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Campania: tre itinerari per viaggiare in compagnia del vino
di Elisabetta Guerrini

Se Napoli, il Vesuvio, la costiera amalfitana isole comprese, Pompei, Paestum e tutti gli altri siti storici ed archeologici non sono sufficienti per attirarvi in Campania, oppure queste sono tutte cose che avete già apprezzato in precedenza proveremo a mostrarvi una parte di questa regione poco frequentata dal classico turista, ma protagonista negli ultimi ventanni di uno sviluppo vitivinicolo che la rende, oltre che da conoscere e vedere soprattutto da gustare. E’ bene dare a Cesare quel che è di Cesare, infatti i nostri progenitori romani ed etruschi, ma anche i cugini Greci, conoscevano e sapevano sfruttare le risorse che la Campania nasconde e ne avevano fatto un vero Paese di Bengodi dove non mancava di certo la prelibata bevanda ottenuta dai famosi vigneti sparsi nella campagna. Vi proponiamo tre itinerari, che possono diventare anche un tour unico partendo dall’alta Campania e percorrendo l’entroterra dei monti irpini fino a giungere ad Avellino. L’intenzione è di unire alla natura ed alla storia un circuito enologico non famoso a tutti, ma che raccoglie grande parte del consenso tributato all’intera regione in fatto di vino.


Nel cuore dell’ager falernus
Affacciato sul Tirreno e alle pendici del Monte Massico, Mondragone e soprattutto l’azienda di Michele Moio sono il nostro punto di partenza perché ci sembra giusto iniziare dall’area centrale che ha dato origine all’antico vino Falerno e da una azienda che si impegna per ritrovare e riproporre i sapori di un tempo. Insieme ai figli Bruno e Luigi, che insegna enologia nelle facoltà di Agraria di Foggia e Napoli e che collabora come winemaker anche per altre aziende prestigiose della zona (Cantina del Taburno, Vestini-Campagnano, Caggiano), Michele Moio si cimenta da anni, con pazienza e dedizione, nell’impresa, peraltro riuscita, di ricreare con falangina e primitivo, uva rossa tipica della zona, le qualità di vino che dagli antichi romani erano considerate tra le più importanti. Ecco allora due rossi, il Falerno del Massico Primitivo e il Falerno Primitivo Maiatico, che avvolgono con toni di more e prugne, dal sapore deciso ma equilibrato. Dalla falangina, un vino bianco di tutto rispetto con tonalità di frutta e vaniglia. Costeggiando il Monte Massico nel versante Nord allungate di poco la strada e fermatevi a Cellule perché vale veramente la pena di assaggiare anche la produzione di Falerno del Massico dei fratelli Avallone, nell’agriturismo Villa Matilde, che con i toni aromatici e intensi dei rossi e i profumi gustosi dei bianchi vi faranno capire la preziosità di questa terra. Proseguite, per una parentesi storica, verso la collina che divide il Monte Massico dal vulcano spento di Roccamorfina dove sorgeva la colonia romana di Suessa, oggi Sessa Aurunca. Poco rimane delle antiche mura romane che la circondavano mentre sono praticamente intatte quelle costruite in epoca medioevale e rafforzate quando il duca di Sessa, Marzano, raggiunta una notevole importanza del capoluogo, sia come estenzione del territorio che come rilevanza strategica delle sue terre, decide di ribellarsi. Il fatto fu così influente che venne rappresentato sulle porte di Castelnuovo a Napoli. Il medioevo e i secoli successivi lasciano anche conventi e chiese ristrutturati e ampliati nel tempo, che danno luogo ad una varietà di stili dal romanico, al gotico, al barocco, ne sono esempi il convento di S. Agostino che edificato nel 1300 e ristrutturato nel XVIII secolo che ospita una chiesa barocca (1675-1748), il Castello Ducale iniziato nel IX secolo in cui si possono riconoscere, se non la struttura primaria, i rimaneggiamenti di impronta catalana fatti al tempo dei Marzano sulle strutture svevo-normanne, il Duomo, chiesa dell’Annunziata, di epoca rinascimentale, che il Vaccaio nel settecento ha arricchito di maioliche in pieno gusto barocco. Le sorprese Sessa le riserva anche nei suoi vicoli dove potrete ammirare grandi portoni del tre e quattrocento che ornavano le residenze delle personalità del paese. Fuori dalle mura medioevali, oltre all’antico convento di S. Giovanni a Villa (IX sec.), si possono ammirare i pochi