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I MIGLIORI ASSAGGI

“Benvenuto Brunello 2021”: fra novità e confortanti conferme, le nuove annate alla prova del calice

Brunello 2017 sorprendente, ma la Riserva 2016 ha un altro passo. Bene il Rosso di Montalcino 2020, che consolida la straordinarietà della 2019

Se “Benvenuto Brunello” n. 30 - la prima “Anteprima” del vino italiano che conta - segna una decisa inversione di rotta, cambiando data (al via il 19 novembre per continuare fino al 29 novembre) e, soprattutto, cambiando il metodo di assegnazione del rating delle stelle sull’ultima vendemmia (utilizzato dal 1992 ma “superato” obbiettivamente dal fatto che il Brunello di Montalcino è un vino che esce sul mercato dopo cinque anni di maturazione in cantina e, in più, come è giusto che sia, è soggetto alle variegate sfumature interpretative possibili, in un mondo del vino contemporaneo sempre più complesso e di articolata lettura), che, a partire dalla vendemmia 2021, sarà assegnato non nell’immediatezza della raccolta, ma con ogni probabilità, nel 2022, se non nel 2023 (quando “scadranno” i 24 mesi di affinamento obbligatorio in rovere, e la vendemmia 2021 saprà svelare già molto di sé e del suo potenziale) a Montalcino restano, tuttavia, saldamente protagonisti dell’evento due punti fondamentali: i risultati sempre più lusinghieri di un vino e di un territorio - che anche nel 2021, particolarmente delicato a causa dei postumi della pandemia, e grazie al prestigio di due annate celebratissime come la 2015, arrivata sul mercato in versione Riserva e la 2016, che hanno praticamente quasi azzerato le scorte di cantina - ha fatto registrare numeri da primo della classe in Toscana e in Italia - e il giudizio del bicchiere sulle nuove annate (Brunello 2017, Brunello Riserva 2016, Rosso di Montalcino 2020, con qualche excursus nella 2019) pronte ad affrontare i mercati da gennaio 2022.
L’andamento in vigna dell’annata 2017, come tutti sanno, è stato non privo di ostacoli: ad un inverno siccitoso e una primavera con decorso climatico nella media ma sempre siccitosa e già con una tendenza al caldo, è seguita un’estate molto calda, che ha di fatto estremizzato i processi fisiologici della vite. Un luglio caldissimo già determinava un iniziale stress idrico per le piante e, ad agosto, è andata persino peggio, con un’area anticiclonica africana, che determinava temperature a dir poco torride: incrementando lo stress idrico, causando blocchi fisiologici delle funzioni fotosintetiche delle piante e, al contempo, accelerando ulteriormente le (sur)maturazioni dei grappoli. A rimettere un po’ in sesto le cose, a settembre, qualche pioggia che ha rimesso in moto le funzioni primarie della vite, ma, facilmente, la 2017 non può che essere rubricata come un’annata calda, con tutte le conseguenze del caso sui vini.
Il suo rating (quattro stelle annunciato, a febbraio 2018), evidentemente, andrebbe interpretato con una valenza proiettata nel tempo, dato che al momento della sua proclamazione il vino “atto a diventare” Brunello era ancora da farsi quasi del tutto. E qui, arriva un po’ la sorpresa, perché i vini ormai pronti al loro prossimo lancio sul mercato, in molti casi, sono usciti con una certa autorevolezza, ad interpretare un’annata non proprio felice: dicendoci che quelle quattro stelle forse non erano così distanti dal vero. Tuttavia, non sono mancati neppure quegli elementi disarmonici, tipici di annate come la 2017. Ecco allora un’alcolicità in certi casi esuberante, profili aromatici dai fruttati sì rigogliosi, ma molto maturi, acidità fin troppo spinte, e - in molti casi - tannini che facevano sentire una loro immaturità di fondo.
