Non solo l’insegnamento della famigerata mela di Biancaneve, con la più classica delle raccomandazioni di non accettare cibo dagli sconosciuti (specie se si tratta di streghe cattive): Raperonzolo si chiama così per la voglia di rape delle Regina Madre in gravidanza, Cenerentola si fa amici i topolini grazie al formaggio, e persino Mago Merlino, da buoni inglese, non rinuncia al suo tè. Ma si può dire lo stesso anche per Pinocchio e il cappello di mollica di pane con il quale Geppetto spera di mandarlo a scuola, e per tutte le fiabe e le favole che appartengono al folklore ed alle tradizioni popolari delle diverse regioni italiane, o che sono nate dalla penna dei più grandi scrittori, tra furbi contadini, galline dalle uova d’oro, orti incantati ed erbe miracolose, palazzi di gelato e strade di cioccolata (ne avevamo parlato su WineNews, a proposito del “Mangiafiabe. Le più belle fiabe italiane di cibi e di magia” raccolte in un volume da Bianca Lazzaro): il cibo, nei ruoli più diversi, è tra i principali protagonisti dei più famosi racconti per bambini, e che continuiamo ad amare anche una volta che siamo diventati adulti. Ruoli che si ritrovano sfogliando le pagine del “Dizionario della fiaba italiana. Simboli, personaggi, storie delle fiabe regionali”, un’opera monumentale a cura di Gian Paolo Caprettini che ha analizzato oltre 700 fiabe, realizzando un catalogo ragionato di 120 oggetti, dagli abiti al cibo, dagli animali ai gioielli, accanto a concetti con attributi corporei come “anima” o “morte”, e personaggi fiabeschi, che ne costituiscono le unità figurative di base, ma che rappresentano anche alcuni aspetti della nostra interiorità, caricandosi di valori universali.
Il volume (Meltemi Editore, 2025, pp. 782, prezzo di copertina 34 euro) è un’edizione rinnovata e ampliata del “Dizionario” vincitore del “Premio di Antropologia Culturale Costantino Nigra” nel 1999. Si tratta di un’opera unica, che coniuga il rigore accademico con il piacere del gioco narrativo, indispensabile per sceneggiatori, educatori, psicologi e, più in generale, per chiunque ami il folclore italiano. Nelle oltre 700 fiabe italiane analizzate, infatti, ogni oggetto e personaggio viene studiato dal punto di vista psico-antropologico, evidenziandone le funzioni narrative e i valori simbolici ed elencandone i contesti di apparizione e i percorsi narrativi e interpretativi: dal cibo spesso legato alla paura della sua mancanza, e alla magica possibilità che possa apparire una tavola sempre imbandita come nel Paese della Cuccagna, all’acqua, simbolo di vita e di rinascita, una volta che è stata specchio dell’anima dei personaggi. Novità della nuova edizione, è un “Indice dei colori” che esplora le cromie delle fiabe e la loro simbologia anche nella sfera psichica ed emotiva.
Gian Paolo Caprettini, dopo gli studi in ambito filologico e linguistico, è stato professore di Semiotica e di Semiologia del Cinema all’Università degli Studi di Torino. Ha pubblicato e curato numerosi volumi di semiotica e di analisi del racconto, dei simboli e dei media.
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