Vino e terroir, un connubio unico. Ma che va potenziato, nell’interesse dell’ambiente, del turismo e dell’economia del territorio in generale. È partendo da questo presupposto che il Catap-Coordinamento delle associazioni tecnico-scientifiche per l’ambiente e il paesaggio, ha promosso il convegno “Paesaggi del vino. Valori, esperienze, rischi e opportunità”, di scena ieri a Roma, alla Società Geografica Italiana, a Villa Celimontana. Un convegno che non solo ha voluto “offrire lo stato dell’arte sul rapporto paesaggio-vino - spiega Giuseppe Gisotti (Società Italiana di Geologia Ambientale - Sigea) - ma anche proporre un decalogo che aiuti enti pubblici e privati a sviluppare questo connubio virtuoso”.
Secondo il manifesto messo a punto dal Catap, occorre innanzitutto “Promuovere in modo integrato le qualità dei vini con quelle dei loro luoghi di produzione”. Ancora: “Tutti i soggetti interessati devono poter contribuire”; “Riconoscere le esigenze e le responsabilità dei fruitori dei vini e dei paesaggi”; “Promuovere i vini, promuovere i buoni cibi ad essi legati”; “Promuovere i vini, promuovere i prodotti locali vicini”; “Bassi impatti aziendali sull’ambiente”; “Sviluppare opportunità positive nelle relazioni tra aree di produzione e città”; “Aumentare la conoscenza, la consapevolezza, le condivisioni”; “Migliorare l’informazione e la comunicazione”; “Sostenibilità come criterio generale di guida”.
Sergio Malcevschi (Associazione Analisti Ambientali - Aaa) spiega a Winenews come “il nostro decalogo è una proposta che mettiamo on line; chi vorrà fare osservazioni e dare suggerimenti potrà dunque interagire. La stesura definitiva avverrà a fine anno”. Secondo Malcevschi i punti di incontro tra vino e paesaggio sono naturalmente nei viaggi, eventi vari, nelle bottiglie come oggetto in sé ma anche strumento di informazione attraverso l’etichetta e nelle opportunità offerte dal web. Quest’ultimo in particolare potrebbe essere meglio sfruttato in abbinamento alle bottiglie. “Sarebbe bello - dice Malcevschi - se nel momento in cui assaporiamo un vino potessimo anche vedere le vigne e i luoghi di produzione. Sarebbe proprio un’emozione unica. Questa opportunità potrebbe darla magari il codice Qr che oggi non viene sufficientemente utilizzato per il potenziale che ha”.
Che il vino e paesaggio siano un abbinamento vincente lo dimostrano i vari riconoscimenti Unesco o il bollino Giahs (Globally Important Agricultural Heritage Systems) della Fao assegnati in Italia a vari territori del vino. “E la lista potrebbe allungarsi”, annuncia a Winenews Maria Cristina Tullio (Aiapp - Associazione Italiana Architettura del Paesaggio). Oltre alla Colline Vitate del Soave, il cui dossier è già in fase più avanzata, “ci sono infatti sedici proposte da noi avanzate al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo per l’inserimento nel Registro nazionale dei paesaggi, tappa propedeutica all’eventuale riconoscimento Giahs Fao. E di queste 16 proposte, cinque riguardano territori del vino: i paesaggi terrazzati viticoli alle falde del Mombarone-Ivrea (Torino), il sistema terrazzato della Valle di Gresta (Trento), la collina arborata di Montalbano (Firenze), le colture terrazzate delle 5 Terre (La Spezia) e i vigneti tradizionali dell’Etna”.
“I vini e i vigneti - sottolinea Mirella Di Giovine, docente a La Sapienza Università di Roma - sono un’opportunità anche per l’ambiente urbano e periurbano”. Di Giovine si è soffermata su alcuni esempi di vigneti urbani, dal noto Clos di Montmartre a Parigi al vigneto pubblico di Prato Fiorito, zona della periferia capitolina riqualificata proprio da un parco pubblico che include un vigneto produttivo. “Vino che rappresenta un forte valore di coesione ed identitario per il quartiere - osserva Di Giovine - ma anche una risorsa per l’associazione locale che lavora per la sopravvivenza del parco”.
Per il Touring Club italiano i terroir sono una meta turistica da incoraggiare. “Il Touring ha sempre valorizzato i territori - osserva la vicepresidente Claudia Sorlini - cerchiamo di valorizzare il turismo sostenibile, quello delle aree interne, dove ci sono vigneti selezionati e tipici. Mi preoccupa invece quanto accaduto nel Triveneto dove si sono sviluppate delle grandi colture di vigneto che hanno spodestato le altre. Con la monocultura non c’è più biodiversità. E anche l’ambiente ne risente”.
Le Città del Vino tornano infine a ribadire come la promozione del paesaggio debba essere guidata da linee programmatiche. “Il vino ha bisogno di paesaggi di qualità - osserva a Winenews Paolo Corbini, vice direttore Città del Vino - così come all’interno della bottiglia ci deve essere vino di qualità e questo legame non può prescindere l’uno dall’altro. Quindi soggetti pubblici e privati devono collaborare sempre insieme affinché questo bene del paesaggio sia tutelato sempre nel rispetto di un’etica sostanziale che è quella del mantenimento della qualità della vita. Molti vignaioli e molti sindaci sono sensibili a questo argomento, il legislatore invece qualcosa in più potrebbe farlo”.
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