Non è usuale che il presidente di Confindustria partecipi alle assemblee di Federvini tanto che nemmeno gli imprenditori da più tempo in attività, ne avevano memoria. Ma Luca Cordero di Montezemolo, un passato come manager della Cinzano, ha dimostrato non solo di conoscere ma anche di apprezzare e molto il contributo del mondo del vino al successo del “made in Italy” nel mondo. E così non ha lesinato gli elogi ad “un settore cha saputo rinnovarsi assicurando qualità di processo e di prodotto e che ha ancora ampi margini di crescita specialmente nel Sud e in modo particolare in Sicilia, Puglia e Campania dove gli imprenditori sono eroici nei loro sforzi”.
Secondo il presidente di Confindustria Montezemolo “è necessario far crescere di dimensioni le nostre aziende e diventare sempre più delle colonne portanti del nostro export. Per farlo è necessario favorire le fusioni e le concentrazioni oltre che lavorare per il rafforzamento dei marchi”.
Il presidente di Confindustria, nel suo intervento, ha salutato con soddisfazione la rinnovata fiducia espressa dall’assemblea per Piero Mastroberardino, a cui è stato rinnovato il mandato anche per il triennio 2005/2007: “avrete un Presidente giovane e dinamico - ha detto - e vi informo che questa mattina ho firmato una lettera ufficiale con la quale vorrei chiedere al presidente Mastroberardino di partecipare come invitato permanente ai lavori della Giunta di Confindustria”.
Osservatorio di Mercato Federvini & Ac Nielsen
Consumi in calo, export in ripresa
Dati agrodolci per il mondo del vino: la stagnazione economica ha inciso, infatti, sui consumi interni di vino e di prodotti alcolici. Per il vino in particolare si può parlare di record negativo, in quanto i 28 milioni di hl consumati, di cui 1,8 importati (+300 mila hl rispetto al 2003) fanno scendere il consumo pro-capite a 48,3 litri annuali rispetto agli oltre 50 del 2003. Panorama chiaroscuro, quindi, per la filiera vitivinicola. Si conferma da un lato il declino dei vino sfuso (14,8 milioni di hl nel 2004) ma il vino confezionato presenta comunque una sostanziale stasi dovuta al declino dei consumi. Nel complesso i consumi di vino registrano un - 2,8%. Si accentua, anche se con minor spinta rispetto al passato, il ruolo della distribuzione moderna che vede in aumento in volume (4,9%) e valore (6,9%) la vendita di vino. In particolare iper e supermercati rappresentano oltre il 60% del venduto di vino in Italia. Nella ristorazione le cose vanno diversamente, con una stagnazione nel valore e una sensibile (-2,5%) diminuzione dei volumi venduti. Anche il mercato degli altri prodotti alcolici e degli spumanti presenta segnali di preoccupazione, con un -0,6% registrato nel 2004, dovuto in parte alla non buona performance degli spumanti. Rispetto ai singoli prodotti il 2004 è stato caratterizzato da un forte calo nelle vendite degli spumanti, in particolare prosecchi (-8,2%), secchi (-3,9%) ed in minor misura dolci (- 0.8%) segmenti che negli anni precedenti avevano fatto registrare aumenti consistenti. Male anche champagne, brandy stranieri e tequila, mentre sambuca, grappa e rhum si aggiudicano le migliori performance positive. Risultati negativi, dopo alcuni anni di ascesa, anche per i ready to drink. Se i consumi frenano l’export riprende. Per il vino il 2004 ha consentito di superare la soglia dei 14 milioni di ettolitri con un aumento sia in valore (+6,3%) che in quantità (+5,4%). Tra i Paesi di destinazione primeggia ancora la Germania con oltre 5 milioni di ettolitri (+7,7%), seguita dagli Stati Uniti, che continuano a superare i 2 milioni di ettolitri (+2,8%) di prodotto italiano importato. Anche in Gran Bretagna si registra una nostra maggior competitività. E’ da rilevare l’andamento positivo verso l’Australia (+23,9%), mentre la Cina praticamente doppia le quantità dell’anno precedente, passando da meno di 7 mila ettolitri a più di 13 mila (95,6%). E’ da sottolineare anche la crescita in valore (+10,8%) delle esportazioni di acquaviti e liquori nell’area CE ed il persistente trend positivo di incremento delle esportazioni di aceto di vino (+15,7% in quantità e +11,1 in valore), dovuto in larga parte all’Aceto Balsamico di Modena.
