Continua a squillare chiaro e forte il canto del Gallo Nero del Chianti Classico, territorio in gran salute, che pensa al futuro forte dei sui oltre 300 anni di storia, e di scelte viticole ed enologiche lungimiranti, che stanno pagando, a livello di critica e, soprattutto, di mercato. Perchè se è vero che il 2018 appena chiuso ha registrato, in quantità, una piccola flessione delle vendite, dopo 8 anni ininterrotti di crescita, anche a causa della scarsità della vendemmia 2017 (-27% sulla media), i valori sono cresciuti in maniera sensibile, soprattutto grazie alle performance dei vini pi importanti della piramide qualitativa del Chianti Classico, la Riserva e la Gran Selezione, che insieme hanno messo insieme, nel 2018, il 37% della produzione, ed il 52% del fatturato (fonte Maxidata) del vino imbottigliato. E a garantire una remuneratività maggiore, addirittura del 35% in più sul 2017, alle aziende che non imbottigliano, spiega il Consorzio del Chianti Classico, è stato l’apprezzamento dello sfuso, che nel 2018 ha viaggiato su una media elevatissima, tra i 280 ed 310 euro ad ettolitro.
Una ricchezza importante e diffusa tra due province, Siena e Firenze, ed i comuni di Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti e Radda in Chianti per intero e, in parte, quelli di Barberino Tavarnelle, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi e San Casciano in Val di Pesa, per un territorio che si sviluppa su 70.000 ettari, di cui 10.000 vitati, e 7.500 rivendicati a Chianti Classico.
Numeri al centro della Chianti Classico Collection, evento firmato dal Consorzio guidato da Giovanni Manetti, anteprima delle annate 2018, 2017 e della Riserva 2016, oltre che dei nuovi prodotti certificati “Gran Selezione”, di scena l’11 ed il 12 febbraio alla Stazione Leopolda di Firenze, con quasi 200 cantine ed oltre 730 etichette in degustazione, che riempiranno i calici di oltre 250 giornalisti da 30 Paesi del mondo.
Segno, anche questo, di un interesse per il Chianti Classico che ormai è protagonista sulle tavole di tutto il pianeta. In Usa, soprattutto, che si confermano primo mercato assoluto, con gli americani che si bevono una bottiglia di Chianti Classico su tre (il 34% del totale, +1% sul 2017), mentre l’Italia si conferma secondo mercato, con il 23% delle vendite, mentre sale sul podio dei mercati del Gallo Nero il Canada, che ha assorbito l’11% delle vendite totali dei vini della denominazione (+3% sul 2017).
Il mercato tedesco slitta quindi al quarto posto (8%); a seguire, Paesi Scandinavi (5%), Regno Unito (5%) e poi Svizzera, Giappone, Benelux, Cina e Hong Kong, Russia e Francia, mentre inizia ad aprirsi anche l’Australia, che molti produttori considerano mercato con ottime potenzialità di sviluppo.
“Siamo molto soddisfatti dell’affermazione del Chianti Classico sui mercati internazionali - dichiara Giovanni Manetti, presidente del Consorzio - e, in particolare, del trend positivo degli Stati Uniti e del Canada e della tenuta di tutti gli altri mercati storici per i vini del Gallo Nero. Sono molto contento anche del risultato del mercato interno, che premia il lungo lavoro di rilancio della denominazione svolto negli anni e culminato con l’introduzione della Gran Selezione, la nuova tipologia di Chianti Classico sul mercato dal 2014. Ancora molto può e deve essere fatto ed è uno dei principali obiettivi del mio mandato di Presidente quello di “valorizzare ulteriormente” la denominazione contribuendo a consolidarne il valore e l’immagine nella sfera delle eccellenze enologiche mondiali”.
Dall’indagine sulle vendite del Gallo Nero effettuata dal Consorzio, il Chianti Classico vanta una penetrazione commerciale davvero capillare; pur rimanendo infatti spiccata la concentrazione delle vendite nei suoi mercati storici, i vini del Gallo Nero raggiungono anche mete davvero insolite, al di fuori dalle normali rotte commerciali e in tutti i continenti: i vini a denominazione sono infatti distribuiti in oltre 130 paesi in tutto il mondo.