resti delle fortificazioni romane, quelli di edifici pubblici fino all’età imperiale e l’anfiteatro del I secolo A. C. che si apre sulla pianura e che poteva ospitare fino a cinquemila persone. A 3,5 Km da Sessa, a sud-ovest in una strada di campagna che univa Sessa a Sinuessa presso il rio Travata si trova anche la monumentale costruzione di epoca romana del Ponte Ronaco o degli Aurunchi, 186 metri per un totale di 21 archi a tutto sesto con cerchi concentrici di mattoni su pilastri in laterizio e la pavimentazione originale a basoli di trachite, il tutto in un panorama unico. Unico nella denominazione e anche unico vino prodotto è anche quello dell’azienda Galardi che negli ultimi dieci anni, testimone del recente importante sviluppo della Campania in campo enologico, è riuscita ha produrre con aglianico e piedirosso il Terra di Lavoro, nome della pianura che si apre appunto a sud-ovest, un vino potente e aromatico che lo rendono uno tra i rossi del Meridione più apprezzati in Italia e all’estero. Proseguite per Teano, ma se passante da Roccamorfina, paese che sorge proprio in quello che fu il cratere del vulcano da cui prende nome, allontanatevi per due km e mezzo verso nord dove fra boschi di castagni sarà possibile visitare il santuario di S. Maria dei Làttani. Da Teano fino a Caserta lo scenario diventa più conosciuto, la pianura del Volturno ha ospitato Etruschi, Greci, Romani, Saraceni, praticamente chiunque abbia messo piede in Italia perchè essendo una zona cruciale nella delimitazione del territorio ha subito incursioni e battaglie epiche che hanno comunque lasciato anche resti storici importanti. Vi mancherà solo il tempo per vederli tutti, ma se può esservi d’aiuto, brevemente ecco i luoghi più importanti. A Teano, dove si svolse il famoso incontro nel 1860 tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II, oltre ai monasteri dei benedettini che, durante i periodi di guerra trovarono un po’ protezione nella città, gli edifici medioevali, ci sono anche il Duomo del 1100, reso barocco intorno al 1600 e quasi interamente ricostruito nel dopoguerra, e i resti di un imponente teatro romano. Un po’ più a sud, sempre verso Caserta, il sito archeologico della antica Cales, Calvi Vecchia, e a pochi chilometri in un ansa del Volturno troverete Capua. In realtà, ai tempi in cui fu fondata, si chiamava Casilinum, ed era il porto fluviale di Capua, l’attuale S. Maria Capua Vetere. Con il suo ponte romano, più volte restaurato e ricostruito ha costituito nelle epoche storiche un punto decisivo di divisione e di conquista dei possedimenti. Oltre al ponte e ai ruderi delle torri fatte costruire da Federico II per proteggerlo, ci sono anche il Duomo, dal 966 al 1980 è stato sede arcivescovile, chiese e palazzi, il Museo Campano, che conserva reperti di età preromanica e romanica e dipinti dal 1400 al 1700, il castello normanno delle Pietre e quello cinquecentesco degli Spagnoli. Nelle vicinanze, alle pendici del Monte Tifata, si trova anche la famosa basilica di S. Angelo in Formis, che oltre all’architettura di esempio per quella di tutta la Campania nasce sull’antico tempio dedicato a Diana Tifatina. I nostri avi erano molto religiosi e sovente ricorrevano alla protezione degli Dei, soprattutto in una pianura dove non sempre le bonifiche che attuavano evitavano il formarsi di ampie zone paludose e quindi malsane (sembra però che a quei tempi la zona fosse tutta climaticamente più umida), ma sapevano anche divertirsi e lo facevano sicuramente nel grande anfiteatro, sulle colline adiacenti, di S. Maria Capua Vetere, paragonato per importanza a quello di Roma e di Verona. Non è l’unico esempio del passaggio romano in quella che era il centro urbano di allora, ci sono anche il Mitreo e gli Archi di Capua, il più grande edificio funerario romano della Campania detto Carceri Vecchie e quello La Conocchia. A questo punto potete decidere anche di passare per Caserta per visitate il capoluogo, la cattedrale romanica e respirare l’atmosfera dell’antico borgo medioevale, e immergervi nella sontuosa bellezza del Palazzo Reale e del suo immenso parco. Dopo aver percorso metà della pianura della Terra di Lavoro, addentriamoci verso nord-est, verso i monti del Taburno, verso i vigneti del Solopaca.


