DATI & NUMERI
La produzione media del Brunello: 6 milioni di bottiglie all’anno (il numero varia a seconda della qualità dell’annata), di cui il 60% è venduto all’estero. I principali Paesi importatori sono: gli Usa per il 25%, la Germania per il 9%, la Svizzera per il 7%, il Canada per il 5%. Il 40% del Brunello è destinato al mercato interno: Toscana 10%, resto del Centro Italia 6%, Nord Italia 8%, Sud Italia 1%, Montalcino 15% (di cui il 7% con vendita diretta in azienda).
La produzione media degli altri vini di Montalcino: il Rosso di Montalcino Doc (3 milioni di bottiglie), il Moscadello Doc (50mila bottiglie), i vini bianchi e rossi della Doc Sant’Antimo (500.000 bottiglie), i “supertuscans” (500mila bottiglie), i vini Igt (3 milioni di bottiglie). Dalle vinacce di Brunello si produce la grappa (250mila bottiglie).
I produttori: sono 250 (di cui 200 imbottigliatori) per un totale di 2.000 ettari iscritti all’albo del Brunello (complessivamente gli ettari a vigneto nel territorio di Montalcino sono 3.000). La dimensione delle aziende (per superficie a vigneto): 22% inferiore ad un ettaro; 29% tra 1 e 3 ettari; 15% tra 3 e 5 ettari; 15% tra 5 e 15 ettari; 9% tra 15 e 100 ettari; 1% sopra i 100 ettari; 9% sono imprese esclusivamente commerciali. Il 100% dei produttori - unico caso in Italia - sono iscritti al Consorzio del Brunello, l’organo di tutela e di controllo del vino di Montalcino (costituito il 18 aprile 1967).
Il giro d’affari: nel 2005 il distretto del vino di Montalcino ha raggiunto un business di circa 143 milioni di euro.
Il Brunello al top della classifica dei valori fondiari: la quotazione di un ettaro di vigneto di Brunello di Montalcino, secondo un’indagine sul mercato fondiario effettuata dall'Istituto Nazionale d’Economia Agraria (Inea), si attesta oggi sui 350mila euro (ma talvolta i valori reali salgono anche a 4-500mila euro), uno dei valori più alti in assoluto e tra i leader nei fondi vitivinicoli.
CARATTERISTICHE
Il vitigno: il Brunello si ottiene esclusivamente da uve Sangiovese (denominate localmente “Brunello”) del territorio comunale di Montalcino. Questo vitigno viene allevato prevalentemente con il sistema del cordone orizzontale speronato (ottenuto mediante potatura corta, a 2 gemme, di un numero variabile di cornetti a ceppo), che consente di ottenere una bassa resa per ettaro (massimo 80 quintali di uva, secondo il disciplinare).
Il suolo, il clima e la posizione dei vigneti: il comune di Montalcino (564 metri slm) si trova a 40 chilometri a sud di Siena. Il territorio, delimitato dalle valli dell’Orcia, dell’Asso e dell’Ombrone, assume una forma quasi quadrata, i cui lati misurano mediamente 15 chilometri; ha una superficie di 243,62 chilometri quadrati (di cui 29% pianura, 70% collina, 1% montagna) ed è il più grande della provincia di Siena. L'economia è prevalentemente agricola ed occupa una piccola parte della superficie, così ripartita: 44% boschi e terreni incolti, 8% oliveto, 12% vigneto (di cui il 55% iscritti all’albo del Brunello), 36% seminativo, pascoli ed altre colture. La collina di Montalcino (che dista dal mare 40 km in linea d'aria) essendosi formata in ere geologiche diverse, presenta caratteristiche del suolo estremamente mutevoli per costituzione e struttura, per cui è difficile fare generalizzazioni di una certa ampiezza: esistono zone con terreno ricco di calcare frammisto a scheletro costituito da scisti di galestro e alberese, zone con maggiore presenza di argilla e minore presenza di scheletro e zone costituite da terreni formatisi per trasporto di detriti (alluvionali). Il clima è tipicamente mediterraneo, con precipitazioni concentrate nei mesi primaverili e autunnali (media annuale 700 millimetri). In inverno, sopra i 400 metri, non sono rare le nevicate. La vicinanza del Monte Amiata (altezza metri 1734) in zona sud-est, crea una protezione naturale contro il verificarsi di eventi di particolare intensità quali nubifragi o grandinate. La fascia di media collina (in cui è concentrata la maggior parte delle aziende vitivinicole) non è interessata da nebbie, gelate o brinate tardive che si possono verificare nelle zone vallive, mentre la frequente presenza di vento garantisce le condizioni migliori per lo stato sanitario delle piante. Il clima, prevalentemente mite e con elevato numero di giornate serene durante l'intera fase vegetativa, assicura una maturazione graduale e completa dei grappoli. La presenza sul territorio di versanti con orientamenti diversi, la marcata modulazione delle colline e lo scarto altimetrico tra le zone vallive ed il territorio più alto (Poggio della Civitella - 661 metri slm - collocato al centro del comune) determina dei microambienti climatici molto diversi tra di loro, malgrado, talvolta, l'estrema vicinanza.
