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BIONDI SANTI: "NELLA TENUTA IL GREPPO NON FAREMO IL BRUNELLO". BUONA LA VENDEMMIA NELLE ALTRE DUE TENUTE (A POGGIO SALVI (MONTALCINO) E CASTELLO DI MONTEPO' (SCANSANO). "OGNI MICROZONA FA STORIA A SÉ: BASTA CON I GIUDIZI GENERALIZZATI SULLE VENDEMMIE"

"Quest’anno nella Tenuta Il Greppo abbiamo deciso di non fare il Brunello". Una decisione difficile ma irremovibile quella di Franco e Jacopo Biondi Santi, alla cui famiglia si deve l’invenzione del Brunello di Montalcino alla fine dell’Ottocento. "Nella Tenuta Il Greppo - commentano Franco e Jacopo Biondi Santi - le uve non avevano raggiunto un perfetto stato di maturazione, condizione indispensabile per il Brunello di Montalcino che qui da sempre si distingue per la sua longevità. Di conseguenza, la produzione di quest’anno sarà costituita dal Rosso di Montalcino “tradizionale”, prodotto con uve provenienti da vigne che hanno meno di dieci anni, e da un Rosso di Montalcino “speciale”, con etichetta a fascia rossa, prodotto con le uve delle vigne più antiche normalmente destinate al Brunello". Ma Jacopo Biondi Santi guida anche altre due aziende in Toscana - Poggio Salvi a Montalcino e il suggestivo Castello di Montepò nel terroir del Morellino di Scansano, in Maremma - realtà diverse, seppur vicine, dove di conseguenza anche gli esiti della vendemmia e le conseguenti scelte produttive sono state differenti. Poggio Salvi, pur appartenendo al terroir di Montalcino, ha goduto di un diverso e migliore andamento climatico: «Una buona vendemmia - afferma Biondi Santi - che abbiamo seguito con grande attenzione sia in vigneto sia in cantina, facendo un’accurata selezione delle uve e scegliendo il meglio: su questo Brunello poniamo tutta la nostra fiducia». In Maremma, per i “cru” del Castello di Montepò, Jacopo Biondi Santi non ha dubbi: «Sarà un’annata decisamente positiva. Il cabernet quest’anno è eccezionale: abbiamo scelto le uve grappolo per grappolo ed abbiamo voluto documentare tutto, con filmati, fotografie ed analisi. Quest’anno faremo un Montepaone davvero speciale». Ma Jacopo Biondi Santi lancia anche un invito: «I produttori in Italia dovrebbero esprimere direttamente le proprie valutazioni sulle vendemmie: solo i vignaioli, che conoscono la loro terra ed ogni giorno vanno nel vigneto, possono giudicare la propria vendemmia. Meglio di chiunque altro. Del resto anche in Francia si valutano diversamente vigneti che si trovano anche a pochi metri di distanza uno dall’altro: come è possibile allora giudicare in modo massivo territori di centinaia di ettari, etichettandoli sotto un unico verdetto, positivo o negativo che sia?».

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