Dal Solopaca all’Aglianico del Taburno
Andate in direzione di Caiazzo, anche questa è una cittadina che vanta origini antiche, ma che sfoggia, nella via principale, case dalle facciate rococò e dove si può ammirare un castello di età aragonese. Nelle vicinanze, nella frazione di S.S. Giovanni e Paolo, un altro esempio di come la viticoltura campana stia accrescendo il suo patrimonio. Nata negli ultimi anni dal diletto di due amici amanti del vino, la Vestini-Campagnano è diventata grazie alla qualità e alla quantità della produzione una azienda a tutti gli effetti. L’aiuto di una nostra conoscenza, Luigi Moio, ha permesso ai proprietari di reinserire vitigni originari della zona di Caserta, il Pallagrello bianco e nero e il Casavecchia, ed ottenere, da piante cresciute sul suolo a loro congeniale, l’eccellente risultato di due rossi e due bianchi che vi conquisteranno sicuramente nella complessità ed eleganza delle fragranze. Proseguendo verso Telese, dove potrete godere dei benefici delle sue terme, incontrerete quello che rimane dell’antica città di origini sannitico-romane di Telesia, si tratta di una breve pausa culturale prima di bearsi della vista dei vigneti a denominazione di origine del Solopaca. Il nome è dato dal paese che troverete poco più avanti, e dove si può vedere la chiesa del 1400 di San Martino e il Palazzo Vicereale, che dal latino solis e opaca stava forse a ricordare alcune zone infauste dove il sole non arrivava. Vi arrivarono comunque etruschi e romani che hanno lasciato i resti di un villaggio di palafitte nei pressi del piccolo centro medioevale di Castelvenere dove potete assaggiare il buon risultato di vitigni autoctoni coltivati biologicamente con cura e attenzione nell’Antica Masseria Venditti. Prima di risalire il corso del fiume Calore, potete decidere di deviare un po’ più a nord per gustare anche il Solopaca e il Sannio proposto dall’azienda Corte Normanna a Guardia Sanframondi. Nello stesso paese c’è poi la possibilità, da non farsi scappare, di continuare la degustazione del Sannio, rosso, ottenuto da uve di Aglianico, e bianco dalla Falanghina, di cui è uno specialista, da uno dei più stimati produttori di questo vino, Carlo De Lucia. Riscendete seguendo il torrente Ianare e fermatevi nel paese di Ponte per vedere la Chiesa Badiale di Sant’Anastasia e per provare un primo saggio del Taburno Doc, nelle cantine Ocone che dal 1910 si dedica all’attività enologica. Scendiamo adesso verso sud per una strada un po’ tortuosa che dura per 10 chilometri, ma che ci porta alle pendici del Monte Taburno a Foglianise. Questo piccolo centro ha il privilegio di ospitare una delle esperienze più positive della Campania in ambito vitivinicolo: la Cantina del Taburno. In soli cinque anni, e dopo alterne vicende dalla sua fondazione nel 1972, la cooperativa, proprietà del Consorzio Agrario di Benevento, è la chiara dimostrazione di come l’impegno e lo studio (collabora con l’Università di Agraria di Napoli) mirati ad una produzione di qualità superiore hanno dato i loro frutti migliori. Con la guida di Filippo Colandrea e Luigi Moio, la Cantina del Taburno ha ottenuto da piante secolari un Aglianico, il Bue Apis , che esprime tutto il vigore, l’intensità e l’eleganza delle sue genitrici. L’intera gamma dei vini proposti è indubbiamente fuori dal comune, bianchi compresi, sia per squisitezza che per convenienza. A questo punto prendetevi un attimo di tregua