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VISIONI DI FUTURO

Tra legame con il territorio e comunicazione: le “Unità Geografiche Aggiuntive” del Chianti Classico

Parlano Dievole, Barone Ricasoli, Rocca delle Macìe, Carpineto, Lamole di Lamole. Folonari. Piero Antinori: “un paradiso terrestre della viticoltura”

“È un passo estremamente importante: di suddividere il territorio del Chianti Classico in aree geografiche omogenee più ristrette se ne parla dalla fine degli Anni Ottanta del Novecento, il dibattito è stato lunghissimo, e finalmente abbiamo varato questo progetto che sta riscontrando grande accoglienza negli operatori di settore e nei media & opinion leader, ma anche nel territorio. Era una cosa molto attesa, votata da oltre il 90% dell’assemblea dei viticoltori. L’attesa è molto positiva, si va a rafforzare il rapporto vino-territorio e si va a soddisfare il desiderio del consumatore più attento, che è quello che va alle degustazioni, visita le cantine ed aziende, legge i media del vino, che vuole conoscere sempre più in profondità il rapporto alla sua zona di origine. Ci sono sempre più persone che chiedono di parlare del territorio, dei terreni, dell’altitudine dei vigneti, dell’esposizione, e sempre meno persone che, per esempio, sono interessate a quanto legno fa il vino. La curiosità è sempre più sul territorio da cui nasce quel vino”. Ecco come il presidente del Consorzio del Chianti Classico, Giovanni Manetti, a WineNews, spiega il senso delle 11 Unità Geografiche Aggiuntive (Uga) che arriveranno in etichetta dei vini del Gallo Nero, a partire, inizialmente, solo dalla Gran Selezione, vertice qualitativo della piramide del Chianti Classico.
E così San Casciano, Montefioralle, Panzano, San Donato in Poggio, Castellina, Vagliagli, Greve, Lamole, Radda, Gaiole e Castelnuovo Berardenga, sono le nuove menzioni che, individuate secondo il criterio principale dell’omogeneità dei suoli e del microclima, ma anche della giacitura dei vigneti, per esempio, oltre che secondo “fattori umani” come la storia culturale, le tradizioni locali e lo spirito di comunità, racconteranno ancora di più il legame tra il vino ed un territorio “che a noi sta particolarmente a cuore, e che riteniamo un paradiso terrestre per il vino”, ha detto a WineNews il marchese Piero Antinori, uno dei grandi signori del vino italiano e alla guida di una delle cantine più importanti d’Italia e del territorio, come la Marchesi Antinori.

Da parte dei produttori, c’è grande attesa sul fatto che le Unità Geografiche Aggiuntive (Uga) possano rappresentare un ulteriore passo in avanti nella comunicazione della qualità del vino e del territorio. “Come Dievole facciamo parte di una piccola Uga, come numero di produttori, ma di dimensioni molto importanti, che comprende la metà del Comune di Castelnuovo Berardenga che dà verso Castellina in Chianti - commenta Stefano Capurso, managing director di Dievole, tenuta storia e cantina del petroliere argentino Alejando Bulgheroni - e devo dire che c’è grande interesse sulle Uga. E, soprattutto il poter menzionare, anche se in una prima fase limitatamente alle Gran Selezioni, il luogo di appartenenza, di origine del vino, dà dei risvolti positivi anche per tutto quello che può essere il flusso turistico. Le Menzioni danno grande identità ai vini, e avranno un impatto positivo sulla conoscenza del territorio, soprattutto all’estero, e di zone come Vagliagli, per esempio, che sono meno conosciute”. “Con le Uga avviene quello che auspicavamo da anni - aggiunge Massimiliano Biagi, direttore tecnico e agronomo della storica Barone Ricasoli, in quel Castello di Brolio in cui Bettino Ricasoli mise a punto la prima “ricetta” del Chianti che poi si farà Classico - perchè si inizia a parlare di zone, di territori, di zonazione, in qualche modo. La Ricasoli, comunque, ha lavorato a questo già dagli anni 2000, identificando suoli e vigneti con caratteristiche qualitative, pedologiche e pedoclimatiche particolari, i nostri “cru” vengono da singole vigne di Sangiovese su suoli diversi, altitudini diverse, esposizioni diverse che ci permettono di esprimere la peculiarità del Sangiovese. Benvengano le Uga, dunque, perchè sono un inizio di zonazione, di qualificazione dei vigneti e delle qualità del Sangiovese nelle varie zone del Chianti Classico che è un territorio di 70.000 ettari di cui 7.200 di vigneto”. “La Gran Selezione è la punta qualitativa, l’eccellenza del Chianti Classico, e con l’aggiunta delle Uga gli diamo ancora più importanza - aggiunge Sergio Zingarelli, alla guida di Rocca delle Macìè, cantina tra le più celebri del Chianti Classico - e soprattutto comunichiamo meglio il territorio del Chianti Classico, che è vasto. Non è questione di dire che una Uga è meglio dell’altra, ma di mettere a disposizione un o strumento che potrà far parlare di più del territorio”. Le Unità Geografiche Aggiuntive (Uga) sono un cosa in più per il consumatore - aggiunge Antonio Michael Zaccheo, patron di Carpineto, aziende articolata che, in Chianti Classico, mette insieme oltre 70 ettari di vigneto tra Dudda e Greve in Chianti - che così può capire meglio da dove arriva un vino. La Gran Selezione è già un cru, ma le Uga sono un ottimo, nuovo capitolo, che si sta aprendo nel Chianti Classico, ma anche in altre denominazioni toscane come quella del Vino Nobile di Montepulciano (con le Pievi, ndr). “Credo che il percorso delle Unità Geografiche Aggiuntive (Uga) sia una cosa dovuta - ha aggiunto Stefano Marzotto del gruppo Santa Margherita che, in Chianti Classico, possiede uno dei gioielli storici come Lamole di Lamole - perché bisogna far capire quali sono le eccellenze. Le Uga servono in teoria a creare più ordine, anche per far capire quale è l’azienda che produce dal campo fino alla Gran Selezione, e anche a far conoscere di più le zone come, Lamole, Panzano, Radda, Gaiole e così via. Speriamo solo - ha aggiunto Marzotto - che non creino ulteriore confusione: abbiamo già Chianti e Chianti Classico, la Riserva, la Gran Selezione, ora arrivano anche le Uga. Bisognerà vedere come il mercato accetterà queste cose, e spiegare che questo è un voler comunicare con più precisione e attenzione la qualità ed i terroir del Chianti Classico”.
Positivo sul progetto Uga, ma anche critico, ancora, Giovanni Folonari, alla guida della Ambrogio e Giovanni Folonari, che in Chianti Classico possiede la bellissima tenuta di Nozzole, a Greve in Chianti: “è un progetto importante, una mossa che aiuterà il territorio come ha fatto la Gran Selezione, anche per dare un’idea più chiara, soprattutto rievocando le zone più famose a chi le ha visitate, che è una cosa fondamentale, e serve a dare identità al Chianti Classico, che ancora in parte la sta cercando. Però, secondo me, 11 Uga sono troppe, dovevano essere meno, si rischia di fare confusione, e alcune hanno nomi sconosciuti e spesso difficili anche solo da pronunciare per gli stranieri. Dovevano essere Greve, Radda, Gaiole, Castelnuovo Berardenga, San Casciano. Sarei partito con queste, e poi magari le altre le avrei aggiunte in un secondo momento. Ma il giudizio sull’operazione, nel complesso, è molto positivo”.

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