Un’evidenza che è stata in qualche misura amplificata anche dal confronto con i Brunello Riserva 2016. Sulla grandezza e la classicità dell’andamento climatico del millesimo 2016, lontano da temperature estreme e dall’assenza di apporto idrico anche nei mesi più caldi, e, soprattutto, sulla gradualità con cui il Sangiovese è arrivato alla sua piena maturità, già è stato detto tutto (a cominciare dal rating di cinque stelle strameritato). In più, adesso, possiamo aggiungere le impressioni dell’assaggio. I Brunello Riserva di questo millesimo, con un anno in più sulle spalle, hanno potuto ulteriormente “aggiustarsi” (dimostrando inoltre che l’annata avrà una tenuta temporale significativa), fornendo, in alcuni casi, prove davvero convincenti ma - al contempo, valutando laicamente e senza inutili trionfalismi - non hanno neppure nascosto quella che potremmo definire la “malattia” che affligge qualsiasi Riserva prodotta nelle denominazioni italiane. Quella, bizzarra tendenza, a “caricare” questa tipologia di un fardello “quantitativo”, rappresentato, soprattutto, da estrazioni molto importanti e sostegno dei legni altrettanto generoso. Un apporto per certi versi omogeneizzante, che solo in superficie davvero dona qualcosa “in più” a questi vini.
Infine, un occhio, al Rosso di Montalcino che, e ci fa molto piacere, sta ricevendo, finalmente verrebbe da dire, un’attenzione maggiore da parte dei produttori, trovando quello sviluppo, anche qualitativo, che sembrava troppo sacrificato sull’“altare” del Brunello. Anche i Rosso 2020 si dimostrano vini di estrema godibilità e pienamente centrati nella loro tipologia, forse con un piccolo margine in meno rispetto a quelli del 2019 che, assaggiati, nelle versioni proposte dai produttori con un anno di ritardo, si dimostrano superiori e figli di un’annata che sarà con tutta probabilità memorabile.
Da ultimo, un cenno sullo stile dei vini, che al di là di una qualità ormai solidamente diffusa, evidenzia una variazione di cifra evidente tra i Brunello di stampo più fine e leggiadro e quelli più maturi, generosi e muscolari. È una caratterizzazione che segna tutte le principali denominazioni del Bel Paese. Ma soltanto nel caso in cui queste differenze rispondono alla presenza di Cru o di sottozone determinate, finiscono per fare la differenza. Da ultimo, una nota a carattere generale che purtroppo va messa in conto: c’è, evidentemente, da tenere ben presente il fattore climatico in netta evoluzione calda e le sue conseguenti criticità, un problema che anche a queste fortunate latitudini, dove pure non mancano mai escursioni termiche e abbondante ventilazione, non può essere lasciato sullo sfondo.
Ma veniamo ai migliori vini, assaggiati nel trecentesco Chiostro di Sant’Agostino (oggi Museo d’Arte di Montalcino, ma anche location dell’innovativo Tempio del Brunello), dallo staff di WineNews. Arioso e pulito, tra il frutto e le spezie, il profilo olfattivo del Brunello di Montalcino Poggio alle Mura Riserva 2016 di Banfi, a cui fa da perfetto contrappunto un sorso ben profilato, scorrevole e reattivo, dal finale ben bilanciato su cenni affumicati. Intrigante, fin dagli aromi terrosi e fumé che accompagnano un generoso fruttato rosso, il Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Canalicchio di Sopra, dallo sviluppo gustativo incalzante, contrastato e profondo. Fruttato rigoglioso e buon apporto del rovere nei profumi del Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Caparzo, che in bocca restituisce un sorso pieno e ben modulato. Accenti maturi e tendenzialmente caldi nel frutto, insieme a note più fresche di erbe di campo contraddistinguono il naso del Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Caprili, che trova nella dimensione gustativa il suo punto di forza tra chiaro-scuri e contrasti. D’impatto sobriamente moderno il Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Castello Romitorio, dai profumi di spezie e frutti rossi con tocchi di liquirizia, ad anticipare una bocca densa e compatta.
