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BUONITALIA SPA, AGENZIA PER LA PROMOZIONDE DEL WINE & FOOD “MADE IN ITALY” DIVENTERA’ UN “RAMO” DI ISA, FINANZIARIA DELLE POLITICHE AGRICOLE. IN DOTE ANCHE I 150 MILIONI DI SVILUPPO ITALIA … MA TRA PUBBLICO E PRIVATO CI SARA’ UN “PASSAGGIO” IN PIU’

Il settore del wine & food italiano, insieme alla moda ed a specifiche produzioni di alta tecnologia, è uno dei settori trainanti dell’export “made in Italy” nel mondo, sia da un punto di vista strettamente economico che di immagine. Buonitalia Spa, società di promozione del “made in Italy” agroalimentare, in capo al Ministero delle Politiche Agricole, fondata nel luglio 2003, ha, comunque, sebbene tra alti e bassi, supportato l’espansione di vino e cibo italiano di eccellenza sui mercati internazionali, sostenendo iniziative in collaborazione con altri enti sia privati che pubblici come, solo per fare esempi, Vinitaly e l’Istituto per il Commercio con l’Estero (Ice).

Uno dei fattori negativi, che hanno però limitato l’efficacia dell’azione di Buonitalia, è stata la lentezza decisionale, spesso dovuta ad oneri burocratici, che può comprensibilmente contrastare con la mentalità pragmatica e imprenditoriale di esponenti che fanno parte del cda. Con una più efficiente gestione della burocrazia, l’azione di Buonitalia per la promozione del wine & food “made in Italy” avrebbe potuto essere più rapida e incisiva.

Oggi, invece di cambiare rotta nel senso di una più forte autonomia, Buonitalia, entro il 30 giugno 2008, diventerà un ramo della finanziaria di investimenti del Ministero delle Politiche Agricole, Isa, per effetto del decreto “milleproroghe”, approvato il 28 dicembre 2007. Nelle intenzioni, Buonitalia dovrebbe, comunque, mantenere una sua autonomia operativa, ed avrà in dotazione, oltre ai 50 milioni di euro di dotazione iniziale, anche i 150 milioni di euro che erano di Sviluppo Italia e che, sempre per effetto del “mille proroghe” sono diventati di Isa, e tramite questa, saranno di Buonitalia stessa.

Nel rapporto tra pubblico (Buonitalia) e privato (le imprese che producono quell’eccellenza che Buonitalia dovrebbe aiutare a promuovere), però, si aggiunge così un altro nodo di mediazione, che, invece che semplificare e rendere più efficaci le iniziative, rischia di renderle più farraginose, dando l’idea che vino e cibo, che tanto lustro danno all’immagine dell’Italia nel mondo, vengano relegati ad un ruolo accessorio nelle intenzioni di chi governa il Paese.

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