La resa “reale” per ettaro: 42-47 ettolitri di vino.
Le caratteristiche organolettiche: la principale caratteristica del Brunello è il lungo affinamento prima dell’immissione in commercio. E’ un vino di colore rosso rubino intenso tendente al granato per l’affinamento in botte. Ha un profumo intenso, persistente, ampio ed etereo: vi si riconoscono sentori di sottobosco, piccoli frutti, leggera vaniglia e confettura composita, legno aromatico. Al gusto ha un corpo elegante ed armonico, è asciutto con lunga persistenza. Ha una gradazione di 12,5° (minima), anche se spesso arriva ai 13,5°; l’acidità totale (minima) è di 5 per mille; l’estratto secco minimo è di 24 per mille. Il confezionamento del Brunello è fatto soltanto in bottiglie di forma bordolese (queste le capacità, espresse in litri: 0,375; 0,500; 0,750; 1,5; 3,0; 5,0).
Le più recenti modifiche del disciplinare: con la pubblicazione sulla “Gazzetta Ufficiale” del 10 giugno 1998, sono entrate in vigore le nuove regole di produzione del Brunello. Il disciplinare prevede quindi un periodo minimo di affinamento in legno di due anni (con un abbassamento di un anno, diversamente da quanto previsto dalla precedente normativa). L’immissione al consumo è stata stabilita al “… primo gennaio dell’anno successivo al termine di 5 anni calcolati considerando l’annata della vendemmia …” per il tipo “annata” ed al termine di “… 6 anni calcolati considerando l’annata della vendemmia …” per il tipo “Riserva”. I termini per la commercializzazione sono rimasti invece invariati. Il nuovo periodo minimo di affinamento di 2 anni è entrato in vigore a partire dall’annata ’95, così come stabilito dal decreto che ha accompagnato il disciplinare. Un’altra novità importante è stata la scomparsa della parola invecchiamento sostituita da “affinamento in legno”: questo cambiamento è stato voluto dal Consorzio in quanto il concetto di “affinamento in legno” definisce in maniera più adeguata il processo di elaborazione che viene effettuato per il Brunello. Con questa serie di modifiche (le più importanti riguardano il periodo di permanenza in legno e l’introduzione dell’affinamento obbligatorio in bottiglia), si è così completata la fase di evoluzione del disciplinare, durata più o meno dieci anni. Con la Gazzetta Ufficiale n. 157/1996 il disciplinare di produzione del Brunello aveva già avuto importanti innovazioni: l’introduzione della regolamentazione del termine “vigna” (è possibile iscrivere all’albo dei vigneti una vigna con un proprio nome; le uve ed i vini derivati devono rispettare norme più restrittive rispetto alle tipologie senza tale indicazione), la possibilità di fare la scelta vendemmiale (cioè distinguere fin dal momento della vendemmia il Brunello dal Rosso o dal Sant’Antimo Rosso), l’obbligo di effettuare un periodo di affinamento in bottiglia di 4 mesi per il tipo “annata” e di 6 mesi per la “Riserva”, l’obbligo di imbottigliamento nella zona di produzione (cioè nel solo comune di Montalcino), a dimostrazione dello strettissimo legame tra prodotto e territorio.
