Una base di Igt, un livello intermedio ma importante in termini di volume per le Doc, e un vertice qualitativa, più ristretto, per le Docg: questa, in teoria, la struttura della piramide qualitativa del vino del Belpaese. Che però, negli anni è mutata decisamente, come racconta l’analisi de “Il Corriere Vinicolo” by Unione Italiana Vini (Uiv), visto che, nel 2014, i vini a Denominazione di origini, con 8,8 milioni di litri imbottigliati, hanno superato per la prima volta quelli a Igt, con 8,5 milioni di ettolitri finiti in bottiglia.
3,4 milioni di ettolitri, invece, per i vini Docg. I motivi di questo “rovesciamento”, secondo l’analisi, stanno “sicuramente nei trend produttivi di alcune Doc che un tempo militavano nella categoria Igt, come il Prosecco, arrivato a 2,3 milioni di ettolitri di imbottigliato nel 2014. Ma anche la Doc Sicilia, che sta incominciando a carburare volume (oltre 146.000 ettolitri nel 2014). Un ulteriore sbilanciamento verso le Doc poi si potrebbe avere dopo la eventuale costituzione della Doc per tutto il Pinot grigio racchiuso oggi nella Igt Delle Venezie, che sposterebbe un ulteriore volume di oltre 1 milione di ettolitri”.
Insomma, se così fosse, alla base della piramide, in termini di volume, ci sarebbero di gran lunga le Doc, con le Igt in mezzo e le Docg al vertice.
Un aspetto su cui riflettere in termini futuri di mercato, di prezzi, di bilanci e di logiche produttive, anche in vista di un “riordino” del numero delle Denominazioni e delle Indicazioni Geografiche per una più efficace protezione sui mercati extra Ue, sempre più importanti, perché, come ha ricordato nel convegno sul tema di scena al Padiglione Vino ad Expo, Paolo Castelletti, segretario generale Uiv, “82 denominazioni rappresentano l’83% di della produzione a denominazione. C’è un affollamento. Si deve riordinare il sistema delle denominazioni, di quella infinità di denominazioni che non trovano il consenso e il pubblico. Bisogna tenere conto della rinomanza, della reputazione. E’ necessaria una ripulitura dei registri. O lo faranno le denominazioni da sole o abbiamo previsto un principio che metterà la Pubblica Aministrazione nella posizione di poterlo fare. Si sta facendo un ragionamento di accorpamento dentro denominazioni più grandi, creando consorzi multi-denominazione”.
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