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Australia, è morto Filippo Casella il papà di Yellow Tail … Bulgaria, il Governo investe nella vitivinicoltura … Australia in crisi, il punto della situazione … Francia, tempi duri per lo Champagne
di Andrea Gabbrielli

- Australia, è morto Filippo Casella il papà di Yellow Tail
Filippo Casella, 88 anni, fondatore dell’omonima azienda e papà Yellow Tail, uno dei più fantastici successi del vino australiano, è morto il 12 Ottobre a Griffith, nel New South Wales, dopo una lunga malattia. Esponente di terza generazione di una famiglia siciliana di vitivinicoltori, è stato prigioniero degli inglesi in India nella Seconda Guerra mondiale. Dopo aver soggiornato per una prima volta in Australia nel 1952, nel 1957 era emigrato definitivamente insieme a sua moglie Maria. Nel 1959 fondò la Casella Wines, a Yenda, nella Riverina Region, nella parte meridionale del Nuovo Galles del Sud, impiantando i primi 16 ettari di vigneto. La cantina fu costruita nel 1964, ma inizialmente l’azienda commerciò solo vino sfuso. Nel 1994 suo figlio John, winemaker, iniziò a lavorare in azienda. Nel 2001 Filippo Casella insieme a John e al marketing manager John Souter, inventò Yellow Tail. Studiato appositamente per il mercato americano in breve tempo divenne il più grande successo della storia del vino in Usa: solo nel primo anno ne furono vendute 1 milione di casse. Attualmente nel mondo si vendono 12 milioni di casse di Yellow Tail. Ora l’attività dell’azienda proseguirà con John, coadiuvato dai fratelli Joe e Marcello. Filippo Casella lascia sua moglie Maria e la figlia Rosa.

- Bulgaria, il governo investe nella vitivinicoltura
Il Governo bulgaro ha lanciato un programma di investimenti per rilanciare il settore vitivinicolo. Il piano in vigore sino al 2013 prevede una spesa di 122 milioni di euro. L’annuncio è stato fatto nella vendemmia dal Ministro dell’Agricoltura e dell’Alimentazione Miroslav Naydenov. La Bulgaria, anticamente conosciuta come Tracia, sin dall’antichità è stimata per la sua produzione vinicola. Non a caso nell’Odissea, il dolce, scuro e forte vino di Ismaro, nota città tracia, viene ampiamente citato essendo anche il primo ad essere menzionato con il nome del territorio da cui è stato originato. Attualmente la vitivinicoltura bulgara, dopo la fine del monopolio statale conseguente alla caduta del comunismo, vede 80 cantine in attività mentre la superficie vitata si estende per 97.000 ettari. I principali vitigni coltivati sono Cabernet Sauvignon (14%), Rkatzeteli (14%), Merlot (12%), Pimid (11%), Red Misket (8%), Dimyat (6,5%), Muskat Ottonel (6%), Chardonnay (2,7%), Gamza (1,6%), Riesling (1,3%), Melnik (1%), Sauvignon Blanc and Traminer (1%). Circa il 30% della produzione viene esportato in Gran Bretagna, Scandinavia, Usa, Giappone, Polonia e Russia. Per effetto della crisi economica, l’export nella seconda parte del 2009 è sceso del 45,2% sullo stesso periodo 2008 (erano circa 57 milioni di litri).

- Australia in crisi, il punto della situazione
La crisi del vino australiano sta colpendo soprattutto l’area meridionale del paese dove si stanno accumulando gran parte delle giacenze. Great Southern, una delle più importanti società d’investimento in agricoltura del Paese, è fallita nel maggio 2009 con il conseguente blocco dei 750 ettari di vigneti nel South Australia. Da parte sua il colosso Constellation Wines ha annunciato la chiusura della Stonehaven Winery a Padthaway così come era successo per la Leasingham Wines nella Clare Valley. Il gruppo Constellation aveva inaugurato in pompa magna Stonehaven undici anni fa con un investimento di 12 milioni di euro. La winery era stata messa in vendita dall’agosto 2009, ma non aveva trovato acquirenti. I professionisti del settore vinicolo stimano che da 6 a 8.000 ettari quest’anno andranno perduti a causa sia dei problemi climatici che economici. Oggi come oggi il 10% dei 177.000 ettari di vigneto australiano sono considerati in eccesso. Secondo Mark McKenzie, direttore esecutivo dell'Australian Wine Grape Growers, “noi abbiamo almeno 20.000 ettari di troppo in rapporto ai nostri bisogni. Inoltre, l’anno passato abbiamo verificato un abbassamento dei prezzi delle uve tra il 30 e il 50% e nel 2009 un nuovo ribasso del 20-30%”. Anche sul fronte delle esportazioni dopo aver raggiunto il picco nel 2006-2007 con un valore di 3 miliardi di dollari australiani, le vendite sono calate 2,35 miliardi anche a causa del cambio sfavorevole della divisa aussie. Non a caso gli addetti del settore hanno inviato al governo delle proposte per un piano di salvataggio. “Il governo però è stato chiaro - ha commentato McKenzie - non ci sarà nessuna aiuto come si usava una volta”. Per questo tra gli addetti ai lavori la parola d’ordine è “ coltivate solo l’uva già venduta con un contratto”.

- Francia, tempi duri per lo Champagne
Secondo quanto ha dichiarato a Viteff 2009, Patrick Le Brun, presidente del Syndicat Général des Vignerons, in Champagne, i contratti per le uve avrebbero subito un calo del 30%, che di fatto significa una liquidità inferiore del 50%. Questa situazione metterebbe fortemente in pericolo gli investimenti, specialmente dei giovani vignaioli e dei récoltants, molti dei quali sono fortemente indebitati per l’ammodernamento delle strutture o per la costruzione delle cantine. In sostanza si stima un reddito inferiore di un terzo per ettaro (base 25.000 euro/ha). I costi di produzione inoltre variano molto tra annata e annata e solo di fertilizzanti e anticrittogamici si calcola una spesa di 2000 euro/ettaro. Anche dal punto di vista delle vendite la situazione non è affatto rosea. Secondo Jon Fredrikson della Gomberg, Fredrikson & Associates, una delle più vecchie società californiane di consulenza vinicola, adesso il primato commerciale della regione della Champagne sarebbe insediato dalla spumeggiante provincia di Treviso. Sul mercato americano le bollicine francesi sono infatti calate del 27%, e le vendite di Prosecco sono aumentate del 19%. Un fenomeno ancor più sensibile in Europa dove nei Paesi Bassi il Prosecco segna, nei primi 6 mesi 2009, un rialzo (fonte: Nielsen) dell’80% con 2,5 milioni di bottiglie sulle 1,4 dello stesso semestre del 2008. Anche in questo caso si registra un forte decremento dello Champagne.

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