“Da alcuni anni il Consorzio sta investendo sul potenziamento dei suoi mercati storici, anche con alcune attività innovative che ci permetteranno di avere una presenza sempre più costante e capillare nei vari paesi di riferimento” afferma il Presidente Giovanni Manetti. “Cercheremo, per quanto possibile, di non trascurare nessuno: ogni mercato è infatti importante per il Chianti Classico e il 2019, grazie anche ad una conoscenza più approfondita dell’andamento delle vendite e dei prezzi nei vari mercati, sarà anche un anno dedicato allo studio e all’individuazione delle migliori dinamiche da mettere in campo nel prossimo futuro, per poter consolidare e continuare a far crescere mercati strategici come, per esempio, la Germania, l’Inghilterra o il più lontano Giappone, e aprire nuovi sbocchi e conquistare nuove fasce di consumatori in mercati ancora emergenti, come, per esempio, in Cina”.
E tra i mercati storici, invece, su chi si investirà, c’è il Regno Unito, patria dell’unico nuovo “Chianti Classico Ambassador” del 2019, il decano della cultura enoica in Inghilterra, Steven Spurrier, una delle voci più autorevoli e storiche della critica vinicola mondiale, ideatore, nel 1976, della prima degustazione alla cieca tra Chardonnay e Cabernet Sauvignon di California e Francia, il celeberrimo “Judgement of Paris”, e oggi contributor di “Decanter”. Uno Spurrier che, già nel 2007, scriveva che, secondo lui, il Chianti Classico avrebbe sostituito niente meno che il Medòc nelle cantine di tanti appassionati del mondo, perchè territorio ancora “vineyard-driven”. Una prevsione che, a quanto pare, sembra più che azzeccata. E una passione, quella di Spurrier per il Chianti Classico, ancora più forte: “ho partecipato alle Anteprime del Chianti Classico per oltre 20 anni, ma sono un bevitore di Chianti Classico da oltre 50. Spesso mi viene chiesto di esprimere un parere su quale sia il mio vino preferito - ha detto Spurrier alla Chianti Classico Collection - e io rispondo a questa domanda che ci sono troppi vini ottimi per sceglierne uno preferito, ma che esiste un vino che sempre vorrei avere in cantina e questo è il Chianti Classico, e al giorno d’oggi, per la sua grande qualità, lo penso ancora di più”.
Spurrier che si aggiunge così agli altri Chianti Classico Ambassador già nominati (Massimo Castellani per l’Italia, Jeffrey Porter per gli Usa, Michael Godel e Michaela Morris per il Canada e Isao Miyajima per il Giappone), e che è solo uno dei tanti nomi top della critica enoica, mondiale ed italiana, sempre più incline a premiare la qualità del Chianti Classico.
Che, nel 2018, ha piazzato il Chianti Classico Riserva 2015 di Castello di Volpaia al n. 3 della “Top 100” di “Wine Specator”, la classifica del vino più attesa ed influente dell’anno (e che ha messo il classifica anche il Chianti Classico 2016 di San Felice e la Gran Selezione Vigna del Sorbo 2015 di Fontodi, record storico per la denominazione”, e che Monica Larner, responsabile per l’Italia della rivista più autorevole del vino mondiale, “The Wine Advocate”; ha elogiato così: “per me non esiste territorio italiano più grande del Chianti Classico. Nessun altro è capace di far incontrare bellezza eleganza, le diverse sottozone e terreni, il suo storico legame a vitigni autoctoni ed internazionali, il clima temperato e la luce dorata, e il suo nobile retaggio. Nessuna altro territorio ha il poenziale che vedo nel Chianti Classico. Il Barolo è il più grande vino italiano, ma per me il Chianti Classico è il più grande territorio d’Italia”.
Solo due esempi, tra i tanti possibili, che raccontano i frutti del lavoro dei produttori del Chianti Classico e del Consorzio, anime di un territorio che,, dopo una crisi importante, nell’ultima decade ha saputo mettere in campo una riscossa poderosa, che lo ha portato ad essere, oggi, nel novero dei territori più importanti del mondo.