dalle “strade del vino”, solo per apprezzare e memorizzare intimamente questi sapori ed essere poi pronti ai successivi, dirigendovi verso Benevento. Anticamente si chiamava Maleventum e ai romani il nome, che non prometteva niente di buono, non piacque. Da allora divenne Beneventum e a giudicare dal numero di vestigi che sono giunte a noi i romani e chi venne dopo ci si trovarono proprio a loro agio. Risale al III secolo avanti Cristo il teatro romano così come il Ponte Leproso, da vedere è anche l’Arco di Traiano (II sec. d.c.). Di età longobarda sono invece le mura della città, ma non dimenticate di visitare il Duomo medioevale, che è stato successivamente ricostruito, la Chiesa di Sant’Ilario del 500, quella romanica di Santa Sofia e, accanto a quest’ultima, il Museo del Sannio che conserva anche una ricchissima collezione di reperti egizi.


Nella zona più aspra, i vini più “dolci”: Greco, Fiano e Taurasi
Da Benevento dirigetevi senza indugio in direzione di Avellino, ma abbandonate la strada principale all’altezza di Pratola Serra. Il paese si sviluppa tutto intorno ad un edificio centrale del 1700, ma la Chiesa Madre dell’Addolorata nasconde interessanti pitture del Vaccaio, di Nicola Leone, artista della zona, e della scuola del Giordano. Potete anche recarvi a visitare il castello del piccolo Borgo di Serra e il dolmen nella frazione di Casal San Michele, e iniziare ad avvicinarsi ai vini della zona nella bella azienda di Pellegrino Musto, La Casa dell’Orco. Nelle vicinanze, a Prata di Principato Ultra, merita una sosta la Santissima Annunziata, una costruzione composta da basiliche paleocristiane che insieme alle catacombe sono in parte scavate nella roccia e dove si possono ammirare ricchi affreschi di epoca bizantina. Risalendo il corso del fiume Sabato ecco che incontriamo Tufo con le Grotte di San Michele di epoca longobarda e le miniere Di Marzo, e in via Gaetano Di Marzo si trovano anche le cantine Di Marzo scavate interamente nel tufo sotto la villa di famiglia. Siamo nel cuore del territorio del Greco di Tufo dove la storia e il vino sono una cosa sola. Ricordatevi che nella seconda metà di settembre ha luogo la Sagra del Greco, potrete partecipare anche voi alla festa e celebrare la bontà di questo bianco squisito nel luogo d’origine. Se invece il periodo della vostra vacanza non coincide con queste date potete rifarvi nelle cantine di Benito Ferrara specializzato nella produzione del Greco ottenuto da vigne in pieno suolo di denominazione. Ferrara, con una quantità relativa, riesce a distinguersi con un vino pulito e fresco, che sa di frutta matura e profumi floreali. Prima di scendere lungo la stretta valle del Sabato fate un salto a vedere Montefusco che al tempo dei longobardi fu trasformato in una fortezza e che conserva il castello della stessa epoca che nel 1743 fu adibito a prigione. Avvicinandovi ad Avellino vi ritroverete a Montefredane zona a cavallo tra le denominazioni del Greco di Tufo e del Fiano di Avellino fermatevi allora nelle cantine di Vadiaperti per assaggiare la buona qualità di entrambi. Il terremoto che nel 1980 ha colpito la regione ha distrutto buona parte dell’antico insediamento del capoluogo, ma il duomo duecentesco, il Museo Diocesano e il Museo Irpino sono in grado di tenervi impegnati per una visita culturale. Se poi vi sentite ispirati, recatevi al vicino Santuario di Montevergine dalla struttura maestosa. Anticamente era meta