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BATTUTA D’ARRESTO PER L’EXPORT NEGLI USA, IN ASCESA PAESI I PAESI DEL NORD EUROPA, MA I MERCATI ESTERI SONO AL CENTRO DELLE STRATEGIE DI COMPETITIVITÀ DEL SETTORE VITIVINICOLO. COSI’ FEDAGRI-CONFCOOPERATIVE

Le cooperative vitivinicole italiane devono guardare all’estero e farlo con intelligenza, equilibrio e diversificazione: mercati come l’Europa, gli Stati Uniti, il Canada e l’Asia presentano spazi commerciali molti ampi e differenziati, che è necessario conoscere per poter affrontare con determinazione”. Così Paolo Bruni, presidente di Fedagri-Confcooperative, nell’assemblea del settore vitivinicolo, in questi giorni, a Mercatale Val di Pesa (Firenze), dal titolo “La cooperazione vitivinicola italiana nei mercati esteri: analisi, evoluzioni e strategie”.

Il presidente del settore vitivinicolo di Fedagri-Confcooperative Adriano Orsi ha spiegato che “in uno scenario in continua evoluzione, caratterizzato da un mercato globalizzato con minori protezioni e più insidie, sarà ancora più importante aggregare le produzioni e puntare sulla qualità certificata dei prodotti, la provenienza delle materie prime, le innovazioni, le relazioni con la grande distribuzione organizzata e la razionalizzazione dei sistemi produttivi e di trasformazione industriale”.

Stefano Raimondi, responsabile vini dell’Istituto per il Commercio con l’Estero (Ice), ha presentato i dati dell’export del vino italiano nel 2007, che ha raggiunto la cifra, mai raggiunta prima, di 3.412 milioni di euro, pari al 16,8% di tutto l’agroalimentare italiano esportato. In termini di volume, la quantità esportata è di 18,2 milioni di ettolitri, pari a oltre il 40% della produzione complessiva di vino del 2007. Raimondi ha, inoltre, evidenziato nella sua relazione la forte concentrazione dell’export del vino italiano: undici sono i mercati leader (ai primi posti Usa, Canada e Giappone), nei quali si concentra il 90% circa delle esportazioni del nostro Paese.

“I traguardi raggiunti nel corso degli anni dall’export del settore vitivinicolo - ha spiegato Raimondi - si devono in parte anche all’importante ruolo svolto dalla cooperazione nella mediazione tra il mondo della produzione, sempre più frammentato, e il mercato”. Le 428 cooperative vitivinicole di Fedagri producono ogni anno in media oltre 20 milioni di ettolitri di vino, pari al 42% del vino complessivamente prodotto in Italia (48/49 milioni di ettolitri) e al 65% del vino di origine cooperativa. Il fatturato complessivo è pari a 2,6 miliardi di euro, di cui quasi la metà deriva dal commercio con l’estero. Sono 152.000 i soci viticoltori e 5.900 è il totale degli occupati.

Secondo gli ultimi dati del rapporto Mediobanca 2008, a fronte di una crescita media dei fatturati delle aziende vitivinicole italiane del +4,7% (+3,8% derivante dalle vendite in Italia e +5,9% dall’export), le migliori performance del 2007 sono giunte proprio dalle aziende cooperative che presentano incrementi medi del +5,8%.

Ma quali sono gli scenari per il futuro dell'export vitivinicolo? Secondo Raimondi, “è indispensabile riuscire ad avere un quadro d’insieme e allo stesso tempo dettagliato dei mercati e delle tendenze in atto, per cogliere le opportunità offerte dal mercato, abolendo la distinzione tra “nuovi” e “vecchi” mercati”. Oggi la Cina rappresenta, assieme alla ex colonia Britannica di Hong Kong, il maggior mercato asiatico, con un consumo pari al 62,7% dell’intera Asia. Segue, con il 28%, il Giappone. “Le aziende del settore - ha spiegato Marco Toti, direttore commerciale della Cantina Agricoltori del Chianti Geografico - guardano a questi mercati con crescente interesse, dal momento che i dati di sviluppo dei consumi per l’area asiatica vedono una performance annua di incremento dell’8% per il prossimo quinquennio”.

Il trend di crescita, sempre positivo negli ultimi sette anni, delle importazioni nel continente americano, sta subendo una battuta d’arresto (-9,9% nei primi sette mesi dell’anno), a causa della crisi economia e finanziaria in atto. Malgrado questa inversione di tendenza, i vini italiani “mantengono la fetta di mercato più ampia (33%)”, come ha spiegato Massimiliano Giacomini, export Manager di Cavit, il primo brand italiano in America, con una quota di diffusione pari al 17,1% del mercato del vino italiano importato.

Passando a dare uno sguardo al mercato europeo, la situazione, ha illustrato Giuseppe Colantonio, responsabile marketing Citra Vini, “vede attualmente l’Italia, la Francia, la Spagna e il Portogallo, Paesi storici produttori di vino, registrare un calo di consumi. Germania, Regno Unito, Belgio, Olanda, Lussemburgo e Svizzera appaiono come i mercati di consumo più importanti, in cui i vari canali di vendita stanno rivedendo le politiche di assortimento e di prezzi”.

Mercati emergenti con significativi trend di crescita sono Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia, Paesi in cui i consumatori iniziano ad essere rilevanti e instauratori di nuove tendenze. Grandi opportunità di vendita vengono infine dai nuovi paesi del mercato dell'Est Europa. Per quanto riguarda infine il Canada, Paese in cui i consumi di vino si sono duplicati nell’ultimo decennio, il mercato è caratterizzato da una forte concorrenza di vini spagnoli, australiani, cileni e sudafricani.

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