E che, tra le curiosità, nella Chianti Classico Collection, in partnership con l’Ais - Associazione Italiana Sommelier, eleggerà il primo Master del Chianti Classico, un esperto di comunicazione capace di raccontare l’essenza del Chianti Classico che, tra prove teoriche e di degustazione, sarà eletto tra 15 concorrenti in arrivo da tutta Italia.
Focus - Le vendemmie del Chianti Classico protagoniste alla Chianti Classico Collection nelle valutazioni del Consorzio
2018
Produzione totale: 270.000 ettolitri (da confermare).
Andamento Stagionale: L’annata 2018 nel territorio del Chianti Classico ha avuto un andamento climatico discontinuo con mutevoli situazioni meteorologiche che si sono alternate durante tutto il periodo che interessa il ciclo vegetativo del vigneto.
Al contrario dell’annata precedente, durante la quale per tutta la primavera e l’estate abbiamo avuto un lunghissimo periodo di siccità e temperature molto elevate, nel 2018 la caratteristica principale è stata proprio la mancanza di continuità della stagione asciutta e soleggiata.
Dopo un inverno tutto sommato abbastanza freddo, specialmente nell’ultimo periodo, durante il quale si sono registrate delle nevicate e delle giornate con temperature molto rigide, anche di alcuni gradi sotto lo zero, si è registrata una primavera all’insegna della variabilità.
E’ stato un continuo susseguirsi di giornate soleggiate alternate a periodi più o meno brevi di piogge, frequentemente anche intense. Tale situazione si è protratta per tutta la primavera e per buona parte dell’estate.
L’elevato e costante tasso di umidità unito al fatto che in certi periodi le piogge si sono manifestate quotidianamente hanno creato molto lavoro nella gestione fitosanitaria del vigneto.
Anche durante i mesi estivi la situazione non si è troppo regolarizzata perché fino ai primi giorni di settembre si sono verificati alcuni temporali che hanno provocato un innalzamento del tasso di umidità mantenendo le temperature su valori abbastanza freschi rispetto alle medie stagionali del nostro territorio, con un conseguente allungamento del processo di maturazione delle uve.
Per gli agronomi non è stato semplice mantenere in equilibrio le piante che hanno continuato a vegetare fino ad agosto inoltrato.
Fortunatamente la situazione si è regolarizzata nel mese di settembre: con una vera e propria inversione di tendenza, si sono susseguite giornate soleggiate, calde, ma con una buona escursione termica fra giorno e notte, che ha consentito il completamento del processo di maturazione delle uve e un tranquillo svolgimento delle operazioni di raccolta.
La vendemmia delle uve di Sangiovese è iniziata, a seconda delle diverse zone, verso il 20 di settembre e si è conclusa nella seconda decade di ottobre.
I risultati quantitativi sono stati superiori al 2017 ma ancora di poco inferiori rispetto alla media delle ultime annate. I motivi sono da ricondursi soprattutto allo stress che ancora molti vigneti hanno manifestato in conseguenza della carenza idrica e delle gelate primaverili dell’anno precedente.
Dal punto di vista qualitativo l’annata per coloro che sono riusciti a vendemmiare abbastanza tardi è stata senza dubbio molto buona. I vini che ormai quasi ovunque hanno completato la fermentazione malolattica risultano molto interessanti. Nella maggior parte dei casi sono prodotti equilibrati, con una buona forza acida abbinata a tannini molto dolci e ben maturi, di ottima struttura ed altrettanta sapidità.
I vini atti a divenire Chianti Classico 2018 sono in generale prodotti con una giusta concentrazione, con un buon profilo aromatico, freschi, molto piacevoli che sicuramente saranno molto apprezzati in diverse fette di mercato. Una buona parte della produzione 2018 presenta caratteristiche chimiche ed organolettiche idonee anche per un periodo di medio-lungo invecchiamento.
2017
Produzione totale: 206.000 ettolitri.