di pellegrinaggio, almeno una volta all’anno, dei devoti napoletani che riunivano parenti e amici in una lunga passeggiata tra i boschi e le edicole della “Via Crucis”, per semplificare le cose venne poi costruita una lunghissima e ripida funicolare. All’interno del santuario, insieme al museo abbaziale potrà essere visitata una curiosa e ricca esposizione di presepi in mostra permanente. Dai monaci di Montevergine potrete acquistare il liquore Arthemis che producono in modo assolutamente artigianale. Passiamo sulla sponda destra del fiume Sabato per recarci ad Atripalda che, oltre alla storia raccontata negli scavi e ai sapori del Fiano ci riserva l’incontro con la celebre cantina di Mastroberardino e con le prime degustazioni del famoso Taurasi. Così, ai bianchi del Fiano di Avellino dai toni brillanti e dal sapore vivace Antonio Mastroberardino, affianca un Taurasi, di aglianico e piedirosso, solido ma delicato, persistente ma elegante, che rende onore al lavoro ventennale del suo produttore. La nostra prossima meta è Salza Irpina, ma a Manocalzati, la deviazione è di qualche chilometro, si può visitare il castello medioevale di San Barbato. Una volta arrivati a Salza Irpina, dopo una doverosa visita alle cantine Di Meo che negli ultimi anni hanno saputo creare una buona produzione di vini in continuo miglioramento, date un’occhiata al Palazzo Imperiale e alla Chiesa di San Sebastiano che dal 1475 conserva un prezioso trittico ad opera di Francesco da Tolentino. In località Cerza Grossa, vicino a Sorbo Persico, si trova uno dei cardini del panorama enologico non solo campani ma di tutta Italia, Feudi di San Gregorio. L’azienda gestita dalle famiglie Capaldo ed Ercolino è riuscita ad incrementare il territorio dei vigneti e anche la qualità, sempre ottima dei suoi vini, dai Fiano di Avellino, ai Taurasi, dal Serpico, un rosso di solo uvaggio aglianico di viti centenarie, ad un merlot, il Pàtrimo, che si fregia dei più autorevoli consensi non solo in Italia, e un bianco tutto particolare, il Campanaro, che scaturisce dall’unione di uve di fiano e di greco entrambe di vigneti Doc. Ma addentriamoci nel cuore del territorio del Taurasi e il vostro tour non può non passare per il paese che gli dà il nome. Anche questo paese ha origini antiche, e lo testimoniano il castello longobardo circondato delle mura edificate però nel 180 a.c. dai Liguri che si erano ribellati al potere dei romani. Il vino qui è il dominatore delle sagre paesane e il re della Festa dell’uva che si svolge nella seconda decade di ottobre. E il vino è onorato adeguatamente nell’azienda agricola di Antonio Caggiano anche lui testimone di come l’imprenditorialità in campo enologico, in una terra di cui si sono spesso ignorate le possibilità, ricompensi con risultati esemplari nel giro di pochi anni. Tutto questo e l’aiuto di enologi rinomati (Marco Moccia e Luigi Moio) ha consentito di creare un Taurasi dal succoso sapore di frutti neri perfettamente armonizzati con aromi dolci e proporzionati di spezie, tabacco, legno. Il vero vanto delle cantine Caggiano è che anche il resto delle etichette dell’azienda, tra cui i bianchi di fiano, raggiunge livelli sorprendenti. Il nostro giro vi lascia in buone mani, e mentre decidete, o trovate il coraggio, per tornare a casa non vi dimenticate che il senso del gusto, anche con un solo sorso di vino, avrà il potere di farvi ripercorrere i luoghi lungo i quali vi ha condotto.


