non è vino francese, ma chi lo compra pensa che lo sia, vogliamo fare pressione direttamente sui supermercati”.
Una reazione, in effetti, l’hanno scatenata: quella, irata, di Madrid, che ha affidato al Ministero degli Affari Esteri il compito di riportare all’ordine i rapporti tra i due Paesi. Nella lettera inviata a Parigi si parla apertamente di “attacchi al vino spagnolo come attacchi alla libertà del commercio”, ma anche come “violenta violazione del mercato unico, pilastro fondamentale dell’Unione Europea”. Nulla di nuovo sotto il sole, è da almeno un decennio che il Comité Régional d’Action Viticole si batte contro gli effetti della globalizzazione, raccogliendo anche il sostegno, in campagna elettorale, della candidata alle Presidenziali di estrema destra, Marine Le Pen, ampiamente battuta domenica dallo sfidante e neo presidente Macron. Da inizio anno sono molte le azioni riconducibili al Comité Régional d’Action Viticole, da un camion cisterna svuotato vicino Narbonne al danneggiamento degli uffici di Béziers, uno dei maggiori wine broker del Paese, a Vergnes e Passerieux, passando per i danneggiamenti ed i sabotaggi ai supermercati.
Per il Governo spagnolo la deriva violenta di alcuni gruppi rappresenta un vero e proprio “fallimento dello stato di diritto”, e le Procure di Francia, in questi anni non sono certo state a guardare, specie perché le frange più estreme si sono macchiate di reati come vandalismo, rapimento e persino attentati. Ecco perché, come racconta il magazine “Wine Spectator” (www.winespectator.com) nella ricostruzione di questi ultimi mesi di tensione, i Jeunes Agriculteurs, al di là degli eccessi di queste ultime settimane, da neonate associazione di categoria, ci tengono a prendere le distanze. Anche perché, finora su di loro non pende alcun capo d’imputazione, e le prossime mosse dovrebbero essere improntate al confronto pacifico ed all’educazione dei consumatori, con volantini ed iniziative all’esterno dei supermercati.
Buoni propositi, dopo una deriva pericolosa e fuori dal tempo, perché il mercato unico esiste da anni, ne beneficia la Francia, leader in valore nell’export enoico, con la Gran Bretagna come sbocco primario delle sue produzione di qualità, e ne beneficia, su tutt’altro livello, la Spagna, primo esportatore nell’Esagono, che nel 2016 ha importato qualcosa come 68 milioni di casse di vino, pari a 730 milioni di dollari. Perché questo è il mercato: gli spagnoli vendono il loro vino sfuso, compreso il trasporto, a 40 euro al quintale, mentre i vigneron francesi, che scontano un incidenza della forza lavoro maggiore e dimensioni aziendali minori, non scendono sotto gli 80-85 euro ad ettolitro.

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