Andamento stagionale: Il 2017 ha messo a dura prova i nostri viticoltori. È stato infatti uno degli anni più siccitosi degli ultimi decenni. I primi mesi dell’anno sono stati variabili, con qualche pioggia solo nell’ultima parte di febbraio e marzo. Poi qualche gelata tardiva, ma dal mese di maggio in poi le precipitazioni sono state davvero scarse. Solo sporadici temporali si sono verificati in alcune zone del territorio chiantigiano nel periodo tardo-primaverile. A questa scarsa consistenza di pioggia si è aggiunta la costanza di temperature sempre al di sopra della media stagionale che in alcuni periodi, specialmente nei mesi di luglio e di agosto, hanno raggiunto picchi molto elevati.
Solo nei primi giorni di settembre si sono verificate alcune piogge, non molto abbondanti, ma sufficienti ad interrompere quel calore che oramai da tempo stava mettendo a dura prova i vigneti e le uve, piogge tardive ma comunque utili per far sì che il processo di maturazione delle uve potesse completarsi nel migliore dei modi.
Per fronteggiare questa anomala situazione meteorologica mai come in questo anno è stato fondamentale porre grandissima attenzione alla conduzione del vigneto. Grazie a questa cura, precisione e assiduità nelle lavorazioni, operata dai nostri viticoltori, siamo riusciti a portare in cantina uve sane e di ottima qualità.
Le quantità di uva prodotta nel territorio del Gallo Nero ha risentito - come è successo in tutto il resto del Paese - di questo anomalo andamento stagionale e dell’eccessiva calura. La produzione di Chianti Classico 2017 è di 206.000 hl (riduzione di circa 27% rispetto all’anno precedente), il quantitativo più basso degli ultimi 40 anni.
A fronte di una riduzione importante della qualità prodotta, a livello qualitativo i vini del 2017 rivelano, dai primi assaggi, piacevoli sorprese. Già dal colore danno ottime sensazioni, perché in generale, ci troviamo di fronte ad intensità e tonalità molto interessanti, vivaci e profonde. Note particolarmente gradevoli si ritrovano anche nel profilo aromatico che risulta, al momento, molto intenso, vario con importanti note fruttate.
Al gusto i tannini sono generalmente ben maturi e morbidi. Complessivamente quindi un’annata molto piacevole che, nonostante gli scetticismi iniziali, ha prodotto vini di qualità che fanno ben sperare anche per una loro futura evoluzione.
2016
Produzione totale: 281.000 ettolitri.
Andamento stagionale: il profilo dell’annata 2016 è stato regolare, senza registrare problemi sanitari in vigna. L’unico evento che ha destato l’attenzione dei vignaioli sono state le scarse precipitazioni sul finire del mese di luglio al momento dell’invaiatura, ma lo stress idrico è stato superato grazie alle piogge di fine agosto e di inizio settembre. L’equilibrio è stato sostenuto anche grazie alla costanza del caldo, senza picchi eccessivi dell’ultimo mese, che ha aiutato la maturazione delle uve, senza fenomeni di sovra-maturazione o cottura del frutto. L’estate è stata ottima nell’insieme, caratterizzata da poca piovosità e da temperature elevate nei mesi di luglio e agosto, ma soprattutto da un’accentuata escursione termica notturna, tale da far prevedere vini con profili aromatici elevati e con un’ottima acidità. Un’annata che, più di altre, esalterà le caratteristiche del Sangiovese: dai valori in estratto, antociani, polifenoli e profumi varietali di grande unicità e concentrazione.
2015
Produzione totale: 300.000 ettolitri
Andamento stagionale: l’annata 2015 nel Chianti Classico può considerarsi eccellente per il risultato ottenuto nella qualità ineccepibile delle uve, grazie all’andamento climatico regolare. L’inverno è stato mitigato con alternanza di qualche giornata fredda, con temperature sotto lo zero. Primavera molto mite con temperature medio-alte favorevoli ad un germogliamento vegetativo regolare. L’estate è stata ottima nell’insieme, con poca piovosità e con temperature elevate nei mesi di luglio e agosto, ma compensate da una buona escursione termica notturna.