I primati “legislativi”: si può chiamare Brunello solo il vino prodotto ed imbottigliato nel comune di Montalcino (la zona di produzione fu delimitata già nel 1932 dalla Commissione del Ministero dell’Agricoltura), un territorio con un microclima ottimale ed una particolare struttura fisico-chimica. E’ stato uno dei primi vini ad ottenere la Denominazione d’Origine Controllata (Doc) con il Decreto del Presidente della Repubblica del 28 marzo 1966 ed il primo vino italiano ad avere la Denominazione d’Origine Controllata e Garantita (Docg) con il Decreto del Presidente della Repubblica del 1 luglio 1980. Montalcino è il primo caso in Italia in cui da un vitigno si possono ottenere due vini a denominazione d’origine: il Brunello ed il Rosso. La produzione di Brunello, soprattutto dagli anni Ottanta, ha riscontrato una definitiva e generalizzata evoluzione qualitativa, seguita da una costante affermazione di notorietà nel mondo. Questo vino è oggi considerato la punta di diamante della produzione italiana.
Le annate migliori: dal dopoguerra ad oggi, sono state giudicate ufficialmente “a cinque stelle” le annate 1945, 1955, 1961, 1964, 1970, 1975, 1985, 1988, 1990, 1995, 1997, 2004.
La gastronomia e gli abbinamenti: il Brunello è un vino eccellente per le carni rosse e la selvaggina da pelo e da penna, eventualmente accompagnate da funghi o tartufi. Questi piatti, infatti, strutturati e compositi, ben si abbinano ad un vino di profumo molto intenso e penetrante, secco senza asperità, gradevolmente tannico, di buona struttura, austero e nobile. Il Brunello trova anche abbinamento ottimale con i formaggi (tome stagionate, pecorino toscano, gorgonzola piccante, parmigiano reggiano) e con piatti della cucina internazionale sempre a base di carne o con salse strutturate. Il Brunello è indicato anche come “vino da meditazione” soprattutto se di grandi annate, ben conservate ed all’apice della loro evoluzione qualitativa.
Il “caso” Montalcino: da alcuni anni, Montalcino sta impiegando al meglio l'immagine del Brunello per proporre in Italia e all’estero anche altri prodotti tipici di queste campagne come l'olio, il formaggio, i salumi, il miele, i dolci. Di fatto, esiste un “marchio” Montalcino che, grazie alla qualità dei prodotti ed alla serietà dei metodi di produzione, che coniugano tradizione e innovazione tecnologica, riesce ad utilizzare, in maniera positiva ed in ottica moderna, le risorse agricole del territorio. Questo sistema ha permesso di sviluppare, conservando intatte sia l’identità sia le peculiarità del territorio, anche un’attività turistica di ottimo livello.
CURIOSITA’
Brunello, il più venduto nelle enoteche italiane: è il Brunello di Montalcino il vino più acquistato dagli italiani che amano la qualità. Questo il risultato della prima inchiesta svolta dall’Osservatorio del Salone del Vino, che funge da supporto statistico permanente al Salone del Vino di Torino. In una recente indagine congiunturale - a cui ne sono seguite altre a ritmo mensile per monitorare tutti gli aspetti e le tendenze del mercato del vino - l’Osservatorio ha chiesto a 200 enoteche e wine-bar italiani di indicare, in ordine di importanza, i vini più venduti. La “top ten” vede il Brunello di Montalcino come leader indiscusso in cima alle preferenze del panel (particolarmente significativo perché raccoglie le preferenze dei consumatori di vino di fascia alta). Il Rosso di Montalcino, “fratello minore” del Brunello, si piazza al diciassettesimo posto della classifica, confermando la sua costante ascesa nei gusti dei consumatori, grazie all’ottimo rapporto qualità-prezzo.