Sottobosco, piccoli frutti rossi e cenni affumicati e speziati sono gli aromi del Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Cava d’Onice, dalla progressione gustativa fitta, reattiva e di bella sapidità. Dal generoso carattere fruttato il Brunello di Montalcino Vigna di Pianrosso Riserva 2016 di Ciacci Piccolomini d’Aragona, che mette in primo piano aromaticamente un frutto terroso di bella intensità con toni affumicati a contrasto e una bocca dal tratto dolce e potente e dal finale in crescendo. Naso autunnale di sottobosco, foglie secche e leggeri lampi fruttati su base affumicata per il Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Fattoi, affascinante anche in bocca dove il sorso fitto è articolato e non privo di fragranza acida. Impronta “old Style” per il Brunello di Montalcino Riserva 2016 della Fattoria dei Barbi, dal naso in piena evoluzione e dai tratti gustativi leggiadri, snelli e saporiti. Potente fin dall’impatto aromatico di frutti rossi maturi e spezie il Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Franco Pacenti, che trova anche una bocca particolarmente fitta e articolata.
Grande raffinatezza olfattiva nel Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Pietroso, dai tocchi floreali leggermente affumicati, di erbe aromatiche e terra, ad anticipare uno sviluppo gustativo dinamico, sapido e dagli accentuati chiaro-scuri. Potente nel fruttato con qualche tono molto maturo il naso del Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Poggio di Sotto, che trova in bocca il suo punto di forza con un sorso pieno, sapido e profondo. Gioca sui fiori e sul frutto rosso con grande eleganza il naso del Brunello di Montalcino Mercatale Riserva 2016 di Ridolfi, dallo sviluppo gustativo fine e articolato. Assai bilanciato il Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Talenti, che al naso propone sottobosco, frutti rossi e spezie e al palato un sorso gustoso e ben profilato. Ancora su registri molto fini il Brunello di Montalcino Duelecci Est Riserva 2016 di Tenuta di Sesta, dai delicati tocchi di cioccolato e spezie ad incorniciare un frutto ben proporzionato che trova in una bocca snella e vivace il suo trait d’union ideale.
Molto compatto e pieno il naso del Brunello di Montalcino Riserva 2016 di Uccelliera, dalla progressione gustativa sicura, potente e molto sapida. Merita di stare con le Riserva il Brunello di Montalcino Ugolaia 2016 di Lisini, dal bel frutto solare e speziato dai cenni di terra e i tocchi fumé, che porta nel sorso sapidità, contrasto e profondità. A giocare ancora più in profondità la sfida del tempo il classico Brunello di Montalcino Poggio al Vento Riserva 2015 di Col d’Orcia, dai tratti aromatici di erba di campo, fiori e sottobosco, con lo sviluppo gustativo a rimandare alla sapidità e ai toni affumicati. Intrigante nel suo percorso evolutivo il Brunello di Montalcino Diecianni 2012 de Le Chiuse, dai richiami di rosa appassita e foglie secche ad anticipare un sorso austero e rigoroso.
Sul versante dei Brunello 2017 ad emergere il Brunello 2017 di Giodo, un vero e proprio capolavoro di definizione aromatica capace anche di proporre una bocca contrastata, piena e ben modulata. Godibile nella sua ricerca di uno stile fatto di finezza il Brunello di Montalcino 2017 di Armilla, spigliato nei profumi di frutti rossi e spezie e tendenzialmente sapido in bocca. Buona esecuzione complessiva per il Brunello di Montalcino 2017 di Casanova di Neri, dai tratti aromatici fruttati di bella solarità e dallo sviluppo gustativo pieno e al contempo agile. Sui medesimi registri anche il Brunello di Montalcino 2017 di Collemattoni, dal naso dolce di frutti rossi e spezie e dalla bocca ben calibrata con qualche cenno di rovere sul finale. Bella interpretazione del millesimo 2017 nel Brunello di Montalcino Vigna Loreto 2017 di Mastrojanni dallo stile sobriamente moderno che mette in fila aromi definiti e uno sviluppo gustativo pulito e armonico.
