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ASSOENOLOGI: L’EXPORT DA GENANIO A SETTEMBRE 2013 CONTINUA A PORTARE BUONE NUOVE. CALANO DEL 3,4% I VOLUMI MA CRESCONO DELL’8,2% I VALORI ESPORTATI. BALZO DEL VALORE A LITRO DEL VINO MADE IN ITALY CHE PASSA DA 2,16 A 2,42 EURO (+11,9%)

Italia
Giuseppe Martelli, dg Assoenologi

A fronte di una contrazione dell’export nazionale nei primi 9 mesi del 2013 (-0,34%), il vino italiano scalda i motori in vista delle festività natalizie, e mette a segno un significativo balzo dei valori (+8,2%), superando quota 3,6 miliardi euro e un volume di 14,9 milioni di ettolitri, in leggera contrazione rispetto allo stesso periodo del 2012. Il terzo trimestre dell’anno consolida una dinamicità registrata nell’intero arco dell’anno.
Nel confronto con il trimestre precedente si registra un’impercettibile limatura di due punti decimali nei valori che non modifica l’importanza del risultato. Il valore medio unitario mostra una robusta accelerazione passando da 2,16 euro a 2,42 euro a litro (+11,9%); tendenza che mostra un’accentuazione nella crescita in settembre con un picco pari a 2,56 euro al litro. Questa la fotografia scattata dal centro studi di Assoenologi a pochi giorni dal termine del 2013, un anno che, nonostante la crisi ancora non superata, garantisce al mondo del vino del Bel Paese un confortante andamento delle esportazioni, preludio ad un 2014 ancora positivo.
Sotto il profilo dei volumi esportati si registra una costante riduzione a partire dal 2012, con valori a settembre dell’anno in corso tornati agli stessi livelli del 2009. La scarsità del prodotto alimenta le importazioni che tornano a crescere in valore del +10,4%, passando da 202 a 223 milioni di euro. Stabili i volumi dell’import, con un differenziale che si ferma a +3,1% sul settembre 2012. Il saldo dell’interscambio raggiunge quota 3,38 miliardi di euro.
“Nel paniere dell’offerta italiana guadagnano terreno - rileva Giuseppe Martelli, dg Associazione Enologi Enotecnici Italiani - in termini percentuali due principali tipologie: il prodotto sfuso e gli spumanti. Il vino sfuso mostra una crescita del +21,5%; gli spumanti del +16,3%. Si uniscono al coro della crescita ma in tono più pacato: il vino in bottiglia +6,0%, passando da 2.323 a 2.463 milioni di euro; e i frizzanti con un lieve incremento +1,8% ed una variazione da 273 a 277 milioni di euro. I mosti mostrano una flessione del -10,7%”.
Sui volumi, l’unico segno positivo è da ricercare negli spumanti +8,1% con un volume di consegne che varia da 1.205 a 1.303 mila ettolitri. Flessione marcata del prodotto sfuso (-7,8%) e la contemporanea crescita dei valori (+21,5%), da imputare alla lievitazione dei prezzi all’origine e al peso crescente delle confezioni bag in box collocate in alcuni mercati internazionali. In fase di recupero il vino in bottiglia che passa da -2,4% nel secondo trimestre al -1,7% registrato a fine settembre. Settembre segna una virata decisa per il vino in bottiglia con un dato complessivo positivo +3,1%, sullo stesso mese dell’anno precedente. La ripresa della domanda appare più vivace nella Ue con un deciso +6,2%.
Valore medio unitario in fase di ascesa rispetto allo stesso periodo del 2012 con variazioni articolate per tipologia: dal +5,7% dei friz-zanti, al +7,5% degli spumanti; dal +7,9% del vino in bottiglia al +31,8% del prodotto sfuso. Rispetto al trimestre precedente le variazioni sono minime e sono limitate a qualche centesimo di euro, confermando la stabilizzazione dei valori medi unitari.
L’andamento dell’export del vino sfuso nel corso degli ultimi mesi è risultato particolarmente vivace. Il salto dei valori dall’inizio del 2013 è decisivo con cifre che stanno nel range tra i 40 e 45 milioni di euro al mese. abbondantemente superiori agli anni precedenti e, non meno importante, la costanza del flusso.