I produttori
*Caggiano Antonio - Contrada Sala
83030 Taurasi (Av) - Tel. 082774743, info@cantinecaggiano.it
*Cantina del Taburno - Via Sala
82030 Foglianise (Bn) Tel. 0824871338, info@cantinadeltaburno.it
*Corte Normanna - Contrada Sapensie, 20
82034 Guardia Sanframondi (Bn) Tel. 0824817004/8, info@cortenormanna.it
*De Lucia - Contrada Starze
82034 Guardia Sanframondi (Bn) Tel. 0824864259, c.delucia@tin.it
*Ferrara Benito Frazione S. Paolo, S. Paolo 14/A
83010 Tufo (Av) Tel. 0825998194, info@benitoferrara.it
*Feudi di San Gregorio - Località Cerza Grossa
83050 Sorbo Serpico (Av) Tel. 082598611, feudi@feudi.it
*Galardi Località Vallemarina - Frazione San Carlo Provinciale Sessa-Mignano
81030 Sessa Aurunca (Ce) Tel. 0823925003, galardi@napoli.com
*La Casa dell’Orco Frazione San Michele - Via Limaturo, 52
83039 Pratola Serra (Av) Tel. 082537247, lacasadellorco@libero.it
*Mastroberardino Via Manfredi, 75/81
83042 Atripalda (Av) Tel. 0825614111, mastro@mastro.it
*Moio Michele Viale Regina Margherita, 6
81034 Mondragone (Ce) Tel. 0823978017, info@moio.it
*Ocone Località La Madonnella - Via Del Monte
82030 Ponte (Bn) Tel 824874040, admocone@tin.it
*Azienda agricola Vadiaperti Contrada Vadiaperti
83030 Montefredane (Av) Tel. 0825607270, info@vadiaperti.it
*Venditti Antica Masseria Antica Sannitica, 122
82030 Castelvenere (Bn) Tel. 0824940306, masseria@venditti.it
*Vestini - Campagnano Frazione S.S. Giovanni e Paolo Via Barraccone, 5
81013 Caiazzo (Ce) Tel. 0823862770, vestinicampagnano@inwind.it


Dove mangiare e dormire

I ristoranti della Campania non vi riserveranno dei problemi, ma vi diamo due indirizzi simbolo della regione ed altri accreditati dove fermarvi lungo il viaggio. Per dormire, la cosa migliore sono i numeri di telefono di uffici di informazioni turistiche, a cui poter fare riferimento e scegliere la sistemazione che più vi aggrada.
S. Agata sui Due Golfi
Don Alfonso1890 - Contrada Sant’Agata 11
Tel. 081/8780026 - S. Agata sui Due Golfi
Si consiglia di prenotare
Amalfi
Caravella - Via Matteo Camera, 12
Tel. 089/871029 - Amalfi
Si consiglia di prenotare
Avellino
Maschera (Locanda d’autore) - Rampa San Modestino, 1 - Tel. 082537603
Ufficio Informazioni Turistiche: Piazza Libertà, 50 - Tel. 082/574732
Benevento
Pina e Gino - Viale Università, Tel. 082424947
Ufficio Informazioni Turistiche: Via Nicola Sala, 31 - Tel. 082/4319911
Caiazzo
Volte di Annibale e Bacco, Via Monte, 1 - Tel. 0823/610788
Caserta
Colonne - Via Nazionale Appia, 7/13 - Tel. 0823467494
Ufficio Informazioni Turistiche: Corso Trieste, 39 - Tel. 0823/321137


Elisabetta Guerrini


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