I giudizi delle principali “Guide” d’Italia: il “Gambero Rosso-Arcigola Slow Food”, nella guida “Vini d’Italia 2006”, ha selezionato 48 cantine di Montalcino (presenti con la scheda grande). Hanno ottenuto il massimo riconoscimento dei “Tre bicchieri” le seguenti aziende: Casanova di Neri, Castelgiocondo, Salvioni-La Cerbaiola, Fanti-San Filippo, La Rasina e Tenuta Vitanza, Castello Banfi, Biondi Santi-Il Greppo, Casanova delle Cerbaie, Tenuta Greppone Mazzi, Il Palazzone, Talenti, Agricola Centolani e Ciacci Piccolomini d’Aragona. Castello Banfi è stata anche classificata con la “stella”, che sta ad indicare che l’azienda ha ottenuto oltre 10 “Tre bicchieri” per i vini prodotti. Secondo la “Guida di Veronelli 2006” hanno ottenuto il riconoscimento delle “Super tre stelle” le seguenti aziende: Salvioni-La Cerbaiola, La Fiorita, Tenuta La Fuga, La Poderina, La Rasina, Lisini, Siro Pacenti, La Serena, Valdicava, Villa Le Prata, Poggio Antico, Casanova di Neri, Donna Olga, Pian delle Vigne, Agricola Centolani-Tenuta Pietranera con il Brunello di Montalcino 2000 e Altesino, Fornacina, Il Poggione, Palazzo, Poggio Antico, Uccelliera, Tenuta La Fuga, Valdicava, Banfi, Col d'Orcia, Castelgiocondo, Agricola Centolani-Tenuta Friggiali, Lisini, Ciacci Piccolomini d'Aragona e Fuligni per il Brunello di Montalcino Riserva 1999. Mastrojanni con il Brunello Vigna Schiena d'Asino 1999, Tenimenti Angelini con il Brunello 2000 Vigna Spuntali. Per “DuemilaVini” dell’Associazione Italiana Sommeliers (Ais), hanno ottenuto i “Cinque grappoli”, cioè il massimo del riconoscimento: Casanova di Neri-Brunello di Montalcino Cerretalto 1999, seguita da Sesti-Brunello di Montalcino Phenomena Riserva 1999, Col d'Orcia Brunello di Montalcino Poggio al Vento Riserva 1998, Banfi-Brunello di Montalcino Poggio all'Oro Riserva 1999, Castelgiocondo-Brunello di Montalcino Ripe al Convento Riserva 1999; Biondi Santi-Tenuta Il Greppo, Caprili, La Magia, Il Poggione, Tenuta Oliveto, Brunello di Montalcino Riserva 1999; Lisini-Brunello di Montalcino Ugolaia 1999, Mastrojanni Brunello di Montalcino Vigna Schiena d'Asino 1999, Tenute Silvio Nardi Brunello di Montalcino Vigneto Manachiara 2000. Luca Maroni nella sua “Guida dei Vini Italiani 2006” ha censito oltre 120 produttori, e le aziende entrate nelle varie ed articolate graduatorie sono molto numerose. Nella guida “Vini d’Italia 2006” de L’Espresso sono state selezionate 98 cantine di Montalcino, ed hanno ottenuto il massimo punteggio: Canalicchio di Sopra-Franco Pacenti, Cerbaiona, Pacenti Siro, Poggio di Sotto, Fossacolle, Pieve Santa Restituta, Casanova di Neri, La Palazzetta e Sesti.
I futures sul Brunello: il Brunello, soprattutto in questi ultimi anni, è diventato anche un buon investimento, con paragoni ad azioni dal rendimento sicuro. Un successo senza precedenti che ha portato nel settembre ‘96 una delle più famose case vinicole di Montalcino (Castello Banfi), all’applicazione di uno strumento di vendita innovativo (effettuato sull’annata ’95, posta in commercio nel 2000): quello della vendita “en primeur”, operazione che è poi stata seguita da altre importanti aziende di Montalcino e d’Italia. L’operazione, mutuata dalla Francia, è stata personalizzata dal genio creativo italiano. Si tratta di un vero e proprio investimento in vino, di un “gioco-scommessa” sulla rivalutazione che quel prodotto avrà nel corso del tempo: il cliente paga in anticipo il vino ed il produttore gli consegna un certificato (cedibile) che gli dà il diritto a ritirare il vino (6 bottiglie) ad una determinata scadenza (generalmente dopo cinque anni). La corsa all’acquisto dei futures conferma che i vini pregiati, soprattutto i grandi rossi a lungo invecchiamento, possono davvero trasformarsi da semplice passione in occasione d’investimento. Il segreto dell’affermazione di questi futures deve essere ricercato nell’alta qualità e prestigio del Brunello e delle case vinicole, nella forte richiesta sul mercato, nell’esistenza di un “plus” di prodotto legato all’immagine ed al territorio di Montalcino, nella longevità del vino, nel valore dell'annata scelta per l’operazione, nella limitatezza di bottiglie e nella grande attenzione dei mass-media.
