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ASSEMBLEA COLDIRETTI - “LA BUROCRAZIA NEL VIGNETO PIÙ DANNOSA DELLA GRANDINE, -10% DI VINI DOC. CON LE IMPRESE CHE DALLA PRODUZIONE DI UVA ALLA VENDITA DEVONO ASSOLVERE 70 ATTIVITÀ BUROCRATICHE E RELAZIONARSI CON 20 SOGGETTI DIVERSI”

Nell’ultima legislatura, che ha visto addirittura nascere un Ministero per la semplificazione, sono entrati in vigore adempimenti burocratici che hanno provocato la scomparsa del 10.000 della produzione italiana di vini Doc, il simbolo del made in Italy nel mondo. A dirlo Coldiretti, nell’Assemblea nazionale di scena Roma. “L’inefficacia della politica - ha sottolineato il presidente Sergio Marini - si traduce anche in una ridotta qualità dell’attività legislativa che spesso rimanda a provvedimenti amministrativi che alimentano una tecnocrazia fine a se stessa che mette a rischio la competitività delle imprese. Un esempio eclatante viene dal vino che è il prodotto alimentare più esportato all’estero, simbolo del made in Italy, ma che deve fare i conti a livello nazionale con un peso insostenibile di pratiche e documenti. Dalla vendemmia 2008 - ha denunciato Marini - sono stati introdotti 12 nuovi adempimenti burocratici a carico delle imprese vitivinicole che producono vini a Doc e Docg, per l’entrata in vigore dei Decreti Ministeriali 29 marzo 2007 prima e 2 novembre 2010 poi sui controlli per i vini a Denominazione. Il risultato è stato che molte aziende sono state costrette a rinunciare a produrre vini a denominazione d’origine per l’impossibilità di far fronte ad adempimenti spesso inutili che sottraggono ben 100 giornate di lavoro all’anno al tempo trascorso in vigna e in cantina e che hanno portato alla riduzione dei terreni destinati a produrre vini a Docg e Doc che sono passati dai 316.000 ettari del 2007 a 284.000 ettari del 2011, con una perdita stimata di produzione pari a oltre 100 milioni di litri di vino doc. Dalla produzione di uva fino all’imbottigliamento e vendita, le imprese devono assolvere a oltre 70 attività burocratiche e relazionarsi con ben 20 diversi soggetti che vanno dal Ministero delle Politiche agricole alle Regioni, dalle Province ai Comuni, fino ad Agea, Organismi pagatori regionali, Agenzia delle Dogane, Asl, Forestale, Ispettorato Centrale qualità e repressione frodi, Nac, Guardia di Finanza, Nas, Camere di Commercio, organismi di controllo, consorzi di tutela, laboratori di analisi. Ma il peso della burocrazia - rileva Marini - è anche nella impressionante quantità di norme di settore. Più di 1.000, contenute in circa 4.000 pagine di direttive, regolamenti, comunicazioni, note e decisioni del Consiglio e della Commissione europea, leggi, decreti, provvedimenti, note, circolari e delibere nazionali e regionali. Un carico che rischia ora di gravare ancora di più sulle imprese, con la messa a regime del nuovo sistema di certificazione e controllo dei vini a Denominazione. “Appesantire inutilmente i carichi burocratici per i riconoscimenti dei vini a denominazione di origine significa indebolire il legame del vino con il proprio territorio, ridurre la competitività del made in Italy e favorire la delocalizzazioni verso l’estero anche per effetto dall’annunciata liberalizzazione dei diritti di impianto, dello zuccheraggio e della nuova categoria dei vini varietali senza legame con il territorio di produzione”.

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