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AGRICOLTURA

Bellanova: “agricoltura centrale nel Green Deal, ma l’Europa non tagli fondi al settore”

Fieragricola n. 114: a Verona, da oggi all’1 febbraio, l’Africa, che rappresenta il 24% della superficie agricola mondiale

“Fieragricola rappresenta un punto di riferimento non solo nazionale, ma internazionale dal punto di vista delle politiche agricole, come dimostra la presenza qui della collega croata. Qui si discute del ruolo strategico dell’agricoltura nella costruzione di un’Europa verde e della neutralità climatica, aspetti che sono al centro di una questione nevralgica. L’emergenza climatica è una questione urgente, geopolitica ancora prima che economica. Questo impone di cambiare i nostri modelli di sviluppo. Il Green Deal è un’occasione che non possiamo perdere. Gli agricoltori europei sono custodi degli ecosistemi e tutori della biodiversità, sono i primi presidi contro il dissesto idrogeologico. Per questo in chiave ambientale non possiamo chiedere sforzi all’agricoltura, né agli agricoltori di farsi carico di costi superiori. La sostenibilità dev’essere sociale ed economica, oltre che ambientale”. Sono le parole della Ministra alle Politiche Agricole Teresa Bellanova, che ha inaugurato, insieme alla Ministra dell’Agricoltura della Croazia Marija Vučković, che presiede il Consiglio dei ministri agricoli dell’Ue nel primo semestre 2020, al presidente di Veronafiere Maurizio Danese e - in collegamento da Bruxelles - Paolo De Castro, vicepresidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale e relatore per il Parlamento europeo della proposta di riforma della Pac post 2020, l’edizione n. 114 di Fieragricola, rassegna internazionale di agricoltura, meccanica agricola, zootecnia, agroforniture, energie rinnovabili e servizi, di scena a Verona fino all’1 febbraio, che conferma il proprio ruolo di riferimento nel panorama europeo, con numeri in costante crescita: 10 padiglioni occupati, 900 espositori (+8,2% sull’edizione 2018), superficie di 67.600 metri quadrati netti (+18,7%), due aree demo esterne di 9.500 metri quadrati allestite per gli “special show”, 800 capi di bestiame in esposizione (+14,3%), oltre 130 convegni e corsi di formazione in calendario nei quattro giorni di rassegna.

Focus - Studio Nomisma: In Africa il 24% della superficie agricola mondiale. Difficoltà e potenzialità sullo stesso piano

L’Africa è un Continente in ritardo strutturale anche in campo agricolo, con problemi organizzativi e tecnologici. Ne deriva una crisi di sistema della filiera che si evidenzia nella produzione di un’economia che sebbene rappresenti il 24% della superficie agricola utilizzabile (Sau) mondiale, in termini di valore si ferma al 6%. È il combinato disposto di un’area gigantesca dalle forti contraddizioni, in cui le grandi potenzialità, frutto anche di una notevole ricchezza naturale, e le sconfinate aree rurali fanno a pugni con l’emergenza denutrizione e con un’agricoltura di pura sussistenza, mentre vola il deficit commerciale dell’agroalimentare e, paradossalmente, aumentano gli sprechi alimentari (al 15%) a causa di perdite lungo la filiera produttiva e distributiva. Un Continente, infine, che rappresenta comunque il futuro in termini demografici (con oltre 1/4 della popolazione mondiale entro trent’anni), ambientali e commerciali. È il quadro di sintesi offerto dal report dell’Osservatorio Fieragricola-Nomisma “Agribusiness in Africa e le relazioni commerciali con Ue e Italia”, presentato oggi a Veronafiere in apertura della 114ª edizione della manifestazione agricola scaligera. Al convegno, moderato dal direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, hanno partecipato la ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova, la ministra dell’Agricoltura della Croazia Marija Vučković, che presiede il Consiglio dei ministri agricoli dell’Ue nel primo semestre 2020, il professor Giulio Tremonti, giurista, già ministro dell’Economia e delle Finanze; padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento di Assisi, Denis Pantini, responsabile Area Agricoltura e Industria alimentare di Nomisma, e in collegamento da Bruxelles l’europarlamentare Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale e relatore per il Parlamento europeo della proposta di riforma della Pac post 2020.

