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ANTEPRIME DI TOSCANA

Chianti Classico, gli assaggi della Riserva e della Gran Selezione 2018 e 2019

Da “Chianti Classico Collection 2022”, il vertice qualitativo del Gallo Nero racconta nel bicchiere la complessità e la coerenza della denominazione

Riserva e Gran Selezione - da quasi dieci anni sulla “breccia” - 2019 e 2018 sono i co-protagonisti, della “Chianti Classico Collection 2022”, completando il quadro apicale dell’offerta produttiva del Gallo Nero, che, insieme, rappresentano il 43% della produzione e il 55% del fatturato (fonte: Maxidata) di una denominazione che, nel 2021, ha mosso un giro d’affari di 800 milioni di euro, con un valore della produzione di oltre 500 milioni di euro, segnando una crescita del +21% nelle vendite sul 2020 e del +11% sul 2019. Un trend di crescita che continua anche nel 2022 che, a fine febbraio, fa registrare già un +7% sul primo bimestre 2021 (qui tutti i dati del Chianti Classico). Aspettando, ovviamente, che arrivino in etichetta le 11 “Uga” - Unità Geografiche Aggiuntive (San Casciano, Montefioralle, Panzano, San Donato in Poggio, Castellina, Vagliagli, Greve, Lamole, Radda, Gaiole e Castelnuovo Berardenga), a partire, inizialmente, proprio dalla Gran Selezione, un inizio di zonazione, di qualificazione dei vigneti e delle qualità del Sangiovese nelle varie zone del Chianti Classico, chiamate a raccontare ancora meglio le unicità e le specificità dei 7.200 ettari vitati di un territorio per sua natura complesso (qui le parole dei produttori sull’introduzione delle Uga in etichetta).
Un’annata molto promettente, come già ampiamente emerso, dall’andamento stagionale tendenzialmente regolare, la 2019, che ha messo in condizioni i produttori di offrire sia tra le Riserva che tra le Gran Selezione vini, da un lato, capaci di interpretare le caratteristiche favorevoli del millesimo e, dall’altro, una omogeneità sempre più leggibile dal punto di vista della coerenza complessiva della denominazione, con letture molto spesso dal tocco territoriale deciso e dai contributi in personalità accentuati. Ne sono uscite etichette, specialmente nello scenario disegnato dalle Riserva, ben a fuoco e in linea con una tendenza del Gallo Nero, sia qualitativa che stilistica, decisamente in crescita e già con alcuni punti “di non ritorno”. Anche l’annata 2018, soprattutto nei casi delle aziende che l’hanno presentata con un anno di ritardo, è riuscita ad uscire con una certa autorevolezza, benché si tratti di un millesimo non esente da alcune criticità sia nel suo svolgimento fino alla vendemmia, sia nel risultato finale in bottiglia.
Detto questo - che vale solo in generale, come è ovvio, perché in un territorio vasto come quello che comprende il Chianti Classico, le situazioni pedo-climatiche sono assai variegate - ha colpito per impatto caratteriale il Chianti Classico Riserva 2019 di Buondonno, dagli aromi di frutti rossi, con accenti terrosi e affumicati ad accompagnare uno sviluppo gustativo tonico e pieno. Interessante il Chianti Classico Capraia Riserva 2019 di Rocca di Castagnoli, arioso nei profumi e generoso nel sorso di vibrante continuità. Al limite della perfezione stilistica il Chianti Classico Montebuoni Riserva 2019 del Castello di Ama, dai profumi cesellati e dalla bocca fine e raffinata. Timbrica più mediterranea nel Chianti Classico Riserva 2019 del Castello di Volpaia, dai profumi scuri e concentrati e dal gusto succoso e lungo. Bella interpretazione dal profilo sobriamente moderno nel Chianti Classico Novecento Riserva 2019 di Dievole, che trova il suo punto di forza in una articolazione gustativa raffinata e tendenzialmente agile.
Ancora un vino memorabile il Chianti Classico Vigna Barbischio Riserva 2019 di Maurizio Alongi che fissa tutto un territorio, quello di Gaiole, con profumi netti e delicati e una bocca dal sapore continuo e compatta nei suoi toni chiaroscurali. Bella la versione del Chianti Classico Il Campitello Riserva 2019 di Monteraponi dagli aromi definiti e dal gusto sapido e ampio. Delizioso nella sua articolazione aromatica dai rimandi di melograno il Chianti Classico Riserva 2019 di Riecine, in una versione anch’essa memorabile. Ben eseguito il Chianti Classico Camponi Riserva 2018 di Cinciano e altrettanto inappuntabile il Chianti Classico Lareale Riserva 2018 di Lamole di Lamole, particolarmente vivace. Solido e austero il Chianti Classico Borro del Diavolo Riserva 2018 di Ormanni.
Sul versante della Gran Selezione, possiede impatto piacevole su stile d’impatto moderno il Chianti Classico Badia a Passignano 2019 di Antinori, insieme al Chianti Classico Gran Selezione Castello di Fonterutoli 2019 di Fonterutoli, a cui si aggiunge un tratto sapido e affumicato. Ben fatto il Chianti Classico Gran Selezione La Corte 2019 del Castello di Querceto, dal tannino fitto e sempre in primo piano. Concentrato e ampio il Chianti Classico Gran Selezione Vigna del Sorbo 2019 di Fontodi, a rimandare alla sua generosa sottozona di produzione, la “Conca d’oro” di Panzano. Tratti piacevolmente dolci e fragranti nel gusto del Chianti Classico Gran Selezione Tenuta di Fizzano 2019 di Rocca delle Macìe, dai profumi tendenzialmente intensi. Centratissimo il Chianti Classico Gran Selezione 2019 de I Fabbri, a declinare il proprio stile aziendale e l’areale di provenienza, la sottozona di Lamole, con garbo e con un’esecuzione articolata quanto avvincente. Affronta con grande autorevolezza un millesimo dalle mille criticità, il 2017, il Chianti Classico Gran Selezione Vigna il Poggio del Castello di Monsanto, proponendo bagaglio aromatico definito e gusto sapido e continuo.

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