Lavorare per l’Italia, essere un luogo vero, che deve raccontare il cibo dall’inizio, ovvero dall’agricoltura, fino alla tavola, ricordando a tutti che prima di tutto c’è la terra, un messaggio che è rivolto al mondo, in un luogo dove si può imparare divertendosi, e dove combinare rispetto per l’ambiente e per le persone con la necessità di fare affari. Ecco, in estrema sintesi, i valori fondati di Fico Eataly World, la Fabbrica Italiana Contadina di Bologna che si è svelata oggi alla stampa, prima dell’apertura ufficiale del 15 novembre, con il Presidente del Consiglio Gentiloni.
Una scommessa ambiziosa, quella lanciata dal professor Andrea Segré, dell’Università di Bologna, e raccolta subito da Oscar Farinetti: portare a Fico 6 milioni di visitatori all’anno, tanti studenti già dalle scuole primarie, e fare educazione e business (tanto che dopo le casse del mercato di Fico c’è un Hub di Poste Italiane, unico in Italia, tramite il quale i visitatori di tutto il mondo possono spedire a casa la merce acquistata). Decine e decine le botteghe, il mercato, 2 ettari di campi, frutteti, vigneti, oliveti e allevamenti, e anche una tartufaia, per raccontare la biodiversità italiana, “40 fabbriche”, dove si racconta la filiera, dalla produzione della materia prima al prodotto finito (dai formaggi al vino, dalla pasta al pane, dall’olio alla birra), oltre 45 luoghi ristoro, che vanno dalla cibo di strada da 5 euro al ristorante guidato dal pluristellato Chef Enrico Bartolini, e 6 “carusel”, giostre multimediali (progettate dallo studio milanese Limiteazero con la collaborazione di Clonwerk, con i filmati realizzati dalla Centro Sperimentale di Cinematografia, con la guida di Maurizio Nichetti), dove con istallazioni multimediali, giochi interattivi e filmati si racconta la scoperta del fuoco, l’evoluzione della pesca e dell’allevamento, l’importanza della terra, la produzione di vino, olio e birra, e il futuro, immaginato come un’agricoltura fatta anche di tecnologia, genetica, colture idroponiche che i visitatori possono fattivamente mettere a dimora. Una “Disneyland” del cibo e dell’agricoltura, realizzata nell’ex Centro Agroalimentare di Bologna (Caab) del Comune, che ha anche una finalità educativa, portata avanti dalla Fondazione Fico, che vede al timone l’Università di Bologna, insieme a quella di Trento, alla Suor Orsola Benincasa di Napoli e all’Università di scienze Gastronomiche di Pollenzo, “perché l’obiettivo - spiega Andrea Segrè - è di coinvolgere l’istruzione a tutti i livelli, dai bambini ai dottorandi”.
Fico ha voluto portare l’agricoltura in un’area urbana, una zona logistica e commerciale. Sembra un paradosso, una lucida follia, ma “abbiamo voluto creare un luogo vero, dove c’è l’agricoltura all’inizio e il prodotto finito alla fine, e la speranza è che da qui ai visitatori venga voglia di andare a vedere i veri territori dell’agricoltura di tutto il Belpaese, da Nord a Sud”, dice Oscar Farinetti. “È un obiettivo ambizioso, ma ci proviamo, l’Italia è il Paese con la più grande biodiversità del mondo, deve essere leader nella narrazione dell’agricoltura e del cibo. Qui abbiamo copiato dai Francesi e dagli Americani, e quando dico da Disneyland lo dico senza la puzza sotto al naso. E abbiamo copiato dai nostri agricoltori e dai nostri produttori italiani, veri custodi e artefici di questo grande patrimonio che rende unica l’Italia”.
Fico è anche un esempio clamoroso di sinergia tra pubblico e privato, perché il Comune di Bologna ha messo di fatto a disposizione la struttura. “In Italia ci sono milioni di edifici non utilizzati, buona parte sono pubblici. La politica deve fare questo - dice Farinetti - metterli a disposizione, senza spendere un soldo in più, agli imprenditori privati, che ci devono investire davvero. E se poi le cose funzionano, tutti ci guadagnano. E non poteva che nascere qui, una città d'Europa, che ha la fortuna di essere in una Regione che si chiama Italia, che è in mezzo al mediterraneo. È una città dove è nata la prima Università del mondo, e ora anche Fico”.
“Ringrazio il comune e gli imprenditori che ci hanno creduto, è stato un grande lavoro che ha messo insieme tutta l’Italia, dal Piemonte alla Sicilia. Come tutti i luoghi “veri” - commenta l’ad di Fico Tiziana Primori - è imperfetto, può migliorare, ma è pieno di quello spirito e di quella passione che fanno grande l’Italia”. “È un nuovo tempio del turismo del gusto - ha aggiunto il direttore dell’Enit - Ente Nazionale Italiano Turismo Giovanni Bastianelli - ed è naturale che sia in Italia, visto che il Belpaese è la meta del 24% di tutti i turisti dei Paesi Terzi che vengono in Europa, e che gran parte della attrattività italiana è legata alla cibo, all’agricoltura e ai paesaggi che ne nascono”.
