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BILANCIO

Il 2022 dello Champagne, che in Italia trova consumatori esperti, curiosi e amanti dell’alta gamma

Millesimati, cuvée speciali e rosé rappresentato il 31% delle bottiglie di Champagne arrivate nel Belpaese
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Il 2022 dello Champagne

Esperto, curioso e orientato alle cuvée di alta gamma. È il profilo del consumatore italiano di Champagne che emerge dai dati sulle spedizioni del 2022, presentati oggi a Milano dai vertici del Comité Champagne, l’ente che rappresenta tutte le Maison e tutti i Vigneron della regione, David Chatillon, presidente dell’Union des Maisons de Champagne e co-presidente del Comité Champagne, Maxime Toubart, presidente del Syndicat général des vignerons e co-presidente del Comité Champagne e Charles Goemaere, direttore generale del Comité Champagne. Per l’Italia il 2022 ha fatto registrare un doppio record storico, sia a volume che a valore, raggiungendo i 10,6 milioni di bottiglie (+11,5%) e un giro d’affari di 247,9 milioni di euro (valore franco cantina e tasse escluse) in crescita del 19,1%numeri che fanno del Belpaese il quarto mercato all’export per lo Champagne nella classifica mondiale a valore, davanti a Germania e Australia.

I consumatori italiani si confermano grandi conoscitori di Champagne, amano scegliere e sanno muoversi all’interno della profondità di gamma offerta dai marchi. I millesimati, le cuvée speciali e i rosé, nel 2022, hanno rappresentato quasi un terzo delle bottiglie di Champagne giunte in Italia, raggiungendo complessivamente il 31% delle importazioni a valore, con performance per queste categorie superiori a quelle di mercati quali il Regno Unito e la Germania. Da segnalare anche la crescita degli Champagne a basso dosaggio, che costituiscono oggi il 5,1% a valore delle importazioni, e confermano l’evoluzione dei gusti degli italiani: i dosaggi inferiori al brut, infatti, rappresentavano 15 anni fa lo 0,1% del totale delle spedizioni.

“I gusti degli italiani si distinguono da sempre nel panorama mondiale del consumo di Champagne per la particolare domanda di bottiglie di pregio. In questo scenario il settore Horeca ci appare particolarmente dinamico. Dopo la crisi sanitaria, nel 2022, i consumi in bar, hotel e ristoranti fanno presumere una netta ripresa, confermando che il fuori casa rappresenta ormai un’abitudine consolidata per i consumatori italiani di Champagne. I positivi dati delle spedizioni confermano inoltre che l’offerta è riuscita a soddisfare la domanda”, ha commentato Charles Goemaere. “Il dinamismo a cui stiamo assistendo è dovuto essenzialmente allo sviluppo di nuovi mercati e di nuovi momenti di consumo. Lo Champagne resta il vino delle celebrazioni, ma prende sempre più piede un consumo che potremmo definire informale, in cui è sempre di più il vino che riesce a rendere straordinario un momento ordinario. Da questo punto di vista, l’Italia è senza dubbio un osservatorio privilegiato sugli stili di consumo”, ha aggiunto David Chatillon.

A livello globale, nel 2022 le spedizioni totali di Champagne hanno raggiunto i 325,5 milioni di bottiglie, in crescita dell’1,5% rispetto al 2021, e del 9,5% rispetto al 2019: è il miglior risultato a volume, secondo solo al picco del 2007. L’export rappresenta il 57% delle spedizioni, con 187,5 milioni di bottiglie, in crescita del 4,3%. Il 2022 segna invece un nuovo record a valore, con un giro d’affari che supera complessivamente, per tutti i mercati, i 6,3 miliardi di euro. La classifica dei principali mercati all’export, per lo Champagne, vede al primo posto gli Stati Uniti, con 946,9 milioni di euro e 33,7 milioni di bottiglie. Seguono il Regno Unito (548,9 milioni di euro e 28 milioni di bottiglie) e il Giappone (432,1 milioni di euro e 16,5 milioni di bottiglie). 