Vino & derivati: i numeri di un successo
il valore della filiera allargata sfiora gli 80 miliardi di Euro
Si conferma un successo, quello di vino, acquaviti, distillati, liquori, aceti, nello studio sulla filiera allargata condotto grazie alla convenzione tra la Federvini e il Dipartimento di Economia ed Ingegneria Agrarie dell’Università di Bologna. I numeri, aggiornati al 2002, parlano chiaro e consentono di pesare il valore di un comparto che rappresenta uno dei protagonisti del sistema agro-alimentare italiano e di gran lunga il leader del made in Italy. Le strutture del vigneto Italia e degli stabilimenti di produzione e trasformazione di vino, acquaviti, liquori, distillati, aceti valgono oltre 45 miliardi di euro, a cui si affianca, per l’anno 2002-2003, un flusso di prodotto che raggiunge i 21 miliardi di euro. La filiera è un contributore di prim’ordine per le casse dello Stato: il fisco riceve quasi 6 miliardi di Euro dal settore e il sistema previdenziale pubblico riceve 1 miliardo e 800 milioni di euro in contributi per il personale. I numeri dell’indagine dicono molto altro in termini di strutture, caratteristiche, distribuzione, investimenti e capitale umano del sistema vitivinicolo e dell’industria di trasformazione del vino e dei prodotti correlati. Il punto di partenza è la fotografia dei produttori viticoli italiani censiti, pari a 205.128. La distribuzione per macroregione mostra il Nord Est al vertice con il 30% del totale, seguito dal Sud adriatico (23%) e dalle Isole (17%). L’aggiornamento dell’indagine conferma alcune caratteristiche, non sempre positive, del vigneto italiano, in particolare l’estrema parcellizzazione delle imprese viticole. I produttori con un vigneto inferiore ai 2 ettari sono il 73% del totale, mentre i vigneti di medie dimensioni, 2-5 ettari, costituiscono il 18% del totale. Solo l’8% dei vigneti superano i 5 ettari. Il valore del vigneto Italia supera i 23 miliardi di Euro calcolati sull’estensione, 640.416 ettari, misurata dall’Istat nel 2000. Un terzo del totale appartiene al Nord Est seguita a non grande distanza dal Centro con il 22%. La parcellizzazione del vigneto Italia si riflette anche nella fase di trasformazione. Se guardiamo infatti alla suddivisione per classi di quantità di prodotto ci accorgiamo che il 78% delle unità di produzione non hanno superato i 100 ettolitri nel 2002. Il 6% ha prodotto tra i 100 ed i 200 hl, il 7% tra 200 e 500 hl. Solo il 2% dei produttori ha realizzato oltre 5000 hl in un anno. I dati di estrema frammentazione del comparto sono confermati anche dall’analisi della forma giuridica delle unità di produzione di vino. Nel 2002 l’89% del totale erano singoli produttori, agricoli o industriali, il 10% erano società e solo l’1% cantine sociali o associazioni produttori. L’età media dei produttori di vino appare ancora abbastanza alta, il 60% di loro ha più di 60 anni ed il 20% ha tra i 50 ed i 60 anni. Il valore dell’investimento in cantina - impianti e strutture di vinificazione - supera i 15 miliardi di euro, di cui oltre 9, pari al 58%, sono concentrati tra i produttori di oltre 10.000 hl di vino. Nell’ambito della filiera allargata, il valore degli investimenti strutturali nei liquorifici e distillerie supera i 3 miliardi di Euro. Sono 555 le fabbriche di liquori, distillati ed acquavite distribuite sul territorio nazionale, di queste ben 152 producono grappa. La distribuzione geografica mostra che il 62% del totale è concentrata nel Nord Italia. Anche per quanto riguarda la struttura produttive prevale la piccola impresa. E veniamo al capitale umano e ai redditi da esso generati. Il vigneto Italia impiega 115.734 addetti con un reddito da lavoro che supera i 2 miliardi di Euro. Ad essi si aggiungono i 48.773 addetti dell’industria di trasformazione di vino, distillati, acquaviti e liquori. Se aggiungiamo gli oltre 78 mila addetti della distribuzione che si occupano in parte dei prodotti della filiera, troviamo che il comparto dei vini, dei distillati e liquori impiega 242.878 addetti che generano un reddito da lavoro pari 4,8 miliardi di Euro. Dati, come si vede, importanti e decisivi per designare un comparto che ha imboccato da anni la strada della qualità e dell’export, ma che a volta si vede costretto ad agire nelle maglie troppo rigide di un sistema Paese ancora inadeguato ad affrontare la strada della globalizzazione. Mancano studi ed indagini complessive ed approfondite necessari ad accompagnare l’elaborazione di strategie commerciali vincenti. Federvini propone un suo percorso di studio e riflessione, come contributo agli associati e all’intera filiera. L’obiettivo ultimo della serie di studi avviata da Federvini insieme all’Università di Bologna nel 1999 e tuttora in corso, può considerarsi la costruzione di un sistema di monitoraggio della filiera vitivinicola “allargata”, fondato su di un periodico aggiornamento del quadro strutturale costruito nel corso dei primi anni di ricerca, ed affiancato da una seria di approfondimenti “a tema”, finalizzati ad arricchire ulteriormente il quadro di base così costruito. Nella speranza che costituiscano un utile strumento della filiera produttiva nella difficile navigazione nei mercati internazionali.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025