Giocano uno scontro “casalingo”, dal punto di vista della proprietà aziendale (Elisabetta Gnudi Angelini), il Brunello di Montalcino La Casa 2017 di Caparzo e il Brunello di Montalcino Montosoli 2017 di Altesino. Il primo propone un registro stilistico modernista ben eseguito con le spezie e il frutto in primo piano ad affiancare una bocca fitta e polposa, il secondo un tocco più tradizionale che lascia esprimersi fiori e terra su un sottofondo affumicato ad anticipare un palato sapido e reattivo. Non delude neppure nell’interpretazione del 2017 il Brunello di Montalcino 2017 di Fattoi, che esibisce un naso da Sangiovese di razza che alterna frutto, fiori e erba di campo, a affiancare un sorso succoso e contrastato dal respiro davvero incalzante. Piccoli frutti rossi che sfumano su una base dai leggeri tocchi affumicati contraddistinguono il naso del Brunello di Montalcino 2017 de Le Chiuse, convincente anche nello sviluppo gustativo decisamente ben calibrato.
Naso lieve e ben definito sul frutto per il Brunello di Montalcino 2017 di Val di Suga, dal gusto pieno e gustoso. Non tradisce i suoi tratti raffinati il Brunello di Montalcino 2017 di Pietroso, dai tratti aromatici verdi e rossi su base speziata e dal gusto caldo ma ben contrastato. Ben eseguito il Brunello di Montalcino 2017 di Poggio di Sotto, dal fruttato pieno e rigoglioso con tocchi speziati a rifinitura e dalla articolazione gustativa fitta e sostanziosa. Altrettanto ben fatto, su registri sobriamente moderni e accattivanti, il Brunello di Montalcino Vignavecchia 2017 di San Polo, dal fruttato quasi esuberante che si innesca su una base di rimandi alla liquirizia e al cioccolato, con bocca densa e sviluppo morbido e continuo. Gioca la partita della potenza e della forza, ma non è la prima volta, il Brunello di Montalcino 2017 di Salvioni, che propone un fruttato intenso e continuo e una progressione gustativa solida e serrata, mentre il Brunello di Montalcino 2017 di Poggio Landi, ha profumi intensi di ciliegia matura ed elicriso che ritornano in bocca, sorretti da una saporita vena sapida e da un deciso tannino centrale.
Da ultimo i Rosso di Montalcino. Succoso, profumato e ben bilanciato il Rosso di Montalcino 2020 di Casanova di Neri. Più caratteriale ma non meno godibile il Rosso di Montalcino 2020 della Fattoria dei Barbi, dai profumi di piccoli frutti rosso e dal gusto sapido. Goloso e ben profilato aromaticamente il Rosso di Montalcino 2020 di Patrizia Cencioni. Centrato e non privo di carattere il Rosso di Montalcino 2020 di Talenti. Teso e dinamico in bocca il Rosso di Montalcino 2020 di Uccelliera, ben profilato anche nei profumi di terra e frutti rossi. Possiede decisamente qualcosa in più il Rosso di Montalcino Rossoforte 2019 di Ciacci Piccolomini d’Aragona, affumicato e fruttato al naso con una bocca vero e proprio punto di forza: succosa, sapida e dinamica. Altrettanto ben eseguito il Rosso di Montalcino 2019 di Ridolfi, che trova una splendida piacevolezza di beva anticipata da profumi ancora in divenire. Il Rosso di Montalcino 2018 di Poggio di Sotto, non è una novità, è davvero un bel vino dai profumi chiari e sontuosi e dalla bocca decisamente piacevole e golosa.

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