L’Italia, al quarto posto, precede, come detto, Germania (245,1 milioni di euro e 12,2 milioni di bottiglie), Australia (188,3 milioni di euro e 10,5 milioni di bottiglie), Belgio (179,7 milioni di euro e 10,2 milioni di bottiglie), Svizzera (145,3 milioni di euro e 6,3 milioni di bottiglie) e Spagna (115,4 milioni di euro e 4,9 milioni di bottiglie). Chiude la classifica dei primi 10 mercati a valore il Canada, con un giro d’affari di 97,6 milioni e 3,5 milioni di bottiglie.

Interessante, tra le pieghe dei numeri del Comité, il dato sulle importazioni di Champagne in Russia che, come sottolinea “Il Foglio”, sono crollate dell’80% nel 2022, senza per questo assetare gli oligarchi di Mosca. Esattamente come accaduto per tanti altri fine wine - che non sono comunque soggetti a sanzioni se commercializzati ad un prezzo inferiore ai 300 euro a bottiglia - anche lo Champagne è arrivato in Russia da strade diverse (qui il racconto sulle importazioni di grandi griffe passate per i Paesi Baltici), con la Turchia a prestarsi alla più semplice delle triangolazioni. Secondo le cifre del Trade Data Monitor, raccolte da Bloomberg, lo scorso anno le esportazioni di Champagne verso Istanbul hanno segnato il +120%, e quelle da Istanbul a Mosca addirittura il +182%. Più che un modo per sfuggire alle sanzioni, una strada per evitare complicazioni.

In ottica futura, invece, il Comité Champagne ha presentato il piano che definisce la strategia globale per affrontare le sfide del decennio a venire. Il budget annuale del Comité crescerà di 10 milioni di euro nei prossimi cinque anni, passando da 20 a 30 milioni di euro, con investimenti in R&D, sviluppo sostenibile della filiera e rafforzamento delle sue missioni fondamentali. “La nostra ambizione non è di cercare di fare di più, ma di fare ancora meglio, a beneficio delle generazioni future. Nei prossimi 10 anni, rafforzeremo notevolmente le nostre risorse con l’obiettivo che lo Champagne sempre disponibile, desiderabile e un punto di riferimento per i consumatori” ha dichiarato Maxime Toubart.

Focus - La 2008, l’annata del secolo in Champagne

Dal punto di vista climatico, la 2008 è stata un’annata difficile e fredda che ha così consentito di produrre Champagne vibranti e tesi, destinati ad avere una vita lunghissima e a dare grandi soddisfazioni agli amanti degli Champagne vintage, come racconta WineWins, il portale di consulenza e marketplace per chi investe sui fine wines. Si sono azzardati alcuni paragoni con altri vintage memorabili come la 1996 o la 2002, ma in entrambi i casi la 2008 sembra uscirne vittoriosa anche se ovviamente dovremmo aspettare almeno un decennio per avere un quadro perfetto dell’evoluzione in bottiglia di questo millesimo. Bisogna, però, sottolineare che tutti i critici più autorevoli sembrano non avere dubbi sulla longevità della Cuvée: le caratteristiche tecniche, come, ad esempio, i valori del PH e le maturità delle uve raccolte, lo confermano. Un’altra prerogativa di questo vintage è “l’omogeneità dell’eccellenza”, raggiunta da tutti gli Champagne (dal Cristal 2008 al Krug 2008, dal Bollinger RD2008 al Piper Heidsieck “Rare” 2008 al Taittinger Comtes de Champagne BdB 2008, solo per citare alcune delle cuvée più prestigiose), anche molto diversi tra loro, per vitigni utilizzati, tipi di affinamento e tecniche di vinificazione. In pratica, dare vita ad un vino deludente nel 2008 sembrerebbe essere stato più difficile che realizzare un vino superbo.

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