I vip: Bill Clinton, Gerhard Schoeder, Tony Blair, Saul Bellow, Matt Dillon, Anthony Hopkins, Sharon Stone, Ivana Trump, Richard Gere, Cindy Crawford, Mel Gibson, Stevie Wonder, Bruce Springsteen, Sting, Michael Schumacher, Massimo D’Alema, Luciano Pavarotti, Marcello Lippi, Gianluca Vialli, Gabriel Batistuta, Alberto Tomba, Deborah Compagnoni, Yuri Chechi, Umberto Eco, Dacia Maraini, Antonio Tabucchi, Ottavio Missoni, Oliviero Toscani, Vittorio Sgarbi, Susanna Tamaro, Enzo Biagi, Fernando Botero (che ha dipinto l’etichetta dei futures “etici” che il Consorzio del Brunello ha emesso nel 1997 in favore delle popolazioni terremotate dell’Umbria): sono soltanto alcuni dei personaggi famosi che amano il Brunello. Questo vino è protagonista a pieno titolo di tanti fatti e storie: non si contano, in tutto il mondo, le cene ufficiali offerte da Capi di Stato e Primi Ministri, nelle quali è stato servito un Brunello di Montalcino. E’ stato sulle tavole di personaggi come la regina Elisabetta d’Inghilterra, il principe Carlo d’Inghilterra, l’imperatore del Giappone Akihito. Il Brunello è inoltre uno dei vini preferiti dal capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi. Nel 1988, per il “Centenario” del Brunello, il produttore Franco Biondi Santi, ricevuto insieme al sindaco di Montalcino Mario Bindi in udienza privata dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, ha donato al Capo dello Stato una bottiglia del 1888, che resta la testimonianza concreta più antica del “fenomeno” Brunello.
“Wine Spectator”, un Brunello nei 12 vini del secolo: “Wine Spectator” ha eletto, unico vino italiano, nei dodici “grandi” del Novecento, il Brunello Riserva Biondi Santi 1955. Il vino di Montalcino è in compagnia, tra gli altri, dello Chateau Margaux 1900, Chateau Mouton Rothschild 1945, Chateau Petrus 1961, Penfolds Grange 1955, Chateau Cheval Blanc 1947, Domaine de la Romanée-Conti 1937, Chateau d’Yquem 1921.
“America loves Brunello”, scrive James Suckling sul “Wine Spectator”: gli ultimi apprezzamenti internazionali per il Brunello arrivano da una fonte più che autorevole, il “Wine Spectator”, la “bibbia” Usa dell’enologia mondiale. Il pezzo di James Suckling, firma tra le più autorevoli della rivista, non è solo una sperticata dichiarazione d’amore per il Brunello di Montalcino (Suckling del resto non ha mai nascosto di apprezzare il grande rosso toscano), ma anche la prova della consacrazione definitiva del Brunello nei gusti degli enoappassionati d’oltreoceano. “America loves Brunello”, titola Suckling, che ormai da molti anni vive in Toscana ed è l’European editor del “Wine Spectator”. “Quando gli americani pensano al miglior vino rosso italiano, scommetto che la maggior parte di loro ha in mente il Brunello di Montalcino” esordisce Suckling, sottolineando che il vino di Montalcino è il più venduto negli Usa tra quelli italiani di alta fascia. E non è tutto: secondo Suckling, i suoi connazionali sono così infatuati del Brunello che una larga parte delle bottiglie vendute sul territorio sono acquistate proprio da turisti americani in vacanza. I fattori del successo del Brunello? Secondo Suckling il fatto che è estremamente piacevole da bere quando è giovane, e in più migliora con l’età. Inoltre, a differenza di tutti gli altri territori del vino in Italia, a parte il Barolo, quello di Montalcino offre alta qualità in quantità consistenti. Il Brunello, secondo Suckling, è diventato più di una denominazione: è ormai un “brand”, un marchio che garantisce la qualità.
La citazione letteraria: il Brunello è addirittura protagonista di un giallo di Agatha Christie, dove il colpevole dichiara: “al momento del delitto stavo degustando con gli amici una bottiglia di Brunello di Montalcino del millenovecento...”. E l’alibi cadde perchè quell’annata di Brunello, come tutte quelle non ritenute all’altezza, non era stata prodotta.
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