I dati gennaio-settembre disegnano i tratti salienti del 2013, caratterizzati da una decisa ripresa del mercato dell’Ue a un tasso quasi doppio (+10,5%) rispetto ai mercati dei Paesi Terzi (+5,7%), con un’accelerazione in settembre ancora più evidente: (+15,6%) Ue e (+3,8%) Paesi Terzi.
La distanza in termini di valore tra le due grandi aree torna ad allargarsi, a favore dell’Ue. Le grandi aspettative riposte nella crescita dei mercati del Far East sembrano momentaneamente offuscate, ma ciò non toglie la loro importanza strategica nel panorama internazionale. L’export diretto verso l’Unione Europea nei primi nove mesi del 2013 ha totalizzato un valore di 1,9 miliardi, contro 1,7 miliardi euro registrato nei mercati dei Paesi Terzi. La flessione dei volumi, fenomeno generale dell’ultimo biennio, è risultata percentualmente più evidente nei Paesi Terzi, con un -4,5%, da 4.870 a 4.652 ettolitri, sullo stesso periodo dell’anno precedente; nell’Unione Europea la caduta dei volumi è più contenuta -2,8%, con una variazione da 10.550 a 10.251 mila ettolitri.
I valori medi unitari tendono a consolidarsi rispetto al secondo trimestre del 2013, con variazioni più evidenti nella Ue +13,7%. In quest’ultima area i prezzi medi a litro sono in crescita da 1,62 euro a 1,85 euro; nei Paesi Terzi da 3,32 a 3,68 euro. Il valore medio unitario complessivo risulta essere pari a 2,42 euro a litro, +11,9% sul 2012. Crescono in valore il Nord Africa (+49,2%), Oceania (+19,6%), Asia Centrale (+18,7%) e Altri Paesi Africani (+12,5%), la Ue (+10,5%). Sotto la media gli Altri paesi Europei (+7,6%), Nord America (+6,1%), Sud America (+1,7%), Estremo Oriente (+0,6%) e Medio Oriente (+0,5%). Non ci sono aree con segno negativo, al contrario del trimestre precedente. Dalla prospettiva dei volumi alcune aree mostrano una decisa contrazione come il Far East -16,3% da 721 a 604 mila ettolitri, il gruppo di mercati Altri Paesi Europei da 1.137 a 992 mila ettolitri -12,7%, il Sud America -5,4% e l’Unione Europea -2,8%. Gli incrementi a due cifre sono mosche bianche e si ritrovano in aree di limitato peso come il Nord Africa +16,4% e l’Asia Centrale +16,2%.
“L’export del vino continua a dare brillanti risultati e soddisfazioni agli operatori del settore, nonostante un clima internazionale caratterizzato - afferma Martelli - da un deterioramento delle condizioni economiche in numerosi Paesi. Il successo del vino italiano supera i confini del settore e delle migliaia di aziende produttrici per diventare un possibile modello per altre realtà produttive del made in Italy, ancora non sufficientemente valorizzate. Per il momento le grandi aspettative riposte nel Far East, come possibile eldorado per le eccellenze italiane, sembrano dissolversi, offuscando l’ottimismo tipico del mondo delle imprese - prosegue il direttore di Assoenologi - ma si tratta solo di una fase da recuperare senza indugi. Il vino italiano non deve dimenticare la “lezione americana”.
Lezione che trova la sua essenza nell’aver ascoltato il consumatore americano, nell’aver individuato i desideri e le semplici aspettative di un consumo quotidiano proponendo una ricetta altrettanto semplice tutta italiana: qualità, originalità e quel pizzico di passione che ogni produttore infonde in ogni vino, trasformando un prodotto quotidiano in un paesaggio, un’emozione, in un mito quotidiano. La ricetta di Assoenologi - conclude Martelli - è di tornare a concentrare l’attenzione e le risorse su quei prodotti che possano innescare circuiti economici virtuosi, valorizzando le specificità presenti nei mille territori italiani, vino in primis”.

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