Tutte le fasi fenologiche (gemmazione, fioritura, allegagione e invaiatura) sono state perfette. L’annata è da considerarsi quindi di altissimo livello qualitativo. Un’annata che, più di altre, ha esaltato le caratteristiche del Sangiovese: dai valori in estratto, antociani, polifenoli e profumi varietali di unicità e concentrazione.
2014
Produzione totale: 293.000 ettolitri.
Andamento stagionale: il 2014 stato un anno caratterizzato da forti escursioni termiche e da una piovosità abbondante con piogge brevi ma copiose, alternate a giornate ventilate e temperature sotto la media. Tutto questo ha messo a dura prova i viticoltori, ma chi ha preso la decisione di diradare in più fasi ed ha posto molta attenzione ai propri vigneti nei periodi di sviluppo vegetativo è riuscito a ottenere prodotti di ottima qualità.
Il lavoro dei tecnici e dei vignaioli portato avanti nei mesi precedenti la vendemmia ha determinato un sicuro successo nel raggiungimento di standard qualitativi di un 2014 figlio di un’annata molto particolare. Molte aziende hanno dovuto investire in mano d’opera e ore di lavoro per controllare le problematiche derivanti dall’eccessiva umidità, intervenendo con diradamenti e asciugando e disinfettando le aree più a rischio (vigneti a bassa quota). In effetti, alla fine dell’estate, per i viticoltori dell’Italia centro-settentrionale, si prospettava una delle vendemmie più problematiche della storia. Nessuna eccezione per il Chianti Classico, dove le condizioni climatiche hanno favorito in alcune zone anche l’attacco di parassiti. I primi campioni di uve del territorio, raccolti a fine agosto, si presentavano ancora non del tutto invaiati e con un’elevata acidità. Tuttavia, le favorevoli condizioni climatiche del mese di settembre e della prima metà di ottobre, con giornate estive e notti fresche, hanno consentito alla pianta una maturazione graduale ma completa che ha permesso, a metà ottobre, di vendemmiare uve (in particolare il Sangiovese) in grado di produrre vini eleganti ed equilibrati, con una spiccata componente aromatica ed acida, perfetta per il loro successivo invecchiamento.
I vini del 2014 hanno un carattere non convenzionale, con un colore molto intenso grazie alla buona estraibilità degli antociani ma con l’impronta tangibile del Sangiovese, che conferisce struttura e armonia al vino per l’elevato corredo in polifenoli. Nonostante le difficoltà incontrate nelle varie fasi pre-vendemmiali, la produzione di Chianti Classico 2014 è risultata buona anche a livello quantitativo, sopra le medie degli ultimi anni.
2013
Produzione totale: 258.000 ettolitri.
Andamento stagionale: da un punto di vista strettamente meteorologico il 2013 ha registrato nel primo semestre un’elevata piovosità con una tendenza a temperature che spesso si sono stabilizzate sotto le medie dei periodi di riferimento: a un inverno vero, che quest’anno ha riportato spesso in Chianti temperature vicine allo 0, ha fatto seguito una primavera che ha tardato a invertire una tendenza prettamente invernale causando una fioritura tardiva.
Il caldo arrivato veramente intorno alla metà di luglio ha accelerato i processi di maturazione delle uve, che ha proseguito con regolarità durante un’estate dalle temperature tipiche della stagione e da un settembre perfetto che ha accentuato le escursioni termiche già registrate in estate e ha permesso una maturazione delle uve decisamente equilibrata.
Il lavoro dei tecnici e dei vignaioli portato avanti nei mesi precedenti la vendemmia ha determinato un sicuro successo nel raggiungimento di standard qualitativi. Se i primi campionamenti delle uve Sangiovese, vera anima del Chianti Classico, avevano già evidenziato un buon livello di zuccheri con la giusta acidità, a giochi fatti possiamo costatare che nelle zone del Gallo Nero ci siamo trovati con una qualità delle uve al di sopra della media, con livelli di maturità dei polifenoli ottimale ed in perfetto equilibrio con la struttura acida delle uve. Questi parametri, insieme alla concentrazione zuccherina dei mosti non eccessivamente elevata, come spesso accade nelle annate molto calde e siccitose, hanno permesso di condurre i processi di vinificazione esaltando le potenzialità delle uve. Le fermentazioni alcoliche prima e malolattiche dopo, hanno mostrato avvii repentini e decorsi regolari senza problematiche particolari, a dimostrazione della sanità delle uve e dell’ottimale bilanciamento dei suoi principali componenti nobili.
