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FOCUS

C’è anche il Lugana, secondo “Wine Enthusiast”, tra i 7 territori del vino emergenti del mondo

Dall’Argentina all’Armenia, da Creta al New Jersey, dal Texas all’Uruguay, ecco le regioni che saranno mainstream, tra grandi bottiglie e turismo
CONSORZIO LUGANA, LAGO DI GARDA, LUGANA, TERRITORI, TURISMO, VINI BIANCHI, WINE ENTHUSIAST, Italia
Il Lugana è in grande ascesa nei mercati e sulla stampa internazionale

Il Lugana, storica denominazione bianchista italiana, “con vista” sullo splendido scenario del Lago di Garda, che negli ultimi anni ha registrato una crescita significativa nella produzione, nelle vendite e nel posizionamento delle sue bottiglie, è tra i sette territori del vino emergenti del mondo, secondo lautorevole rivista Usa “Wine Enthusiast”, che lo mette sul podio insieme a Creta, al New Jersey e a Texas Hill Country (negli Usa), a Uco Valley (in Argentina), allUruguay e all’Armenia. Tutte regioni vinicole, sia di recente sviluppo, sia di antiche origini, che stanno vivendo un profonda trasformazione, grazie a vigneti in espansione, tecniche di vinificazione in rapido sviluppo, export e impennata del turismo. E tutte accomunate dal fatto che, in un prossimo futuro, diventeranno mainstream, sia per le loro grandi bottiglie, sia come meta di turismo enogastronomico.
In Italia il Lugana, che “Wine Enthusiast” definisce una “gemma nascosta”, è il chiaro esempio di come il vino riesca a trasformare il turismo, facendo di una località di viaggio nel Belpaese già famosissima come il Lago di Garda, una destinazione sempre più nota anche per i suoi vini, come abbiamo documentato su WineNews. Tra le grandi denominazioni bianchiste italiane, storica ma a lungo dal carattere più mercantile, dopo aver registrato una crescita dei valori del vino, delle uve e dei vigneti, redistribuita lungo tutta la filiera e capace di innescare gli investimenti da parte delle aziende, il Lugana sta continuando la sua cavalcata facendosi notare nei mercati e nei giudizi della critica mondiale, grazie a qualità e longevità, sempre più ricercata nei bianchi italiani, ma anche per la sua forte identità territoriale. Il 70% delle bottiglie escono dall’Italia, ma il restante 30% viene venduto sul Lago di Garda, della cui storia e delle cui bellezze il Lugana è sempre più custode e comunicatore, raccontandone l’unicità ai consumatori accolti in cantina, che non sono più solo turisti ma sempre più anche enoturisti. Il Consorzio del Lugana Doc ha fatto importanti investimenti, negli ultimi anni, per promuovere il territorio come wine destination d’eccellenza e, secondo “Wine Enthusiast”, la regione merita sicuramente una visita, con almeno 15 aziende vinicole che offrono una sistemazione ai visitatori.
Insieme al Lugana il “Wine Enthusiast” segnala altri territori nel mondo, a partire da Creta, dove la storia della produzione vinicola risale al periodo Minoico, ma l’industria moderna ha effettivamente meno di 50 anni. Tuttavia, negli ultimi 25 anni, l’isola più grande della Grecia ha assistito ad una vera e propria rinascita enologica. La produzione è passata da grandi quantità di vitigni internazionali realizzati da grandi cooperative alla fermentazione su piccola scala da parte di una nuova generazione di ambiziosi viticoltori, impegnati nel rilancio dei vitigni autoctoni. Secondo Wines of Crete, l’export è più che raddoppiato negli ultimi 20 anni, e le aziende vinicole offrono sale di degustazione che soddisfano il crescente numero di turisti.
La scena vinicola del New Jersey è arrivata tardi, a causa di una legge pre-proibizionista che limitava il numero di aziende vinicole autorizzate. Da quando è stata abolita, nei primi anni Ottanta del Novecento, i produttori locali hanno recuperato il tempo perduto e ora i vini prodotti qui - utilizzando un’ampia gamma di uve ibride e internazionali, con piantagioni di vitigni italiani come Barbera e Nebbiolo in aumento - possono reggere il confronto con regioni più note in tutto il mondo.
A Uco Valley, in Argentina, la disponibilità di terreni ha portato ad una rapida espansione dell’industria vinicola. L’ultimo decennio, come riporta “Wine Enthusiast”, ha visto l’introduzione di nuovi vigneti, sale di degustazione e wine resort, ma anche sperimentazioni lungimiranti. Nonostante la rapida crescita, la regione conserva la sua bellezza selvaggia, un grande vantaggio per i visitatori: ogni vigneto è circondato da vegetazione autoctona, che comprende varietà incredibilmente diverse di uccelli, insetti, piante e fiori.
In Uruguay il vitigno Tannat è ciò che il Malbec è per l’Argentina: tuttavia è stato più lento ad affermarsi in termini di riconoscimento mondiale. Ciò è dovuto in parte al volume di produzione, ma soprattutto alle pratiche di vinificazione che tendevano a produrre vini eccessivamente estratti. Con un cambio generazionale tra i viticoltori, tuttavia, i vini uruguaiani rappresentano ciò che il consumatore cerca oggi, e le esportazioni sono quadruplicate negli ultimi 20 anni. In Armenia la rinascita enologica sta avvenendo rapidamente, in quella che viene definita “l’età dell’oro” del vino armeno. Il dominio sovietico, sin dagli anni Venti del Novecento, aveva visto la soppressione delle imprese vinicole private, seppure qui la cultura della vinificazione risale ad almeno 6.000 anni fa. Oggi, siti e uve antiche stanno rivivendo, così come le tecniche di invecchiamento in anfora e la pratica del kakhani, ovvero l’attenta essiccazione dei grappoli d’uva appesi a delle corde. Infine, a Texas Hill Country, una regione del Texas che si trova tra Austin, Fredericksburg e San Antonio, si sta assistendo ad una serie di importanti investimenti di produttori che realizzano vini adatti al clima, anche raccogliendo prima per mantenere acidità, piuttosto che lasciare che l’uva soffra il caldo e produca vini troppo maturi e concentrati. E qui non si punta solo sul rosso, ma anche su grandi bianchi, in particolare da vitigni che prosperano in climi più caldi, tra cui la Valle del Rodano e varietà portoghesi come Viognier, Picpoul e Alvarinho.

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