“Bisogna far capire che i messaggi che in questo periodo sono all’ordine del giorno e attaccano il vino sono sbagliati. Le istituzioni devono collaborare in questo: il vino non ha colore politico e va difeso. Serve ragionare e fare progetti insieme, far sì che la politica si faccia aiutare dalle nuove tecnologie e dalla ricerca scientifica. Per tutelare il settore si deve lavorare in modo strutturato, senza partire allo sbaraglio”. Lo ha detto, a WineNews, Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato ed ex Ministro dell’Agricoltura, ma anche appassionato di enogastronomia ed enoturismo, dalla “Chianti Classico Collection” 2025, firmata dal Consorzio Chianti Classico nelle “Anteprime di Toscana” e che si chiude oggi a Firenze (dove lo abbiamo intervistato), parlando di uno dei temi più dibattuti del momento: che sia di natura economica, con la minaccia trumpista dei dazi, o salutista, vista anche la recente revisione del Beca (Beating Cancer Plan) da parte della Commissione Ue, il vino è sotto attacco?
“Penso di sì - dice Centinaio - e ad essere sotto attacco sono anche i territori, i Paesi e gli stili di vita che si identificano con il consumo di vino. Tutto è partito qualche anno fa con l’idea dell’Irlanda di paragonare l’etichetta del vino a quella dei pacchetti di sigarette. Credo che sia stato un tentativo di attaccare un prodotto che identifica alcuni Stati europei come Italia, Francia e Spagna, senz’altro gli Stati che subirebbero di più le conseguenze di questo messaggio”. Occorre dunque trovare una strategia di difesa, senza commettere gli stessi errori del passato: “dobbiamo evitare di fare quello che hanno fatto altri settori quando si sono trovati sotto pressione - raccomanda Centinaio - e cioè partire allo sbaraglio come l’armata Brancaleone, sperando che Dio ce la mandi buona”. Importante secondo Centinaio è fare squadra tutti insieme: “ne parlavo con il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. Politicamente siamo distanti anni luce, ma quando si tratta di tutelare un prodotto come il vino bisogna ragionare tutti insieme indipendentemente dal colore politico”.
Dal rosso al bianco, passando per il rosè, i colori del vino sono diversi, ma dove, invece, andrebbe operata una differenziazione è riguardo alla parola “alcol”: ovverosia, distinguere il vino dai superalcolici. “ un tipo di alcol totalmente diverso - ribadisce Centinaio - e la ricerca scientifica ci dice che un bicchiere di vino rosso al giorno per le donne e un bicchiere a pasto per gli uomini non fa male, anzi fa partire alcuni processi nel nostro fisico che comunque sono anche di tutela per il corpo”.
Ma importante, ancora una volta, è il tema dei territori e dell’identità: “il vino è un biglietto da visita per una determinato territorio, e di conseguenza è attaccabile perché la sua produzione non si può trasferire in Cina o in altri Paesi. Il Chianti Classico si produce solo nel Chianti Classico, il Brunello solo a Montalcino, il Buttafuoco, nasce solo in sei comuni dell’Oltrepò Pavese, da dove io provengo, e in nessun’altra parte del mondo. Questo caratterizza e identifica i territori”. Con gran merito dell’agricoltore, vero e proprio custode dei paesaggi, che abbiamo anche legiferato come Sistema Paese italiano: “pensiamo a Conegliano Valdobbiadene, patrimonio Unesco grazie al lavoro degli agricoltori che hanno modellato le colline e hanno fatto diventare questo territorio quasi come un quadro - dice Centinaio - ma penso anche a Bolgheri o al Barolo. Tutti territori che senza il vino, e senza i produttori, forse non sarebbero quello che sono in questo momento, e cioè conosciuti in tutto il mondo”.
Per questo deve forse cambiare anche il modo di comunicare il vino, non più come un “solista”, ma ricondotto alla tavola, per distinguerlo dagli altri alcolici: “sì, è un modo di comunicare diverso dal passato e ben venga - conclude Centinaio - il vino non deve essere considerato sballo, ma deve essere visto come uno di quei prodotti a tavola che vanno ad accompagnare i piatti, che serve anche per preparare alcuni piatti. L’abbinamento tra il sommelier e lo chef, deve diventare sempre di più all’ordine del giorno. Proposte di questo tipo possono essere messe all’attenzione di chi si occupa di comunicazione e possono servire per permettere anche ai cittadini di vedere il vino in un modo diverso. Con una bottiglia non ci si deve sballare, basta un bicchiere di vino per assaggiare un buon piatto e attraverso quel bicchiere costruire uno storytelling”.
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