“Sono venuto a visitare Fico mentre c’era ancora Expo - ha aggiunto Vincenzo De Luca, dg per la promozione del Sistema Paese del Ministero degli Esteri - e questa è la sublimazione e continuazione di quel messaggio trasmesso in tutto il mondo. La scommessa era di porsi come Paese leader sui temi di nutrizione, sostenibilità e qualità dell’agricoltura e del cibo, e Fico è tutto questo, è un raccolto di un’Italia che si trasforma e sviluppa al meglio una tradizione millenaria di prodotti, vitigni, trasformazione dei prodotti. Ad Expo ci siamo dati l’obiettivo di 50 miliardi di export agroalimentare nel 2020, io sono convinto che ci arriveremo e li supereremo”. Forse, secondo molti, anche grazie a Fico. Che, qualcuno, come Joe Bastianich, ristoratore di successo, show man e socio di Farinetti con Eataly a New York, pensa già di esportare: “è un luogo fantastico, nella mia testa sto già pensando che voglio replicarlo in California”.
Focus - Cosa è Fico
Fico Eataly World è il più grande parco agroalimentare del mondo.
A Bologna, su 10 ettari, Fabbrica Italiana Contadina racchiude la meraviglia della biodiversità italiana, attraverso:
2 Ettari di campi e stalle all’aria aperta
8 Ettari coperti con:
40 fabbriche
Oltre 45 luoghi ristoro
Botteghe e mercato
Aree dedicate allo sport, ai bimbi, alla lettura e ai servizi
6 aule didattiche, 6 grandi “giostre” educative, teatro e cinema
Un centro congressi modulabile da 50 a 1000 persone
Una Fondazione con 4 università
Focus - I 7 valori fondanti di Fico
1 Lavoriamo per l’Italia
Non abbiamo deciso noi di nascerci. È stata una grande fortuna. Vorremmo farcela perdonare.
Crediamo che il modo migliore sia agire per dimostrare al mondo le nostre meraviglie.
2 Siamo un luogo vero
Tutte le attività che si svolgono dentro FICO devono essere vere e non dimostrative. L’agricoltura che semina e raccoglie, le fabbriche che producono in quantità prodotti veri da consumare, le cucine dove si vede lavorare, i mercati che vendono e raccontano, le aule dove si impara sul serio.
3 Dobbiamo raccontare
La realtà è composta dai fatti e dalla narrazione. Un fatto, se non è raccontato, non esiste. Vogliamo essere degli instancabili narratori dell’agroalimentare italiano. Spiegare bene per capire e far capire. Ogni cosa che si vede dentro FICO deve essere raccontata.
4 Prima di tutto la Terra
Ciò che troviamo nel piatto o nel bicchiere nasce dalla terra. Se non conosciamo la fatica, le storie, le tradizioni e le tecniche dell’agricoltura non possiamo goderne. Per questo FICO deve partire dalla terra.
5 Ci rivolgiamo al mondo
Anzi, ai mondi. Il mondo dei bambini: che imparino presto l’orgoglio di essere italiani e crescendo venga loro voglia di darsi da fare. Il mondo dei pensionati: persone che hanno ancora tanto da dare al nostro Paese.Il mondo delle famiglie: che vivano insieme un’esperienza educativa. Il mondo dei nostri immigrati: che si rendano conto in quale meraviglioso Paese sono giunti e, essendo i benvenuti, si impegnino anche loro per l’Italia (ah! che ne sarebbe della nostra agricoltura senza molti di loro!). Il graditissimo mondo dei turisti di tutto il mondo: voi siete i benvenuti. Se FICO vi piace parlate bene dell’Italia nel vostro Paese.
6 Imparare divertendosi
Dobbiamo essere instancabili nell’offrire divertimento e apprendimento insieme. Occorre troppo tempo per far venir voglia di studiare attraverso il senso del dovere. Se ci si diverte si impara più volentieri e in fretta. Per questo da Fico ci sono le giostre. Dobbiamo fare in modo che siano molto frequentate dai nostri visitatori, ma andiamoci anche noi. Se non impariamo, se non ci divertiamo a lavorare dentro Fico non saremo credibili.
7 Rispetto e affari
Il valore del rispetto deve stare alla base del nostro agire. Ma non solo per ragioni etiche. Il rispetto verso la terra, l’acqua e l’aria diventerà ben presto l’identità prevalente delle attività agroalimentari italiane. Le imprese che sapranno interpretare con coerenza questo valore saranno premiate anche negli affari. Chiudiamo con la forma di rispetto più importante. Dobbiamo avere rispetto per le persone: i contadini, gli allevatori, i trasformatori, i ristoratori, i distributori, i gastronomi. Dobbiamo avere rispetto tra di noi, i lavoratori di FICO, a tutti i livelli. Dobbiamo avere rispetto per i nostri visitatori e clienti. Dobbiamo avere rispetto anche per chi ci critica, ascoltare le loro ragioni, spiegare educatamente le nostre. E, quando sbagliamo, dobbiamo riconoscerlo e cambiare.
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