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SALUTE

Bulimia, anoressia e binge eating: 3 milioni di casi in Italia (anche under 12), +40% in tre anni

Nella Giornata Mondiale dei Disturbi del Comportamento Alimentare familiari e psicologi lanciano l’allarme, mentre nascono nuove patologie
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I disturbi del comportamento alimentare sono arrivati a  colpire un adolescente su due 

Una vera e propria epidemia silenziosa, che coinvolge oggi 3 milioni di persone in Italia, con un aumento del 40% dei casi negli ultimi tre anni: è preoccupante la fotografia scattata oggi, 15 marzo, nella Giornata Mondiale dei Disturbi del Comportamento Alimentare (Dca). Un fenomeno che, complici i social network prima ed il Covid poi, ha registrato un fortissimo incremento di casi di bulimia nervosa, anoressia e binge eating, soprattutto tra i giovanissimi (il 59% si concentra nella fascia di età tra i 13 e i 25 anni, con il 6% che coinvolge bambini di età inferiore ai 12 anni). Familiari e psicologi lanciano l’allarme, segnalando che del fondo ministeriale da 25 milioni di euro destinato alle Regioni è stato impegnato soltanto il 59% del finanziamento e speso appena il 3% delle risorse. E crescono anche nuove patologie, dal disturbo restrittivo dell’assunzione di cibo al disturbo da ruminazione, fino alla pica, ossia l’ingestione continuata nel tempo di sostanze non nutritive quali terra, sabbia, carta, gesso, legno o cotone.
I Dca affliggono oltre 55 milioni di persone in tutto il mondo e più di 3 milioni in Italia, pari a circa il 5% della popolazione: l’8-10% delle ragazze e lo 0,5-1% dei ragazzi soffrono di anoressia o bulimia (dati Osservatorio Aba e Istat), secondo la Sinpia, la Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. Secondo una recente ricerca a cura dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha coinvolto i centri del Servizio Sanitario Nazionale dedicati ai disturbi del comportamento alimentare, su oltre 8.000 utenti il 90% è femmina; il 59% ha tra i 13 e 25 anni di età, il 6% ha meno di 12 anni. Le diagnosi più frequenti sono di anoressia nervosa (42,3% dei casi), bulimia nervosa (18,2%) e binge eating disorder (14,6%). Un disagio che compare sempre prima e che Covid ha aggravato pesantemente. 
“Negli ultimi anni queste patologie colpiscono sempre di più - afferma Renato Borgatti, direttore Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza della Fondazione Mondino Irccs di Pavia, Università di Pavia e membro Sinpia - con un aumento preoccupante negli anni successivi alla pandemia, e presto, soprattutto le ragazze, con esordio sempre più precoce, anche prima della preadolescenza”. Negli ultimi 3 anni, rimarcano gli esperti, la pandemia ha avuto un forte impatto sull’incidenza dei Dca, sul tasso di ospedalizzazione e sulla gravità della sintomatologia. É stato infatti riscontrato un peggioramento dei sintomi tipici dei disturbi dell'alimentazione, di ansia e depressione. Secondo un recente studio sugli adolescenti italiani, interpellati con un questionario online da aprile a luglio 2021, nel 51% dei casi sono stati registrati sintomi riferibili alla sfera alimentare nel periodo post Covid. Un adolescente su due, quindi, vittima di un deterioramento generale che potrebbe essere attribuito al ridotto accesso alle cure, ai cambiamenti nella routine quotidiana e all’isolamento sociale.
Intanto l’elenco dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione si allunga sempre di più. E, accanto ai più noti, crescono i nuovi disturbi alimentari che partono da comportamenti improntati al salutismo e si trasformano in malattia quando diventano limitanti per la vita sociale e il benessere personale, come l’ortoressia e la vigoressia. Sempre più diffuse già in adolescenza, aumentano poi anche altre forme di comportamenti alimentari disfunzionali, come la drunkoressia, e cioè il digiunare per bere più alcol, la “night eating syndrome” con abbuffate notturne, e tutte le forme di sovrappeso e obesità alla cui base è presente un disagio psichico più o meno marcato.
In una simile situazione, sottolinea l’iCom, l’istituto per la competitività, non è possibile tralasciare l’attuale carenza di servizi rispetto alla crescente richiesta di aiuto, specialmente per i giovani affetti da tali disturbi. Questa disparità sottolinea la necessità di un miglioramento e di una maggiore accessibilità ai servizi dedicati, considerando l’urgenza di supporto per coloro che affrontano queste sfide complesse e molto debilitanti. Per rispondere alla crescente domanda di professionisti del settore altamente qualificati, da qualche anno sono disponibili nuovi strumenti di formazione, come il Master in Psicologia del Comportamento Alimentare dell’Università Niccolò Cusano.

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