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“BRUNELLO SOTTO TIRO. LE AUTORITÀ ITALIANE INCLUDONO I VINI IN UN’INDAGINE GIUDIZIARIA” … ECCO LA TRADUZIONE DELL’ARTICOLO DI JO COOKE SU “WINE SPECTATOR”, LA RIVISTA ENOICA PIU’ SEGUITA DEL MONDO

Ecco l’articolo di Jo Cooke su “Wine Spectator”, “Brunello sotto tiro. Le autorità italiane includono i vini in un’indagine giudiziaria” …

“Montalcino, normalmente immerso nella tranquillità collinare della Toscana, patria di uno dei pregiati vini rossi più pregiati d’Italia, è attualmente in uno stato di fermento: la Guardia di Finanza, ha sequestrato le scorte di Brunello di Montalcino 2003 preso da alcuni importanti produttori, con il sospetto che quei vini possano contenere altre uve oltre al Sangiovese.
La Guardia di Finanza, sotto la direzione del pubblico ministero di Siena, Nino Calabrese, ha finora bloccato la diffusione del Brunello di Castelgiocondo (di proprietà di Marchesi de’ Frescobaldi), Pian delle Vigne (di proprietà di Marchesi Antinori) e quello del Castello Banfi. Secondo la stampa locale, anche i vini di Argiano sono stati sequestrati. Inoltre, il blocco della Guardia di Finanza interessa anche tutte le annate successive ancora in affinamento, in botte o in bottiglia, nelle cantine.
Secondo il portavoce di Castello Banfi, Lars Leicht, l’azienda ha 10 giorni di tempo per presentare ricorso contro la decisione, a cui il magistrato dovrà rispondere entro 10 giorni. La Guardia di Finanza, sotto la direzione di Calabrese, ha cominciato le indagini lo scorso novembre, in primo luogo in base alle relazioni del Consorzio del Brunello di Montalcino, che aveva correttamente monitorato se la produzione fosse in regola rispetto al Disciplinare a Docg e che prevede l’impiego di sole uve provenienti da vigneti di Sangiovese, ufficialmente registrati dal Consorzio.
In una recente nota stampa, il Consorzio ha dichiarato che in un periodo di tre anni, dal 2004 al 2007, è stata effettuata una accurata indagine sui vigneti, rilevando l’irregolarità di 17, circa l’1% dei 2.000 ettari coltivati a Brunello. Queste cifre hanno indotto la Guardia di Finanza ad avviare un esame più approfondito di tutti i documenti relativi alla produzione di Brunello nelle tenute coinvolte, che ha portato al sequestro dei vini, anche se apparentemente non mostravano alcuna irregolarità.
Secondo Renzo Cotarella, l’enologo di tutte le aziende della Marchesi Antinori, tra cui Pian delle Vigne a Montalcino, le anomalie che hanno attirato l’attenzione della Guardia di Finanza, potrebbero essere spiegate in vari modi. “In un vigneto a Sangiovese destinato alla produzione del Brunello - ha spiegato Cotarella - ci potrebbero essere vitigni, diversi dal Sangiovese, piantati prima che quel vigneto fosse iscritto all’Albo del Brunello”. Cotarella ha suggerito che le aziende che producono un Igt Toscana, utilizzando varietà diverse dal Sangiovese, potrebbe trovarsi nel mirino dell’indagine. “Noi abbiamo 2 ettari di Merlot, che usiamo nel nostro Igt Toscana Rosso”.
Castelgiocondo, un’altra tra le più grandi aziende di Montalcino, coinvolta nell’indagine, produce Brunello, Rosso di Montalcino, l’Igt Luce a base di Sangiovese e Merlot e un altro Igt da uve Merlot, chiamato Lamaione. “Ogni volta che abbiamo scoperto viti dubbie nei nostri vigneti di Brunello - ha detto Lamberto Frescobaldi, il direttore dell’azienda l’azienda - ha informato il Consorzio e le uve sono state utilizzate per la produzione del Luce”.
Il portavoce di Castello Banfi Lars Leicht ha negato che il loro Brunello 2003 - circa 35.000 casse - sia stata messa sotto sequestro a causa della presenza di altri vitigni nei vigneti a Brunello, mentre ha detto che il problema sarebbe da ricollegarsi a presunte irregolarità nelle rese dei vigneti. Il portavoce ha anche sottolineato che i tempi delle indagini e la tempistica della stampa, sono coincise con l’incontro con i potenziali clienti provenienti da tutto il mondo al Vinitaly di Verona, la più importante fiera del vino in Italia. “Per molti produttori il Vinitaly rappresenta la loro migliore occasione per vendere i loro vini”, ha spiegato Leicht, “ditemi se questa scelta non è stata politica”.
Finora il pubblico ministero si è rifiutato di commentare tranne che, per un breve comunicato stampa, emesso il 28 marzo, in cui si afferma categoricamente che l’indagine non verte sulla possibilità che nei Brunello 2003 sia stato fatto con uve provenienti dalla Puglia. Questa breve nota stampa è stata emessa per smentire uno dei tanti rumors, diffusi dalla stampa locale. Giornali fiorentini e senesi, infatti, sono usciti con molte speculazioni, alimentando lo scandalo “Brunellopoli”.
Stefano Campatelli, direttore del Consorzio del Brunello, attualmente impegnato al Vinitaly, spiega: “non posso commentare l’attuale stato delle indagini e non ho ricevuto alcuna comunicazione in merito dal pubblico ministero. Posso solo sperare che tutto questo venga chiarito rapidamente”.
Cotarella ha aggiunto che se la questione non verrà conclusa entro i prossimi due-tre mesi, Pian delle Vigne potrebbe decidere di declassare il Brunello 2003 a Toscana Igt, al fine di poterlo vendere. “C'è un’atmosfera un po’ da caccia alle streghe per il momento”, ha detto Cotarella. “Il problema è che, comunque vada la questione, ci sarà un contraccolpo negativo per il Brunello, per Montalcino e per il vino italiano in generale”.

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