Secondo alcuni si è fatto “tanto rumore per nulla”, perché di fatto, tutti i vini a denominazione della Valpolicella, dal Valpolicella al Recioto al Ripasso, e anche al “re” Amarone, in pianura, si sono sempre prodotti. Nonostante una norma del 1965 che, formalmente, lo proibiva nei terreni sotto i 300 metri sul livello del mare, ma che, nei fatti, non è mai stata applicata, e che ora con il voto favorevole alle modifiche proposte dal Consorzio della Valpolicella (www.consorziovalpolicella.it), espresso dalla maggioranza dei soci, nell’ultima assemblea, si è voluto abrogare definitivamente.
Nessun allargamento della zona di produzione, dunque, come sostengono alcuni, ma semplicemente una messa in regola dello “status quo”, secondo altri, senza la quale tante cantine che hanno terreni in pianura, avrebbero rischiato di non poter più produrre nessun vino a denominazione della Valpolicella. In ogni caso, per conoscere la posizione ufficiale del Consorzio e chiarimenti più approfonditi su tutti i cambiamenti ai disciplinari dei vini della Valpolicella, si dovrà aspettare la prossima conferenza, forse il 15 maggio. “La questione è complessa, noi speriamo che ci sia una nuova apertura al dialogo su una tematica tanto delicata per il futuro della denominazione” commenta Marilisa Allegrini, alla guida delle Famiglie dell’Amarone d’Arte (Allegrini, Begali, Brigaldara, Masi, Musella, Nicolis, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Venturini, Zenato, www.amaronefamilies.it).
“La cosa certa è che tutte le anime del territorio, alla fine, hanno a cuore il futuro della denominazione, ma va trovato un punto di sintesi tenendo conto comunque del fatto che collina e pianura non sono la stessa cosa, e che l’Amarone non è una commodity, ma un vino che ha successo solo se si punta sulla qualità. La posizione del Consorzio così non è accettabile”. Chiedono chiarimenti anche i Federazione Vignaioli Indipendenti della Valpolicella (Fivi, www.fivi.it), tra cui nomi come Brigaldara, Dal Forno, Speri e Roccolo Grassi, per citarne alcuni, che volevano un rinvio della votazione, e che, ora, tra le altre cose, chiedono “delucidazioni sulla costituzionalità dell’articolo 16 dello Statuto del Consorzio su deleghe e voti, e che di fatto rischia di creare un “cartello” che taglia fuori i piccoli dai processi decisionali ...”.
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