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LO SCENARIO

Borgogna, export record nel 2022, a quota 1,5 miliardi di euro (+12,9% sul 2021)

Territorio in salute, ma niente trionfalismi. Il “monito” del Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne (Bivb)
BORGOGNA, MERCATO, vino, Mondo
I vigneti della Borgogna (ph: Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne)

In una Francia che fa i conti con la crisi di Bordeaux, e che corre verso la distillazione di emergenza di 3 milioni di ettolitri di vino per abbassare le eccedenze di prodotto che non trovano mercato, Champagne e Borgogna, territori mito del vino mondiale, continuano a correre per la loro strada. E, se del record 2022 del più celebre degli spumanti francesi abbiamo già raccontato, con un giro d’affari di 6,3 miliardi di euro, lo scorso anno ha segnato un nuovo record per le vendite di vini borgognoni, in termini di ricavi, nonostante i volumi limitati. A spiegarlo il Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne (Bivb).
In Francia si è assistito ad un calo della vendita al dettaglio dei vini di Borgogna (-22% in volume e -12,5% in valore nella vendita al dettaglio) ma, soprattutto, per la mancanza di disponibilità di prodotto, mentre canali più tradizionali per questi grandi vini, come alberghi, ristoranti ed enoteche, hanno ripreso a fare buoni affari con i vini della Borgogna. L’inflazione, tuttavia, pesa sulla redditività di questo settore. Ma all’export è a segnare un nuovo record, superando 1,5 miliardi di euro in valore (+12,9% sul 2021), per 92 milioni di bottiglie. In termini di volumi, spiega il Bivb, “un’attenta gestione delle scorte a partire dall’aprile 2021 ha limitato il calo, e le esportazioni sono diminuite “solo” del 12%”.

Guardando ai dati di produzione, dopo una vendemmia 2021 che, nel suo complesso, ha registrato un calo del 32,5% sulla media quinquennale e del 36% sul 2020, la vendemmia 2022, con quasi 1,75 milioni di ettolitri, la vendemmia 2022 ha garantito una base solida sia in termini di qualità che di quantità, per rimettere i mercati sulla strada della crescita in volume. E le scorte di cantina, oggi, sono sotto del 3% sulla media quinquennale, con una domanda del mercato che rimane elevata. La “disponibilità di négoce”, ancora, si è attestata al livello più basso, nonostante le transazioni siano aumentate del 74% nei primi 7 mesi della campagna 2022-2023 ( sullo stesso periodo 2021-2022), e del 25% sulla media delle ultime 5 campagne.
L’annata 2023, spiega ancora il Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne (Bivb), se si rivelerà generosa, consentirà di consolidare le scorte di négoce disponibili e di allinearle maggiormente alla domanda del mercato. Ma, ovviamente, non mancano le sfide per il futuro. “I risultati per il 2023 dipenderanno dalla capacità della Borgogna di riconquistare la sua quota di mercato, dopo aver sopportato scorte così basse, e dalla sua capacità di soddisfare la domanda dei consumatori in un contesto di inflazione globale e di incertezza geopolitica. Non c’è tempo per i trionfalismi, e i professionisti del vino della Borgogna restano concentrati sull’ascolto dei mercati e sulle sfide che presentano”.

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