I Chianti Classico 2013 risultano molto equilibrati, fra profumi e sapori e soprattutto i sapori sono molto ben dosati: sono equilibrati i polifenoli, l’estratto, i tannini, la glicerina, in modo da armonizzarsi senza che nessun elemento prevalga sull’altro, grazie anche alle non eccessive gradazioni alcoliche che si sono sviluppate in seguito all’andamento climatico della stagione.
2012
Produzione totale: 233.000 ettolitri.
Andamento Stagionale: il 2012 sarà ricordato nel territorio del Gallo Nero per la grande paura di fine estate, quando dopo mesi di siccità si temeva un’annata davvero difficile. Fortunatamente già a fine agosto, dopo una stagione povera di acqua e una delle estati più calde degli ultimi anni in Chianti è tornata la pioggia che ha fornito l’apporto idrico necessario a garantire anche per questa strana stagione una buona annata di Chianti Classico. Certo, l’andamento climatico registrato fino alla fine di agosto ha inciso sulla quantità di uva che è stata portata in cantina. La produzione 2012 si attesta intorno ai 235.000 hl registrando un calo quantitativo di c.a. il 16% rispetto allo scorso anno, ma per quanto riguarda la qualità dell’annata l’ottimismo cresce con il passare dei mesi.
Se infatti l’inizio dell’anno ha presentato un andamento stagionale nella norma, con freddo e neve nei mesi di gennaio e febbraio e una primavera mite e piovosa soprattutto ad aprile, dopo le piogge di inizio maggio l’acqua è sparita non solo dal territorio del Gallo Nero ma da gran parte d’Italia, mentre contestualmente salivano le temperature. Luglio e agosto in questo senso sono stati teatro di diversi fenomeni che al di là di nomi più o meno epici, hanno portato temperature bollenti. Questi fenomeni, associati a scarse riserve idriche dei terreni, hanno in parte rallentato i processi di maturazione delle uve senza però mai arrivare a un arresto vero e proprio. Le piogge di inizio settembre hanno fortunatamente permesso il riavvio dei fenomeni fisiologici all’interno dell’acino, e unitamente alla generale diminuzione delle temperature medie e a alla maggiore escursione termica notturna, che comunque in Chianti si è manifestata anche nei mesi più caldi, hanno garantito un recupero di una situazione che sembrava in un primo tempo molto difficile, soprattutto per le varietà più tardive come il Sangiovese.
Una vendemmia all’insegna del Sangiovese. Sarà proprio il vitigno principe del Chianti Classico a caratterizzare questo nuovo millesimo: il Sangiovese infatti grazie alla sua maggiore adattabilità a condizioni termiche più difficili ha retto molto bene gli scompensi climatici di questa stagione.
I benefici effetti del mese di settembre hanno garantito un ottimo decorso del processo di maturazione delle uve che sono state colte nei tempi ormai tradizionali del territorio del Chianti Classico, tra fine settembre e inizio ottobre. Dal punto di vista sanitario le uve sono arrivate in cantina in condizioni perfette proprio grazie alle alte temperature e alla carenza di umidità che hanno impedito l’insorgere delle tradizionali malattie della vite (peronospora, oidio, ecc.). Questo ha favorito un corretto e repentino decorso della fase fermentativa, che ha dato vita a un contenuto medio di alcool non esagerato (intorno ai 14 gradi nelle punte massime). I Chianti Classico 2012 sono quindi vini equilibratissimi, con un ottimo bilanciamento tra alcol, acidità e polifenoli che garantiscono prodotti morbidi, con un grande frutto e una buona ma non eccessiva componente alcolica.
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