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CHI L’HA DETTO CHE IL VINO PUO’ ESSERE ABBINATO SOLO AL CIBO? NELLA “CINENOTECA” E’ POSSIBILE SCOPRIRE L’ETICHETTA PERFETTA PER OGNI FILM: LO PROPONE LA RIVISTA “PROIEZIONE”. CURIOSITA’: VIDEO-DEGUSTAZIONE I “DIARI DELLA MOTOCICLETTA”-“SCACCIALUPO”

Chi l’ha detto che il vino può essere abbinato esclusivamente al cibo? Metti allora la passione per il grande cinema e la possibilità di sapere qual’è il vino più ad adatto per godersi fino in fondo la visione di ogni film: per scoprire l’abbinamento perfetto vino-film c’è la “cinenoteca”, la rubrica di Proiezione, rivista culturale dell’ Aiaf, l’associazione no profit che promuove l’“AsoloArtFilmFestival”, che, ogni mese, propone le etichette per una perfetta “video-degustazione” (info: www.proiezione.net), condotta utilizzando gli stessi criteri che si utilizzano con le pietanze. In altre parole, così come si associa un vino ad un alimento, per concordanza, ad esempio un vino strutturato per un piatto importante, o per contrasto, come un vino frizzante per un piatto particolarmente grasso, allo stesso modo sarà possibile trovare il vino ideale per ogni pellicola.
“Sia i vini che i film sono corpi complessi, caratterizzati da una struttura più o meno importante che può essere stratificata al fine di conoscere, interpretare e, perché no, apprezzare in modo più intenso e consapevole il corpo stesso - spiega Marco La Fiura, ideatore della “cinenoteca” insieme a Niccolò Mattia Colombo - il gioco sta nel tentare di effettuare una scomposizione parallela delle due strutture (quella filmica e quella organolettica), che dovranno essere analizzate nei diversi strati che le compongono, così come farebbe un sommelier nell’assaggiare un vino o un critico nel visionare un film”. E anche gli enoappassionati hanno la possibilità di proporre la propria video-degustazione preferita.

La curiosità - Videodegustazione: “I Diari della Motocicletta e Sacra Familia” di Marco La Fiura e Niccolò Mattia Colombo
La pellicola
Pellicola paradigmatica del cinema di formazione, “I diari della motocicletta” del brasiliano Walter Salles, trae spunto dalle memorie impresse su carta da Ernesto Guevara e Alberto Granado durante un lunghissimo viaggio compiuto in giovane età attraverso tutto il continente sudamericano. Questo film di formazione traspone in immagini le tappe fondamentali di un percorso di vita e di un itinerario di iniziazione e maturazione che trascende, per incisività e intensità, la semplice avventura giovanile.
Il vino
“Nonostante sia il tema del viaggio a costituire la colonna portante del film, è il concetto di “maturazione” che vorrei considerare nella scelta di un vino da accompagnare alla visione. A “I diari della motocicletta” abbinerei un vino in grado di esaltare la poesia e l’umanità che accompagnano i due amici nel corso del loro lungo viaggio. Quella che doveva essere un’avventura giovanile si trasforma infatti nella maturazione interiore di Ernesto e Alberto, due uomini che, come la storia dimostrerà, saranno capaci di restituire dignità alla parola “utopia”.
La genuinità dei sentimenti, l’onestà intellettuale, la cura e il rispetto nei confronti del prossimo, sono elementi che nel corso del film si caricano di un’intensità sempre maggiore. In ambito enologico, potrebbero essere tradotti nella cura e nel rispetto nei confronti della pianta, riscontrabile, prima ancora che nella struttura organolettica del vino, nella tecnica di vinificazione.
Esiste una cantina, nella zona dell’Oltrepò Pavese, che sembra fare esattamente al caso nostro: si chiama Sacra Familia ed è la capostipite della viticoltura biotica, una filosofia produttiva che parte dalla coltivazione della pianta per concludersi con l’imbottigliamento del vino. Quello biotico è un approccio genuino, in quanto bandisce ogni sostanza estranea alle risorse proprie della pianta, che la rendono unica. Quindi niente concimi e sostanze di sintesi, tannini, enzimi, chiarifiche, barriques, trattamenti tecnologici ecc.. In questo senso le ambizioni di Sacra Familia si sposano perfettamente con la profonda coscienza etica e morale dei protagonisti del film. Genuinità e onestà sono elementi assaporabili ad ogni assaggio, e abbinati a certi passaggi del film raggiungono un alto livello poetico.
Così come Ernesto entra in simbiosi con i pazienti, creando un dialogo che spezza la barriera nei confronti di un essere umano camuffato nella veste di medico, allo stesso modo l’enologo e il vigneto diventano co-autori del lavoro di sintesi della pianta, che imprime al frutto tutta la memoria storica della sua creazione. Solo in questo modo il ruolo dell’uomo ha senso, assumendo un significato che va al di là della semplice “coltivazione”. In particolare, per “I diari della motocicletta sceglierei uno Scaccialupo, barbera in purezza ampio all’olfatto e morbido all’assaggio, il cui bouquet, floreale, minerale e speziato, richiama con sorprendente naturalezza la purezza dei paesaggi che fanno da sfondo al film”.

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