Doc dal 1979, il Montefalco Sagrantino “compie” proprio quest’anno quaranta anni (è Docg dal 1992), proponendo ad “Anteprima Sagrantino 2019” (fino a domani, a Montefalco) l’annata 2015 (rating a cinque stelle, il massimo possibile), non priva anche tra le colline umbre di grandi aspettative. Un’annata frutto di un inverno piovoso, una primavera con elevata irradiazione solare e ventilata, un’estate asciutta, calda e soleggiata. Insomma, un andamento meteo, nel complesso, ottimale. Le uve sono così giunte in cantina con concentrazioni zuccherine significative e profili polifenolici ricchi e possenti. Il Montefalco Sagrantino, ricordiamolo, è ottenuto da un vitigno decisamente tipico e originale, dal patrimonio tannico molto importante, superiore perfino a quello del Nebbiolo, e si presta alla produzione di vini dalle strutture imponenti e dai profumi intensi e incisivi. Una caratterizzazione spiccata che, soprattutto da giovane, non rende merito in termini di eleganza a questo vino, che, probabilmente, trova la sua dimensione migliore con qualche anno in più sulle spalle, diventando più malleabile in bocca e più sfaccettato aromaticamente.
Detto questo, però, annate tendenzialmente calde come la 2015 aiutano il Sagrantino a trovare un’espressività piena anche a distanze temporali nell’arco di un lustro.
L’interpretazione più recente di molti produttori, va aggiunto, sta trovando anche una strada alternativa, caratterizzata da una ricerca stilistica più precisa verso vini meno opulenti e più eleganti. Un trend che non solo indica la gioventù della tipologia e i suoi margini di crescita (a cominciare da una valutazione più attenta del grande potenziale d’invecchiamento di questo rosso che, solo oggi, comincia a fornire una profondità di annate che può dare un’idea più compiuta) ma anche l’attenzione verso la sperimentazione di molti attori del territorio che, a cominciare dall’uso del legno grande per l’affinamento, stanno cercando strade più personali.
Ma veniamo ai migliori assaggi di WineNews ad Anteprima Sagrantino, evento firmato dal Consorzio Vini Montefalco.
Profumi dai tocchi più floreali che fruttati per il Sagrantino di Montefalco 2015 di Benedetti e Grigi. Interessante l’esordio di Ilaria Cocco che mette in campo il Sagrantino Phonsano 2015, dal fruttato intenso e dolce e dal gusto pieno con toni dolci di nuovo protagonisti. Ancora da farsi completamente al naso Il Colletondo 2015 di Tenuta Bellafonte, che trova per adesso il suo punto di forza in una bocca balsamica e dal buon contrasto. Frutti scuri e definiti per il Sagrantino di Montefalco 2015 di Fongoli, dal palato robusto e non privo di slancio. Raffinato e dalla cifra stilistica precisa e ben leggibile il Sagrantino di Montefalco 2015 di Antonelli, dai profumi di sottobosco e piccoli frutti rossi e dal gusto inciso e ritmato. Dal tratto decisamente speziato e balsamico il bagaglio aromatico del Sagrantino 2015 di Pardi, dallo sviluppo gustativo succoso e vivace. Convincente il 2015 di Perticaia, dal naso tonico di frutta rossa fragrante e spezie e dalla bocca succosa e definita. Naso non ancora del tutto sviluppato ma già di bella intensità fruttata il Sagrantino di Montefalco Carapace 2015 di Castelbuono (Famiglia Lunelli), dal gusto molto sapido. Molto concentrato nei profumi di frutta scura e spezie il Sagrantino di Montefalco Grimaldesco 2015 di Tabarrini, dallo sviluppo gustativo pieno e avvolgente. Alla classica coppia di Sagrantino, Collepiano e 25 Anni, si aggiunge quest’anno per Caprai, la cantina che ha rilanciato il vitigno ed il territorio nel mondo, il “Valdimaggio”, ovvero il vino interamente seguito, dalla vendemmia all’affinamento, dal wine maker Michel Rolland, che certo non ha bisogno di presentazioni. Tornando ai vini dell’azienda leader del Sagrantino, ritroviamo ben declinata un’annata di quelle che si ricorderanno, con il Collepiano 2015 a recitare il ruolo di vino di impostazione più leggiadra, mentre il nuovo Valdimaggio e il 25 Anni a recitare il ruolo di campioni dell’intensità fruttata e della forza strutturale del Sagrantino, a cui uniscono morbidezza ed avvolgenza in bocca.
Vini, i Sagrantino di Montefalco ed il Montefalco Doc, che nascono, peraltro, da uno dei territori dell’Italia enoica che, per primo, ha investito sul tema della sostenibilità. Tanti i protocolli “territoriali” messi in campo, in quella che è definita la “Montefalco New Green Revolution”, ma anche le iniziative delle singole aziende (il 28% delle quali praticano agricoltura biologica convenzionale, biodinamica certificata o sono in conversione al biologico certificato).
E proprio da Montefalco, arriva la notizia della certificazione “Viva”, l’unica assegnata dal Ministero dell’Ambiente, alla cantina Lungarotti, una delle realtà più importanti del vino umbro, con tenute e vigneti tra Torgiano e Montefalco, a cui è stata riconosciuta una corretta gestione sostenibile della propria organizzazione per tutti e 4 gli indicatori previsti dal disciplinare (territorio, aria, vigneto e acqua) dopo una serie di verifiche iniziate 2 anni fa.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024