Morfologia
Pur con un quadro economico-demografico ancora in via di sviluppo, nonostante i trend positivi della ricchezza prodotta in particolare in alcune aree del Nord e del Sud, l’Africa è in assoluto l’area a maggior potenziale tasso di sviluppo agricolo. Basti pensare che i 232 miliardi di dollari di valore della produzione discendono in gran parte da colture a seminativo (epicentro mondiale di coltivazioni di mais e sorgo), mentre le colture a maggior valore aggiunto (frutta e ortaggi) rappresentano ancora solo il 3% della superficie coltivata (1,1 miliardi di ettari la Sau complessiva). Anche l’allevamento, pur rappresentando il 20% della produzione mondiale di carne ovina e bufalina, non riuscirà a tenere il passo del fortissimo incremento demografico, facendo sempre più del Continente africano un importatore netto di alimenti di origine animale. Infine, anche sul piano dei macchinari - evidenzia il report - i margini sono enormi. A oggi infatti il rapporto tra macchine agricole e trattrici per ettaro coltivato è infinitesimale: un macchinario ogni 31 in Europa e addirittura uno ogni 50 in Italia.

Veronafiere in prima fila
“Nel 2000 “The Economist” definì l’Africa il continente senza futuro. Non è così. Oggi l’Africa è considerata ricca di speranze e di risorse ed è al centro di un rinnovato dialogo con l’Unione europea attraverso la Task Force for Rural Africa, che ha creato una partnership operativa tra Ue e Unione africana. Ed è importante oggi poter fornire indicazioni utili a inquadrare il sistema agricolo italiano nel contesto europeo e le relative opportunità di interscambio commerciale”, commenta il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese. Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, invece, “l’Europa sta capendo l’importanza di lavorare su un rapporto complementare con l’Africa. Una partnership di prospettiva in termini commerciali e sociali che nel lungo periodo si rivelerà fondamentale e che non ci possiamo permettere di perdere, come sta accadendo, in favore di un nuovo baricentro spostato a Est. Come Fieragricola, anche assieme a Ice e FederUnacoma, abbiamo avviato articolati percorsi di internazionalizzazione basati su attività promozionali e incoming - delle 30 delegazioni commerciali, invitate, 17 sono di stati africani -, mentre da tempo coltiviamo relazioni con importanti Paesi, dal Marocco al Sudafrica, dove siamo già presenti con nostre manifestazioni legate all’agricoltura”.

Mercato
Negli ultimi dieci anni lo scenario delle importazioni agricole verso l’Africa ha infatti subito modifiche sostanziali, con la Russia che è diventata il principale fornitore di derrate agricole forte di una quota di mercato che dal 5% del 2008 è passata al 12%, grazie all’export cerealicolo. Per contro, perdono quote sia i Paesi europei che gli Usa a fronte di un nuovo player, l’India, che si sta prepotentemente facendo largo. I principali prodotti importati riguardano cereali (64% del totale), pesci e crostacei (13%), semi e frutti oleosi (8%). E se sulle derrate l’Italia gioca un ruolo marginale e in calo (l’1% del totale), nei macchinari vanta una storica posizione di leadership sempre più minata anche qui da fornitori orientali: l’India (al 23%), che precede il Belpaese (15%) nell’export di trattrici; la Cina, che domina (27%) sempre sull’Italia (9%) nelle macchine agricole. Ed è proprio quest’ultima la voce più promettente nel breve periodo, con una crescita complessiva della domanda del 65% in 10 anni, da 1,4 a 2,3 miliardi di dollari. Anche l’Africa non è esente da una tendenza che si sta affermando su scala globale, che vede economie emergenti rafforzare le relazioni bilaterali tra di loro. Per il responsabile di Nomisma Agroalimentare, Denis Pantini, “in considerazione del progressivo aumento demografico e della relativa domanda alimentare, si comprende come la necessità per il Continente africano di un maggior sviluppo del proprio settore primario diventi fondamentale. Uno sviluppo che non può non passare da un contestuale incremento tecnologico e di dotazione di macchine in grado di aumentare la produttività in ottica sostenibile. Scendendo nel dettaglio del commercio di prodotti agricoli ed alimentari, si evince come la nostra bilancia commerciale presenti un saldo negativo di quasi 650 milioni di euro, determinato soprattutto dagli acquisti di derrate agricole africane riguardanti principalmente pesci (59% dell’import agricolo a valore), frutta e verdura (27%), per oltre un terzo rappresentati da agrumi, in gran parte provenienti dal Sud Africa”.

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