Brunellopoli atto terzo: dopo lo scandalo nel 2008 e le sentenze, i patteggiamenti e l’unica assoluzione, quella di Giampiero Pazzaglia (allora amministratore della Tenuta Argiano, ed oggi, di fatto, coordinatore del Consorzio del Brunello), adesso è il turno del procedimento penale per diffamazione aggravata, a carico di alcuni giornalisti del settimanale “L’Espresso” che - come ricorda, proprio oggi, un articolo del quotidiano locale “Corriere di Siena” - era stato avviato nell’estate 2008, a seguito di querela presentata dal Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, costituitosi parte civile con l’avvocato Fabio Pisillo.
Per le firme del settimanale che, nel lontano 2008, portarono alla ribalta pubblica lo scandalo del Brunello, associandolo, almeno nel titolo, “Velenitaly”, ai ben più gravi episodi di adulterazione avvenuti in quelle stesse settimane in Veneto, il Gup del Tribunale di Roma ha disposto il rinvio a giudizio. Che si terrà il 30 settembre 2014, al Tribunale di Roma, in composizione monocratica, con la prima udienza dibattimentale, per “aver offeso la reputazione del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, attraverso un accostamento, sia nel titolo che nel testo, la notizia della accertata sofisticazione di 70 milioni di litri di vino prodotti con sostanze tossiche nocive per la salute”.
Tutto questo succede senza che, peraltro, nessuna nota stampa ufficiale del Consorzio del Brunello di Montalcino, spieghi quanto anticipato oggi dal quotidiano “Corriere di Siena” sull’“affaire Brunello-L’Espresso” (che è seguito dall’avvocato Fabio Pisillo, oggi irraggiungibile, ndr).
Adesso, dopo tanti anni, il cerchio sta per chiudersi definitivamente su una vicenda che, nei fatti, è già passata alla storia, qualsiasi sia il giudizio su chi, quasi 6 anni fa, contribuì a rendere di dominio pubblico, e di ambito nazionale, una vicenda divenuta pian piano una grave macchia ed un grave danno commerciale per il territorio di Montalcino.
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