Una vendemmia dal potenziale qualitativo medio-alto, sinora pari a 76/100, nonostante la difficile situazione sanitaria delle uve: così l’agronomo Giovanni Bigot, ha analizzato l’annata 2023 attraverso l’Indice Bigot, metodo di valutazione del potenziale qualitativo del vigneto che prende in considerazione i nove parametri agronomici più importanti - altezza e produzione della parete fogliare ed il loro rapporto, sanità delle uve, età del vigneto, tipologia di dotazione idrica, morfologia del grappolo, biodiversità della superficie e del sottosuolo - incrociando i dati rilevati durante la stagione. Il potenziale, ancora parziale, è elevato in particolare per i vitigni a bacca bianca e per i cru di quelli a bacca nera. Si prospetta inoltre, nella maggior parte dei casi, un’ottima annata per le basi spumante.
Relativamente al meteo, il periodo compreso tra il 28 luglio e il 28 agosto in Italia è stato più piovoso della media dal 50 al 100%, comportando un aumento del peso medio degli acini e una riduzione degli zuccheri. In merito alle temperature, sono state rilevate minime inferiori rispetto alla media storica (19,2 °C) in tutte le aree viticole monitorate: si tratta di un ottimo indicatore della qualità della vendemmia. Le massime, invece, sono risultate leggermente superiori, ma sono raddoppiati i giorni in cui si sono superati i 35 °C sulla media degli ultimi 10 anni (+122%). L’escursione termica è stata tra le maggiori registrate negli ultimi trentanove anni, con temperature medie non troppo alte a garanzia di uve con un grande potenziale viticolo per quel che riguarda l’aromaticità e la longevità dei vini.
I dati esaminati durante la stagione 2023 attraverso l’Indice Bigot descrivono chiaramente la situazione, nonostante la varietà delle zone viticole considerate. In particolare, il deficit idrico, nell’annata 2023 è stato di media intensità e ha favorito lo sviluppo di una maggior superficie fogliare, oltre che un’importante vigoria delle viti. Queste condizioni hanno, quindi, aumentato in particolar modo la produzione per ceppo. La biodiversità, in netto aumento, ha dato il suo contributo a mantenere i vigneti in equilibrio e a prolungarne la vita.
Guardando indietro, il meteo di quest’anno, come emerge dalla comparazione con le precedenti stagioni, attraverso un approccio statistico di clustering per associare e confrontare i dati meteo e le medie storiche degli ultimi trentanove anni in Italia, nel periodo compreso tra il 28 luglio e il 28 agosto, dall’invaiatura all’inizio della vendemmia, è stato simile a quello del 1985 per quel che riguarda il Nord Est, al 2021 e al 2003 per il Centro, al 2000 per il Nord Ovest. In tutti i casi si tratta di annate caratterizzate da buona piovosità, da escursioni termiche elevate e temperature minime inferiori alla media.
“La qualità delle uve - spiega Giovanni Bigot - è fortemente influenzata dai suoli, dall’andamento meteorologico e, soprattutto, dalle pratiche agronomiche. I suoli però non mutano nel tempo, mentre il meteo, al contrario, cambia molto. L’uomo fa il resto: modifica, adatta e cerca di plasmare la vite alle sue idee, alle sue esigenze e alle tecniche a disposizione. Per questo è centrale il lavoro umano: adottando un rigoroso metodo olistico si può fare molto per migliorare la gestione del vigneto. Investire nella sua applicazione è fondamentale per garantire una produzione vitivinicola sostenibile e di alta qualità in qualunque situazione”. Delicata invece la sanità delle uve, con l’annata 2023 che si è rivelata “una delle più difficili, vista la variabilità di casi e le problematicità oggettive da affrontare. La pressione fitosanitaria è stata indubbiamente importante, ma chi ha adottato un approccio attento e preciso nella conduzione del vigneto ha avuto un danno trascurabile”, conclude l’agronomo.
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