Un risultato incoraggiante, un segnale di inversione di tendenza, e il record di sempre per il dipartimento Vini e Distillati di Finarte, con un incasso complessivo superiore ai 500.000 euro, ben oltre il valore di riserva: è il bilancio delle due aste (“Timeless Treasures - Due secoli di vini leggendari”, con oltre 200 lotti, e la più piccola “Old but good”, con 70 lotti soprattutto di Barolo e Barbaresco di annate come la 1961 e la 1964, ndr), “piazzate in un tranquillo “Dry January”, che sbancano aggiudicando bottiglie preziose di Borgogna e Yquem a cifre che non si vedevano da un po’”, spiega la casa d’aste. Il top lot, però, sottolinea Finarte, viene dagli Usa: “una rarissima Magnum di Screaming Eagle 1992, partita da 20.000 euro, è stata aggiudicata a 43.200 euro (inclusi Iva e diritti). Sul podio due Magnum di Romanée-Conti, la 1999 a 37.440 euro e la 1971 a 34.560 euro. Ai piedi del podio una splendida Magnum di Château d’Yquem del 1947 a 17.080 euro. I rialzi più importanti sono stati registrati da un Latour del 1961 aggiudicato a 3.168 euro, oltre tre volte e mezzo la base, un Richebourg 1966 di Jayer a 12.960 euro, oltre 3 volte la base, e un Musigny 1955 di Faiveley a 1.872 euro, tre volte la base. I rari lotti italiani si sono fatti onore: Sassicaia 1985 aggiudicato a 2.736 euro (+171%), Sassicaia 1968 a 2.304 euro (+256%), Biondi-Santi 1955 a 1.872 euro (+156%)”.
Un risultato importante e incoraggiante per l’anno appena iniziato, come spiega a WineNews Guido Groppo, a capo del dipartimento Vini e Distillati di Finarte: “il 2024 è stato un anno difficile, per il settore e anche per noi. Era partito bene, con un’asta a marzo che ha avuto un buon risultato, avevamo venduto per circa il 95% del valore di riserva, ma poi le cose sono peggiorate durante il resto dell’anno perché sono peggiorate le condizioni economiche e del mercato complessive. Noi, rispetto ad altre case, facciamo aste più piccole e più frequenti, e abbiamo visto che le cose sono diventate difficili durante l’anno. Invece quest’asta di gennaio, che è stata un po’ anomala per noi, perché non c’erano i lotti di medio valore che abbiamo di solito, ma solo lotti di altissimi livello, è andata bene. È un segnale molto forte per noi, speriamo che sia un’inversione di tendenza rispetto ad un 2024 un po’ in sofferenza. La partenza del 2025 ci ha sorpreso, anche per la qualità della risposta, abbiamo fatto molto di più del valore di riserva. Forse il fatto di aver piazzato un’asta a gennaio, quando il calendario internazionale è scarico, è stata una buona idea. Vedremo come andranno le cose più avanti, soprattutto a marzo, quando il calendario si farà più intenso”. Anche per Finarte, che sta già raccogliendo vini e distillati per la prossima asta, prevista per il 18 e il 19 marzo prossimi.
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