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BICCHIERE MEZZO VUOTO E BICCHIERE MEZZO PIENO SULLA CRESCENTE CONCORRENZA INTERNAZIONALE NEI MERCATI D’ESPORTAZIONE DEI VINI: GIANNI ZONIN E DIEGO PLANETA METTONO IN EVIDENZA DUE FACCE DIAMETRALMENTE OPPOSTE DELLA MEDAGLIA … ANCHE SULLA IGT ITALIA

“E’ un dato di fatto che l’Australia, gli Stati Uniti, il Cile, l’Argentina, paesi le cui economie vitivinicole sono cresciute a dismisura, stanno occupando tutti i mercati di esportazione dominio fino a ieri dell’Italia, della Francia e, in buona parte, della Spagna. Allora è una politica sulla quale dovremo riflettere, se pensiamo che, solo nel 2006, gli Stati Uniti d’America hanno esportato il 30% delle produzioni e che, secondo le previsioni, nel 2010 i consumi interni negli Stati Uniti d’America supereranno i consumi dell’Italia, paese tradizionalmente consumatore di vini. Personalmente ritengo che il Commissario Europeo all’Agricoltura, ma anche il nostro Ministro, ben presto dovranno fare i conti con questo problema”: questa la dichiarazione di Gianni Zonin, uno degli imprenditori più conosciuti d’Italia, sul tema di scottante attualità riguardante il settore delle esportazioni vinicole internazionali.

“Il limite più grande del nostro Paese è che non riusciamo mai - continua Zonin - a metterci d’accordo; solo per fare un esempio, sul tema dell’Igt Vigneti d’Italia, c’è una grossa fetta di produttori che la caldeggia insistentemente e chi, invece, guai a parlarne. In questo modo non riusciamo ad entrare nei mercati esteri e non ci rendiamo neanche conto che la salvezza della viticoltura italiana sta proprio nell’esportazione; i nostri consumi caleranno ancora, noi perdiamo circa un litro all’anno. L’unica speranza per risollevare la situazione italiana è puntare tutto all’esportazione, ma un’esportazione rigidamente regolamentata da leggi chiare e da seri controlli”,.

D’orientamento totalmente diverso, Diego Planeta, storico produttore della Trinacria e autentico protagonista del rilancio dell’enologia siciliana. “E’ necessario saper sfruttare le opportunità del cambiamento, io vedo il mondo solo in positivo: ritengo, quindi, che una delle opportunità offertaci oggi dal mondo sia rappresentata anche dalla globalizzazione. Cosa vuol dire globalizzazione? Globalizzazione vuol dire scambio di merci senza frontiere, con un sistema di comunicazione che ti consenta in qualunque momento di avere la notizia in tempo reale, e trasporti che prima non c’erano, non erano proprio possibili e che oggi, invece, permettono ad una qualunque merce prodotta in un qualunque angolo del globo di arrivare dall’altra parte del mondo indipendentemente dalla sua deperibilità. Mi rendo conto che questo processo ci ha portato dentro i cileni, gli australiani, gli americani, ma sono convinto del fatto che ciascun Paese, ciascun produttore deve mettere sul piatto della bilancia i suoi plus positivi e quelli negativi. Certo, io come presidente della Cooperativa Sottesoli (una delle più grandi e interessanti realtà economiche della Sicilia, ndr), sono stato distrutto dalla competizione australiana, ma forse perché non ho saputo esprimere bene quel tipo di comunicazione che dovevo dare”. “Io comunico Italia, io comunico Sicilia, io comunico storia - prosegue Planeta - attraverso una bottiglia faccio parlare il mio territorio. L’australiano non può farlo. Può comunicarmi solo un vitigno e un prezzo. Adesso, avere opinioni diverse è importante nella vita. Considererei davvero una tragedia moderna passare dalle indicazioni geografiche regionali alle indicazioni geografiche Paese, perché noi italiani, siciliani o veneti non possiamo e non potremo mai competere in termini di quantità e di prezzi. Ciò che ci rende altamente competitivi è esclusivamente la diversità del nostro Paese, la diversità della nostra storia, delle nostre religioni”.

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