E così il ministro delle Politiche Agricole Alemanno ha dato l’elemosina! Contributo statale di 17 euro al quintale per l’uva di Cerignola. Premesso che mi dispiace per chi soffre di una situazione di mercato infame - come gli agricoltori a cui veniva offerto in pagamento 10 euro al quintale - mi domando che logica abbia sostenere con soldi pubblici queste produzioni che ovviamente non hanno mercato. Così come si richieda tutti gli anni puntualmente la distillazione di crisi per milioni di ettolitri di vino italiano e di altre nazioni (Spagna e Francia), cosa che incide di centinaia di milioni di euro sul bilancio dell’Unione Europea.
Da una parte si bloccano i trasferimenti di diritti di reimpianto di vigneti al di fuori della Puglia e della Sicilia (sono necessari per chi vuole impiantare un vigneto in quanto nuovi impianti sono vietati nell’Unione Europea e si può impiantare solo se qualcuno espianta e ti cede, a prezzi di oltre 10.000 euro ad ettaro, il diritto di reimpianto), con la ragione che altrimenti si depaupera il potenziale vitivinicolo del Sud (ma la Sicilia ha una superfice vitata pari a quella dell’Australia, e la Puglia poco meno, pur imbottigliando meno del 5% del vino prodotto), mentre poi si scopre a cose fatte che ci sono alcuni milioni di ettolitri che non si possono vendere e che vanno mandati alla distillazione. Il costo di un ettolitro di vino da distillare per i contribuenti è pari circa 3 euro ad ettolitri per grado alcolico. Quindi circa 30/36 euro ad ettolitro, moltiplicatelo per i circa 4 milioni di ettolitri che il Governo intende chiedere all’Unione Europea o i 10 milioni di ettolitri (su circa 40 prodotti all’anno) che richiedono i produttori di vino. Si va, solo per l’Italia da un minimo di 120 ad un massimo di 300 milioni di euro di sovvenzioni. Ha senso continuare con questa farsa?
Perché chi ha mercati e rischia di suo è sottoposto ad interminabili procedure burocratiche e a spese di centinaia di migliaia di euro per comprare pezzi di carta (che, come è ovvio non esistono al di fuori dell’Unione Europea), mentre chi non si impegna per fare, o non può fare dei prodotti in grado di stare sui mercati deve essere protetto o addirittura ricompensato con i soldi dei contribuenti.
Basta con le sovvenzioni, basta con le barriere che limitano o impediscono il libero esercizio dell’impresa e distorcono il mercato. Ne paghiamo le conseguenze tutti i giorni come consumatori, non solo sul vino ovviamente, tutto da noi costa di più per mantenere assurde e arcaiche rendite di posizione con la scusa della difesa del prodotto italiano. Lo vediamo che fine fa certo prodotto italiano quando non è più sostenuto da questi artifizi: viene spazzato via (vedi Cina). Investiamo queste risorse ingentissime in ricerca e sviluppo, premiamo chi si impegna e produce ricchezza, o meglio, non premiamo nessuno e spendiamo per rendere questo paese moderno. Oggi siamo patetici.
Azienda Agricola Poggio Argentiera
Banditella di Alberese - Grosseto
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