ARRIVA IL BEAUJOLAIS DEL 2000

Annata “eccellente” grazie alle “eccezionali condizioni metereologiche”: è questo la comunicazione che dalla Francia accompagna il Beaujolais del 2000. “Quest'anno sa di mora o di ribes. E' intenso e profondo. Offre una buona riserva di potenza aromatica”, ha sottolineato Michel Deflasche, rappresentante dell'Unione Interprofessionale dei vini del Beaujolais. In vendita da oggi in base
ad un consolidato ed efficace rito promozionale, prodotto in un'omonima regione del sudest della Francia, il Beaujolais è una delle glorie dell'export francese: quest'anno ne saranno mandate all'estero oltre 27 milioni di bottiglie su un totale di 60 milioni. Germania, Stati Uniti e Giappone sono i mercati meglio disposti verso questo tipo di vino per il cui lancio molti negozi aprono apposta allo scoccare della mezzanotte (il costo della bottiglia è, di media, sulle 15.000 lire).

Il Beaujolais nasce da un procedimento vecchissimo della macerazione carbonica delle uve: consiste nell'infilare in tini chiusi gli acini di uva, dopo una settimana a causa delle fermentazioni primarie i chicchi esplodono e si ottiene così un'ammostatura anaerobica che sviluppa tutti gli aromi olfattivi, poi l'uva viene pressata sofficemente, passata in tino per una veleocissima rifermentazione per fare le evoluzioni secondarie e il vino viene imbottigliato, riposa in vetro 2/3 settimane e va in commercio. Fu il grandissimo enologo francese Peynaud a ridare slancio a questa vinificazione per ottenere vini fruttatissimi, non di struttura, molto beverini.

I dieci migliori sono: Broully, Chenas, Chroubles, Fleurie, Magon, Moiln-a-vent, Regniè, Saint-Amour, Cote de Broully.
Al contrario del Novello, che è prodotto con diverse uve (merlot, sangiovese, cabernet …), tutto il Beaujolais è gamay in purezza (sono pochi i produttori che aggiungono piccole quote di petit verdot o di pinot noir).