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BUONITALIA SPA PERDE UN PEZZO DA NOVANTA: Il VIGNAIOLO MARCO CAPRAI SI E’ DIMESSO DAL CDA DELLA SOCIETA’ DI PROMOZIONE DEL MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE. “IN 18 MESI NON ABBIAMO POTUTO SORTIRE EFFETTI CONCRETI. PREFERISCO TORNARE AL MIO LAVORO”

Italia
Marco Caprai dà l’addio a Buonitalia

Buonitalia Spa, la società del Ministero delle Politiche Agricole che si occupa di promuovere il meglio del “made in Italy” agroalimentare nel mondo, perde un pezzo da novanta: Marco Caprai, artefice della rinascita del Sagrantino di Montefalco, si è dimesso dal cda della società, nel quale era entrato nell’ottobre 2006, con una nomina voluta dal Ministro degli Esteri, Massimo D’Alema.

“Il motivo è semplice - ha detto Caprai - quando vedi che in un anno e mezzo non riesci a sortire effetti, capisci che il tuo posto è “sul campo” e non altrove. Tra l’altro - ha aggiunto Caprai - con il “mille proroghe” (approvato in via definitiva il 21 febbraio scorso, ndr) Buonitalia dovrebbe essere acquisita da Isa, finanziaria di investimenti del Ministero, quindi la sua storia è praticamente terminata”.

Il decreto prevede che, entro il 30 giugno 2008, l’Isa sia autorizzata ad incorporare Buonitalia e i 50 milioni di fondi per la promozione che le erano stati assegnati secondo la Legge 80/05.

“Soldi che sarebbero stati a disposizione delle imprese e che invece sono rimasti dentro la cassaforte dell’Isa”.

Una delusione per uno dei viticoltori più illuminati dell’Italia del vino, perché “al di là di un po’ di esperienza di diritto fallimentare, societario e tributario, e altre cose interessanti e formative, non è servita a niente, e non si è andati al di là delle parole”.

“Tra l’altro è arrivata una lettera sul programma che si stava definendo, dove non è prevista la florovivaistica: forse è il caso che prima gli azionisti si capiscano su quale è la mission, e poi se ne discuta”.

Caprai si è detto deluso, in particolare, dall’immobilismo della società, che nonostante un cda formato da personalità di spicco che hanno cercato di far chiarezza su certe situazioni, “non è riuscita a dar vita, in 18 mesi, ad un programma, ad un’azione concreta di aiuto alle imprese in una fase in cui ne hanno concretamente e drammaticamente bisogno”, considerando la recessione economica diffusa, l’euro apprezzato a quasi 1,50 dollari, e il “made in Italy” tenuto sotto scacco da diversi fattori.

“Queste strutture, così come sono, servono solo - ha aggiunto - a darsi un tocco di facciata, auguro a chi prenderà il mio posto che nella nuova fase della politica non sia così”.

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