Il legno, in cantina, può essere un grande alleato, capace di valorizzare al meglio l’espressione varietale e territoriale di un vino, ma anche un “invasore” che può, se non usato bene, addirittura, sovrastare il carattere del vino. In ogni caso, sta emergendo una “via italiana” all’uso del legno, con un diffuso movimento di produttori che continua o torna a puntare sulle botti grandi, molto utilizzate in Italia nei territori votati alla grande vinificazione in rosso di qualità, che impattano meno sul carattere del vino, che resta più autentico ed espressione del territorio. Una pratica di maturazione che il mondo enologico sta sempre più seguendo a livello internazionale, per venire incontro all’esigenza e alla sensibilità legate alla valorizzazione dell’identità territoriale. Emerge da Simei, la più importante fiera mondiale dedicata alle tecnologia per il vino, di scena a Milano, con la regia di Unione Italiana Vini (Uiv), che ha commissionato una inedita ricerca sul tema, condotta presso alcune delle aziende vinicole più importanti di Francia, Italia, Stati Uniti, Australia, Spagna, Sud Africa, Cile e Argentina.
E dalla ricerca, oltre che da interviste ad alcuni dei più celebri wine maker del mondo del “Corriere Vinicolo”, è emersa chiara questa tendenza, come emerso nel convegno che ha fatto la sintesi di tre giorni di lavori coordinati dal Master of Wine Justin Knock, con Franco Battistutta, docente di Scienze e Tecnologie alimentari dell’Università degli studi di Udine, e Gabriele Gorelli, sommelier e professionista in comunicazione visiva, e con relatori del calibro di Nicholas Vivas, ricercatore in scienza e tecnica dell’affinamento del vino in legno, Niccolò D’Afflitto, direttore tecnico di Frescobaldi, l’enologo Lorenzo Landi, Stefano Ferrante, direttore tecnico Zonin1821, Piero Garbellotto, ad Garbellotto spa, Andrea Lonardi, direttore operativo di Bertani Domains, Benoît Caron di Tonnellerie Bel Air e Anouck Chapuzet Varron di Tonnellerie Vinea.
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D’altronde, come evidenziato dalla relazione presentata da Knock, emergono alcuni cambiamenti nelle preferenze dei consumatori, che sono sempre più interessati a bere vini più giovani, fruttati, leggeri, e attratti da vini che non fanno legno, perchè cercano l’espressione più trasparente delle varietà, dei territori e degli stili. E, di conseguenza, cambiano anche gli obiettivi delle cantine, che puntano sempre di più su uve dalla composizione più ricca, ma anche sulla produzione di vini più freschi, sperimentano alternative al legno, e guardano alla differenziazione delle produzioni, ma anche, perchè no, al taglio di alcuni costi e non solo
E tutto questo si mescola con trend più generali, dalla crescita dei consumi di vino nel mondo, all’aumento generale del grado alcolico dei vini, e con consumatori che si aspettano l’uso del legno soprattutto per i vini più costosi, per esempio.
Partendo da queste considerazioni, sono state svolte interviste a produttori di Francia ed Italia, ma anche di Spagna, Stati Uniti, Sudafrica, Sudameria ed Australia, da cui si è arrivati ad all’individuazione di diversi modelli dell’uso del legno, soprattutto per i vini di alta qualità. E così, se a Bordeaux e in Borgogna va per la maggiore l’uso di botti piccole e barrique, nel Rodano , ma anche nella Rioja in Spagna, per esempio, le botti di media misura sono le preferite, mentre il modello italiano, dunque, si caratterizza come quello della botte grande.
E questo racconta di un cambiamento generale nella considerazione dell’uso del legno in cantina che, appunto, deve andare nella direzione di consentire ai produttori di esprimere vini più espressivi della territorialità, e più fruttati. Non solo: emerge chiaro come l’era dei vini “potenti” sia al tramonto, e come sempre più si privilegino eleganza e finezza, con le espressioni aromatiche del legno che sono sempre più associate ai vini di fascia media, che a quelli di altissimo livello. Tendenze che, ovviamente, stanno cambiando anche il mercato della tonnellerie.
“Dopo un anno di studi promossi da Unione Italiana Vini (Uiv), culminati in una due giorni di tavoli tematici e un simposio che ne ha tracciato le linee guida, a Sime è stata codificata per la prima volta la “via italiana” all’uso del legno in cantina che riscopre una tradizione molto antica del nostro Paese: la modalità di maturazione del vino in botti grandi. Una modalità che è stato dimostrato valorizzare ed esprimere al meglio il carattere del vino e di conseguenza il territorio che rappresenta. Un modello, quello italiano, che sta prendendo sempre più piede anche all’estero”, ha sottolineato il segretario generale di Unione Italiana Vini (Uiv), Paolo Castelletti.
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